venerdì 26 agosto 2022

LA LUCERTOLA NEL SOGNO

Andrea sentì dei rumori vivi dietro l'armadio, gli sembrò un topo ma in realtà sbucò fuori un lucertolone
grosso grosso. Aveva paura delle lucertole, fin da bambino, quindi telefonò terrorizzato a un'amica che
gli disse di gettare addosso alla lucertola un asciugamano bagnato e poi di buttare tutto dal balcone.
Al terzo tentativo prese la lucertola e rapidamente si liberò di quel fagotto lanciandolo fuori.
Ora era più sereno, si scaldò una pizza surgelata nel forno, una cosa tristissima, poi si allungò sul
divano in salotto. Era solo, i fantasmi dei genitori insieme a lui, dopo la loro morte non aveva voluto
vendere la casa per motivi affettivi. Restando in quella casa gli sembrava di restare vicino a mamma
e papà e a quel bambino che era stato felice con loro. Andrea era un architetto di 54 anni, scapolo,
un carattere introverso, di quelli che si tengono tutto dentro e poi esplodono e fanno danni.
Aveva un modo di fare gentile e formale, ma dietro quella apparenza potevi sentire ribollire un
vulcano sempre sul punto di eruttare fuori la sua lava incendiaria. Soffriva d'insonnia e prendeva
degli ansiolitici che però non erano efficaci, ma quella sera si addormentò sul divano. Il sogno
non rispetta le leggi della realtà, si sa, e Andrea ebbe un sogno vividissimo, sognò il lucertolone
che gli si posava sul volto, si svegliò urlando, cadde dal divano e sbattè la testa sullo spigolo
del tavolino, morì all'istante. Un istante che si trascinò dietro tutta l'eternità possibile. Era notte
fonda, il suo cadavere fresco era illuminato dalla luce lunare. Dalla finestra aperta entrò una
strana creatura, sembrava proprio un asciugamano vivente che lasciava una scia bagnata sul
pavimento, poi l'asciugamano si fermò, sotto si agitava qualcosa, un animale, dopo qualche secondo
uscì fuori il lucertolone, con movimenti preistorici il rettile si mosse nella casa come se fosse
il nuovo padrone, infine si piazzò proprio sul volto immobile di Andrea che aveva la bocca
aperta, quasi pronta a mordere la coda del sauro, il rettile era il re incontrastato di quel momento,
di quella casa abitata dai fantasmi e tirò fuori la lingua biforcuta per stabilire il suo dominio.
La realtà combaciava col sogno. In quella notte densa come il catrame si sentì l'urlo fantasma
di Andrea, un urlo silenzioso, un urlo infinito, e il suo volto tornò bambino, come per magia.

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