alle tue bugie che solcano l'aria, alla tua
voce sommersa, non credo ai cuscini che
masticano il tuo volto per sputarlo senza
pietà nella vertigine del bianco. Tu esisti.
E fai di me il tuo servitore. Indugio un poco
fra i resti di noi, bucce, frattaglie, fango
sul comodino. La nostra saliva nel vuoto.
E ti tocco, toccandomi. E ti sento fra le
crepe, in questa giornata rotta come un
balocco d'infanzia, sento la nostra musica,
ascolto il sole del ricordo, e mi brucio.
Tu insisti. Nelle mie vene, come un faro
illumini i nostri naufragi di freschezza.
Nessuna assenza, solo la sua cerimonia.
Il rito dell'evanescenza sul cristallo del
bicchiere, la tua bocca sulla mia bocca,
tragedia soffiata, soffiata via da noi e
dall'universo, e quella pesca sul tavolo,
in attesa di un morso: il nostro. Ora.
6 commenti:
versi scheggiati d'infinito..
Co' 'na pallonata.
Parole così, secondo me, le pensa e le scrive uno che fa l'amante di una che c'ha marito o un tizio ufficiale. E lui c'è se e quando capita. E sta cosa fa male.
Se mi sbaglio mi corigerete...
Comunque bravo.
Porta pazienza Ethele
D'Annunzio, qui, non sa fa la lavatrice.
È n po' zozzone, vorrebbe fa, ma senza dasse manco na sciacquata.
Ha rotto cojoni e bidè.
Ce faceva a cavalluccio da piccolo, lo chiudono in cucina e dà foco alle presine.
Continua a toccasse co la radio accesa.
Non smozzica' tutta la frutta che tra poco se cena.
So le 7.
Questa l'ho capita Riccà!
Incredibile!
Almeno credo.
Aspetta che la rileggo.
Si si ci sono.
Diciamo.
Tremo.
Mi ritrovo a masticare le tende dal nervoso.
La cocaina, perché non ho mai iniziato? Potevo farcela.
E ci si mette pure Attimi con versi scheggiati d'infinito!?!
Soffro dell'invidia del bene, mi avrete sulla incoscienza.
Ha ritrovato la carica giusta Ricky, sara stata la pioggia?
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