sabato 27 agosto 2022

LA MORTE DI GIORGIO LENTINI

Giorgio Lentini stava morendo nel suo letto. Questi che riportiamo sono i suoi pensieri.
Sto morendo, chi l'avrebbe detto? Non ci si crede mai alla propria morte. Invece eccola
qua. Sto morendo nel mio letto, è già qualcosa, non sono in un letto d'ospedale e sto
morendo in un luogo intimo: la mia stanza. Sto morendo nel mio letto, nello stesso letto
che mi ha visto fare acrobazie d'amore e ora sto morendo senza acrobazie. Non credo in
Dio, quindi sto morendo per sempre. Lascerò questa stanza e questo mondo per sempre.
Ho paura? Non lo so, mi sembra una cosa talmente grossa morire per sempre che non
arrivo nemmeno ad avere paura, mi sembra irreale, eppure è tutto reale come un morso
sul collo. L'infermiera che mi accudisce non è male, se fossi in forze un pensierino
ce lo farei pure, intuisco un bel seno da succhiare. Mi piacerebbe morire col cazzo
duro, ma dovrei impiccarmi e non ho le forze. Ho amato due donne nella mia vita
(mi ostino a dire la mia vita), e ne ho scopate circa una ventina, non è poi così male,
c'è di peggio. Non ho fatto figli, meglio, i miei figli immaginari non moriranno mai.
Ho fatto una vita tranquilla, senza clamori, qualche viaggio, mi sarebbe piaciuto
vedere il Giappone in primavera, ma ho visto altri posti altrettanto belli. Ho fatto
il proprietario di case, ho dato tante volte lo sfratto e ora la vita mi sfratta, e forse
qualcuno sarà pure contento, non sono stato un santo ma nemmeno un criminale,
forse un po'stronzo a volte, quello sì, avrei potuto essere più accomodante...la cosa
che mi fa male è non vedere più il cielo, il cielo è una cosa bella, mi mancheranno
le sue nuvole, il suo azzurro, le sue tempeste. Mi mancherà il cielo e la tavola.
A tavola sono sempre stato bene, ho sempre avuto un ottimo appetito, il piatto che
mi mancherà di più sono gli spaghetti al pomodoro con sopra il basilico. Avrei
potuto fare di più, ma anche di meno. Avrei potuto tradire Patrizia, ma quella sera
avevo lo stomaco in disordine. Quando ho amato sono sempre stato fedele, volente
o nolente. Il volto di mia madre mi mancherà, il volto caro di mia madre, la mia
assassina. Anche gli alberi mi mancheranno e tutte le foreste che non ho mai
visto, ma ho viaggiato nel deserto sopra un cammello. Sto morendo, fa caldo e
almeno diventerò freddo. Sarà stanotte? Sarà domani? Sarà fra una settimana?
Chiuderò gli occhi per sempre. E quelle fottute tende gialle mi hanno sempre
fatto schifo, avrei dovuto cambiarle. Io morirò e le tende gialle resteranno.
Ho paura? Non lo so, è troppo grossa, ancora non ci credo, eppure l'altro giorno
allo specchio ho visto il mio teschio. Non ci si pensa al teschio quando si è
sani, eppure è sempre stata l'impalcatura del nostro volto. Mi scoccia morire.
Avrei voluto vedere l'uomo andare su Marte? No, che cazzo me ne frega.
Mi scoccia perché anche se ho dolori atroci, la pera che ho mangiato stamattina
era dolcissima, era buona, così buona che mi sono commosso e ho pianto.
Ho pianto per una pera, chi l'avrebbe detto? Così è questa la morte? Tutto qui?
Una pera dolcissima in riva alle tenebre. 


1 commento:

attimiespazi ha detto...

questa mi piace molto.
bello il fotofinish..