giovedì 16 maggio 2019

CON UN AMICO

Mentre camminavo oggi al parco insieme a un amico
ho sentito tutta la forza della natura, la forza di ogni
singolo filo d'erba, la forza della corteccia e delle radici.
E sopra di noi l'immensità di un cielo azzurro e vicino.
"Sto per fare una cazzata Ricky". Non farla, caro amico.
Non abboccare, ti stanno lanciando un salvagente ma
in un mare di merda. "Non so più dove sbattere la testa".
La natura ha un solo pensiero: essere. Dobbiamo ritrovare
la sua purezza dentro di noi. Quando tutto sembra
sgretolarsi sotto ai nostri piedi, quando tutto sembra
un pantano, dobbiamo alzare gli occhi al cielo e imitarlo
nella sua vertiginosa indifferenza ai nostri problemi,
alla nostra angoscia. Diventare il cielo di noi stessi.
"Non ci sono più soldi, ho toccato il fondo, la mattina
faccio fatica ad alzarmi dal letto, non credo più in me
stesso". E mi abbracciava, si sosteneva quasi a questo
poeta derelitto che è riuscito solo a dire: ti stanno
lanciando un salvagente ma in un mare di merda.
Un'immagine. Gli ho donato un'immagine, da buon
regista. Un'immagine che lo ha fatto riflettere. Non
ho saputo fare altro, chissà se servirà a qualcosa...



8 commenti:

Anonimo ha detto...

Penso di capire che il tuo amico è quello del garage.

Hai fatto del tuo meglio. Devi iniziare a capire che c'è gente che va lasciata andare. Ora io non so chi sia questo tuo amico e se la sua storia abbia delle peculiarità per cui tu, con le tue scarsissime risorse, ti debba impegnare oltre il limite consentito per aiutarlo.
Quello che ti vorrei insegnare è che amare una persone è possibile solo se si è forti abbastanza per farlo. Perché amare, molto più che essere indifferenti, è uno sforzo enorme.

riccardofarina69 ha detto...

Non è quello del garage.

Anonimo ha detto...

Avevo un amico. Dopo un po' che lo vedevo male l'ho invitato a pranzo per capirne un po' di più. Insomma dopo un po' mi confessa che ha un cancro, al pancreas.
Io so cos'è un cancro al pancreas. E nell'istante esatto che mi dice questa cosa decido che il mio amico è già morto.
Lui mi dice che si sta curando, che tra 6 mesi si sposa, che la casa che la sua fidanzata... e io lo guardo è lui per me non c'è già più. Non lo ascolto più, non lo vedo manco più, è diventato trasparente. Eravamo in un ristorante poco distante da quello in cui ho portato te.
E' morto dopo un 8 mesi, non mi ricordo.

Ho ripensato poco a questa cosa. E alla fine penso sia stato meglio così. C'è un limite al dolore che possiamo sopportare. e spesso questo limite è solo spostato un poco più in là dalle giuistificazioni e razzionalizzazioni che troviamo nella nostra intelligenza, che in realtà è solo istinto di sopravvivenza.

Ci sono cose che non possiamo cambiare. Vanno così e basta. Arrivare a 50 anni non vuol dire che si diventa saggi: si è solo meno sensibili, ci si dovrebbe aver fatto il callo e il naso a perso gran parte della sua sensibilità.

"I morti sanno solo una cosa: che è meglio essere vivi."

Anonimo ha detto...

Le cose vanno come devo andare.
Pensare di poterle modificare di correggere un errore di cambiare un corso è la cosa più stupida che un essere umano minimante raziocinante possa fare. Ti puoi sbattere come un ossesso e lavorare 20 ore al giorno, ma non serve a un cazzo se il destino ha deciso che quel tal giorno tu lo devi prendere nel culo. Così è, e così sarà.
Alcuni di noi vivono l'illusione di poter cambiare le cose, semplicemnete perché le cose hanno previsto di andare nella stessa casuale direzione del tizio. Sono rarissimi quelli che hanno dentro qualcosa di diverso o più potente o più equilibrato, non lo so, tale per cui la loro determinazione cambia il corso delle circostanze. Pochissimi. la Natura con loro ha deciso di essere generosa, oppure, terribilmente maligna. Chi può dirlo.

Avrei potuto tenere la mano del mio amico morente e vederlo andarsene? Sì. Perché non l'ho fatto? Non lo so.
Non ho avuto paura... Mi sono sentito stanco.
Ero stanchissimo. Non me ne ero accorto, ma non ce la facevo più. Ero arrivato al confine di me stesso e non me ero accorto.
E così il mio corpo ha deciso per il mio cervello, e mi ha messo giù.
Chissà cosa ha pensato di me il mio amico. Oggi, ora, so che non ha poi questa importanza saperlo. Mi domando: e se capitasse a me di ammalarmi e parlare con qualcuno della mia malattia? L'unica cosa che posso fare e sperare di avere la forza di levarmi dai coglioni senza far passare a nessuno quello che ho passato io.

marti64 ha detto...

Hai fatto un bel gesto Ricky, basta un piccolo supporto, un pò di calore
umano, per avere una visione differente del mondo e di tutto ciò che ti sta
cadendo addosso

Davide ha detto...


E se quell"amico fosse Ricky?

Anonimo ha detto...

Sei mai stato al Grand Canyon? È bellissimo, ma non è questo il punto. Puoi sederti ai margini di quella grande cosa e di quelle rocce ... le rocce sono così vecchie ... ci è voluto tanto tempo perché quella cosa diventasse così ... e non è nemmeno finita! Succede proprio lì mentre lo guardi. Sta succedendo proprio ora mentre siamo seduti qui in questa brutta città. Quando ti siedi ai margini di quella cosa, ti rendi conto di che barzelletta noi siamo veramente ... che grandi teste pensiamo di essre, e che quello che facciamo importi veramente tanto ... pensando che il nostro tempo trascorso qui significhi qualcosa. Solo una frazione di secondo siamo stati qui, tutti quanti. È un tempo così piccolo da non avere persino un nome. Quelle rocce mi stanno ridendo in faccia in questo momento, ridono di me e delle mie preoccupazioni ... Sì, è un vero scherzo, quel Grand Canyon. Sta ridendo di me adesso. Sai cosa mi sentivo? Mi sentivo come un moscerino che atterra sul culo di una mucca che mastica la sua erba sul lato della strada in cui tu guidi a 70 mph.

Da Grand Canyon.

Anonimo ha detto...

Davide,

e pensi che non abbia pensato la stessa cosa che hai pensato tu?