venerdì 19 agosto 2022

LO STRONZO

Chi l'avrebbe detto che uno stronzo ben fatto, sodo, fumante e cilindrico, sarebbe diventato
il simbolo di una giovinezza irrimediabilmente perduta? Osvaldo non riusciva più a fare
una cacca soddisfacente, si liberava, questo sì, ma lo sforzo era sempre più devastante e
ne usciva fuori una specie di marmellata densa che si spiattellava sulla gola del water, ma lo
stronzo no, quello ormai era un sogno, non era più in grado di farlo, il suo corpo, i suoi
intestini, la sua digestione, tutto l'apparato gastrointestinale si rifiutava di produrre quella
perfezione della natura anticosmetica e residuale che è lo stronzo. "Ma tu riesci a cagare
come una volta? Come quando eravamo giovani? Riesci ancora a fare quei meravigliosi
stronzi di un tempo?" chiedeva con ansia agli amici, e c'era chi si vantava di fare gli
stronzi come una volta e chi lo assecondava confidando anche lui imbarazzi fecali.
Osvaldo era disperato, si sentiva vecchio, ormai perduto. E si uccise, ma prima diventò
uno stronzo, iniziò a trattare male tutti, gli amici, i parenti, anche l'innocente portinaia.
"Se non posso più fare lo stronzo, voglio almeno essere uno stronzo" così si giustificava,
fino al tragico giorno in cui si tolse la vita, lasciando tutti di merda, nonostante tutto.
Mi rivolgo ai giovani ora, voi che ancora fate stronzi illesi e scultorei, sappiate che sono
la vostra giovinezza, la vostra salute, il vostro vanto. Non disprezzateli, amateli. Amate
ogni stronzo che esce vincitore e fiero dal vostro buco del culo, e perdonate i vecchi.



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