mercoledì 31 agosto 2022

L'ESAURITO

Valter Giacomelli era un uomo che si incazzava tantissimo, anzi: super tantissimo. Il dottore parlò
di esaurimento nervoso e Valter si incazzò tantissimo "cazzo dice? io sono inesauribile, esaurito lo
dirà a sua sorella, ha capito?". Chissà perché si tira sempre in ballo la sorella di qualcuno! Si era
lasciato da poco con la sua fidanzata storica, Ginevra gli aveva detto una mattina "sei diventato
intrattabile, se non ho voglia di fare sesso tutti i santi giorni mi urli contro, se saluto un amico mi
mi dici che sono una troia potenziale, insomma, basta, basta,basta, ti lascio con tre basta!" "ma io
sono sempre stato così, sono sempre stato un tipo incazzoso, lo scopri adesso?" "è vero, ma prima
ti amavo e quando si ama i difetti non pesano, ora non ti amo più e quindi non ti sopporto più".
Era il periodo più brutto della sua vita, si sentiva solo come un cane e abbaiava a tutte le donne.
E si incazzava tantissimo. Anche con l'amico macellaio che lo serviva da anni, persino con il
parrucchiere gay (lo so, è uno stereotipo) "mi hai fatto un taglio del cazzo questa volta, sarà
perché ti piace il cazzo eh?". Riuscì a portarsi a casa una tipa dopo averla abbordata in un bar
con la frase "ciao, sono Valter Giacomelli, hai degli occhi che sono fanali nella notte della mia
anima", e la stupidotta la trovò una frase poetica. Lui abbassò le luci, baciò la stupidotta e poi
subito una mano sotto la gonna fino a scostare le mutandine, due dita dentro e la trovò secca,
arida come il deserto. "Come cazzo fai a non essere bagnata? Ma ce l'hai con me? Vuoi forse
offendermi? Stronzetta arida!" e la stupidotta scoppiò a piangere, fine della serata. Valter
Giacomelli non era felice, si rendeva conto di essere troppo incazzoso, così andò da uno
specialista della psiche. "Lei soffre di turbe narcisistiche, deve dimenticarsi, lei è troppo
ingombrante a se stesso, pensi ad altro: alle zucchine, alla pietre, agli involtini primavera,
ma la smetta di pensare a se stesso e di mettere il suo io ipertrofico davanti a tutto, lei deve
iniziare a pensarsi lateralmente, mettersi a lato, mi capisce signor Giacomelli?" "ci proverò".
Iniziò a ripensare alla sua storia con Ginevra, cercò di analizzare i propri errori, forse non
aveva mai visto veramente il volto della sua donna, troppo preso a specchiarsi, a contemplare
la propria immagine, pietrificato dal proprio io riflesso. Decise di coprire tutti gli specchi 
di casa. Quando camminava per strada cercava di ignorare i pensieri legati alla propria vita
e provava a sciogliersi in un abbandono panteistico, immedesimandosi negli oggetti, negli
altri, tuffando la propria mente nell'azzurro del cielo, facendola violentare dalle nuvole.
"Devo sentire scorrere il sangue nel corpo degli altri, devo sentire la musica del sangue,
devo immaginare il cuore degli altri, sentirlo battere, gli altri esistono, non ci sono solo io
in questa cazzo di vita". Tornò dal parrucchiere gay, gli chiese scusa "tagliami i capelli
come desideri, andrà bene qualsiasi cosa e perdonami per l'altra volta". Il parrucchiere
gay si commosse e si abbracciarono. Ed ecco in sequenza che cosa gli capitò: Valter
Giacomelli e il parrucchiere gay si innamorarono, si sposarono, affittarono un utero in
Guatemala e chiamarono loro figlio Guatemalteco. Guatemalteco era un bambino sano,
bello, simpatico ma irascibile. Molto irascibile. Molto incazzuso. Allora Valter ebbe una
crisi di identità ancora più forte e lasciò il parrucchiere gay e Guatemalteco. Si trasferì
in Marocco. Qui cambiò sesso e cambiò nome, diventò Valterina Giacomelli. E come
donna finalmente poteva essere incazzusa e isterica senza provare sensi di colpa e senza
sentirsi un malato psichico, la gente diceva "nulla di grave, sono solo isterie uterine".

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