giovedì 3 novembre 2016

L'ATTACCO DI PANICO

In vita mia ho avuto solo una volta un attacco di panico, tanto
per non farsi mancare niente. Avevo appena visto Nosferatu
di Murnau e sono sceso in strada, sono stato colto da una
vertigine orizzontale che sarebbe piaciuta a Cocteau, una
attrazione ignota verso altri mondi, uno scombussolamento
del senso dell'orientamento, un esserci e un non esserci allo
stesso tempo, vaporizzazione dell'io, polverizzazione della
mia identità, ero un corpo respirante in preda al panico, un
organismo viscerale senza viscere, era la vita nella sua folle
e inesplicabile nudità, ero finito in un campo per nudisti
psichici, e c'ero solo io, nessun altro, è stato come andare
al Luna Park, con le montagne russe cristallizzate nella
mente, con le voragini negli occhi, e nel sangue, e nella
carne, a ripensarci è stato un attacco di panico divertente.

26 commenti:

attimiespazi ha detto...

Nosferatu di Murnau è forse il film muto gotico per eccellenza. un genere che mi piace moltissimo.
secondo me, il cinema dovrebbe essere muto con al massimo qualche sottotitolo e, naturalmente, con l'immancabile musica che accompagna le scene e parla più di mille dialoghi. sono del parere che l'arte dell'immagine in movimento abbia perso molto con l'avvento del sonoro. fare un film muto per raccontare una storia deve essere arte di pochi, in cui si investe impegno e passione profonda da parte di attori e registi per la riuscita del messaggio visivo che si vuol trasmettere.
ma, bando alle ciance:
se ti interessa, ti passo la playlist di questo canale che mi pare di averti già segnalato in passato

https://www.youtube.com/playlist?list=PLue4rhsHxp68KrKfebo2Bfx1MH1Yu6Qsf&spfreload=10

e, a chi è curioso e vuole approfondire, linko anche questo blog che è legato al poderosissimo lavoro del canale segnalato sopra

http://brevestoriadelcinema.altervista.org/



.attimichestaserasiguardaFaustdiMurnau


Anonimo ha detto...

Secondo me è stato solo un piccolo momento di preveggenza, abortito. Penso a quando ti si proporrà CHIARAMENTE LA COSCIENZA che sei un FALLITO COME FILMAKER...e come millantato "regista". Vorrei esserci quel giorno per pisciarti addosso mentre piangerai terrorizzato dalla "rivelazione" del tuo fallimento. AHAHAHHAHAHAH!

attimiespazi ha detto...

il fallimento è per certi versi un art de vivre,
dove si preferisce disperdere se stessi nell'incompiutezza.
l'incompiuto è il nostro essere. siamo tutti dei falliti.

«Se la Storia avesse un fine, come sarebbe penosa la sorte di noi che non abbiamo compiuto niente! Ma, nel nonsenso universale, noi c’innalziamo, puttane inefficaci, canaglie fiere d’aver avuto ragione»
e ancora
«Gli uomini non sanno essere inutili. Hanno dei cammini da seguire, delle mete da raggiungere, dei bisogni da saziare. Non sanno gioire della propria incompiutezza, mentre la vita non si giustifica altrimenti che per l’estasi di questa incompiutezza!»

tu as compris freddy?

.attimi

Anonimo ha detto...

Oddio chi è Cioran? Noooo tutto ti prego! pure Tiziano Ferro, ma Cioran no...

attimiespazi ha detto...

qualcosa di Cioraniano in quello che scrive Ricky mi pare di scorgerlo anche se ho letto poco di questo Cavaliere Del Nulla, questo che ritengo più un pensatore intimista più che filosofo.
mi ci sto avvicinando e mi ha attratto moltissimo un suo pensiero perché collima con il mio, quello di una sorta di solitudine cosmica che sento presente nel mondo, ma non come afflizione ma come uno stato d'essere che molti vogliono negare.
Cioran ha scritto questo
"Ci sono due modi di sentire la solitudine: sentirsi soli al mondo o avvertire la solitudine del mondo. Chi si sente solo vive un dramma puramente individuale; il sentimento dell'abbandono può sopraggiungere anche in una splendida cornice naturale. In tal caso interessa unicamente la propria inquietudine. Sentirti proiettato e sospeso in questo mondo, incapace di adattarti ad esso, consumato in te stesso, distrutto dalle tue deficienze o esaltazioni, tormentato dalle tue insufficienze, indifferente agli aspetti esteriori – luminosi o cupi che siano –, rimanendo nel tuo dramma interiore: ecco ciò che significa la solitudine individuale. Il sentimento di solitudine cosmica deriva invece non tanto da un tormento puramente soggettivo, quanto piuttosto dalla sensazione di abbandono di questo mondo, dal sentimento di un nulla esteriore. Come se il mondo avesse perduto di colpo il suo splendore per raffigurare la monotonia essenziale di un cimitero. Sono in molti a sentirsi torturati dalla visione di un mondo derelitto, irrimediabilmente abbandonato ad una solitudine glaciale, che neppure i deboli riflessi di un chiarore crepuscolare riescono a raggiungere. Chi sono dunque i più infelici: coloro che sentono la solitudine in se stessi o coloro che la sentono all'esterno? Impossibile rispondere. E poi, perché dovrei darmi la pena di stabilire una gerarchia della solitudine? Essere solo non è già abbastanza?"

io sono curiosa di tutto, non solo del pensiero Niciano o delle poesie di Rino Gaetano. mi piace assaporare le varie personalità e "introdurmi" in esse. naturalmente, poi, faccio le mie scelte che rispecchiano i miei gusti o i miei modi di pensare. nulla è mai definitivo, men che meno le conoscenze di qualsiasi tipo.
siamo tutti incompiuti.

a proposito, questa interpretazione del buon Rino mi piace un saccoooooooooooo.. che voceeeee........
https://www.youtube.com/watch?v=E4tz68hyT8s

ciao Freddy

.attimi

attimiespazi ha detto...

c'è un più in più, ma non sarebbe un più se non fosse in più..
scrivo sempre a titolo colloquiale, quindi perdona eventuali errori..

.a

Anonimo ha detto...

"Quanto più ci innalziamo, tanto più piccoli sembriamo a quelli che non possono volare." F.N.

attimiespazi ha detto...

P.S.
Ho trovato Mea Culpa in PDF. ho scorto le prime righe e l'inca**o è già percepibile.. ahahah.. che tipo..
oggi me lo leggo e poi ti dico delle mie impressioni..

Anonimo ha detto...

La solitudine e l'abbandono a Cioran gli è servito solo per lamentarsi e rompere i coglioni. Lo ha accettato di buon grado perché gli faceva comodo. Era un ottimo alibi per l'egoismo. Camus lo incontrò seduto a un tavolino di un bar, a Parigi, negli anni prima della guerra, e gli chiese quando avrebbe cominciato a "impegnarsi", Cioran lo mandò a quel paese. Se ne fotteva lui!...A lui gli bastava piangersi addosso e parassitare. Livello 0 del nichilismo... Bambinate, capricci e piagniucolamenti.

attimiespazi ha detto...

"[...] Fabio Rodda lo ha definito il Céline della filosofia."

http://www.lintellettualedissidente.it/homines/emil-cioran/

Anonimo ha detto...

Ah Rodda!...E chi cazzo è? L'ultimo venuto?

attimiespazi ha detto...

mah, non so chi sia. è citato nell'articolo e presuppongono che, al di là del nome, sia prima di tutto qualcuno che ha messo in circolo una sua personale opinione come lo fa un qualsiasi Freddy Fosca..

attimiespazi ha detto...

*presuppongo

Anonimo ha detto...

Scusa, che citi uno che non sai manco chi cazzo sia? Piuttisto leggiti Mea Culpa, e vedrai come si contorceva di rabbia Cèline, davanti all'ideale del socialismo ridotto alla solita vigliacca, grottesca, pantomima umana. Accostare Cèline a Cioran è proprio da imbecilli!

Anonimo ha detto...

E la è di Céline la metto come cazzo mi viene! Se ci sono problemi me ne fotto!

attimiespazi ha detto...

Sì, sì, ho letto il suo articolo-grido aspro e acido contro quel comunismo che ha definito "materialista da cima a fondo".
Mette anche l'accento sul male dell'industralizzazione (già Wilde affermò che l'industrializzazione era la base di ogni bruttura) e mi è piaciuto quel passo in cui afferma che il guaio è instllare nell'uomo "la gran pretesa della felicità".
Argomentazioni che poteva sviluppare più in esteso, però..

attimiespazi ha detto...

più precisamente..la radice di ogni bruttura..
con le conseguenze sociali gridate e accennate in Mea Culpa..

Anonimo ha detto...

Quelle di Céline sono stilettate. Ti infilza con la verità e poi si ritrae! È il suo stile.

attimiespazi ha detto...

Beh, sì.. e non ci acchappa con Cioran..ahahahah..il pensieto del Fabio Rodda (che non ho citato io) è discutibile

attimiespazi ha detto...

damn smartphone.. ******

Anonimo ha detto...

Vedi, ci sono tre modalità di rapportarsi all'Altro (e quindi anche a sè stessi, come altro per altri) : Amore Odio e Indifferenza (Sartre Docet). Visto che Cioran viaggia comodamente sulle onde dell'indifferenza, non si può assolutamente accomunare a Céline; che ha sempre sofferto di troppo amore o troppo odio, per l'umanitá. Da quel medico dei poveri, che era... sempre in dubbio se era meglio guarire i malati, o lasciarli morire, per dare fine (una buona volta) alle loro sofferenze...

Anonimo ha detto...

O "se fosse" ho anche visto Lilli Gruber sbagliare una parola e vantarsi di fregarsene dell'errore!...

attimiespazi ha detto...

"se fosse stato"
.
ma delle idee filo-naziste antiebraiche del Louis-Ferdinand, che poi sembra aver rinnegato a fine vita ( sr non ricordo male), che mi dici?

Anonimo ha detto...

Eh Céline c'aveva la vocazione al martirio. L'antisemitismo (non era pro-nazi) era solo un espediente per rendersi abietto. Era così Ferdin! Non sopportava il successo. Lo osannavano tutti dopo il Voyage. È terribile essere amati quando sai che sei solo uno scarafaggio.

Anonimo ha detto...

Prova a vederti questo Doc... https://youtu.be/xPBhbOGzLAs

attimiespazi ha detto...

non ho visto il documentario che mi hai proposto; ne ho interrotto la visione poiché c'erano continui estratti di Morte a Credito che devo ancora finire e non desidero rovinarmene la lettura
ho ripiegato su questo

https://www.youtube.com/watch?v=nD6NCb_8UQ4

beh, Céline, puro genio letterario (siamo su alti livelli) che mi affascina enormemente!
mi intriga il ritratto che ne viene dato in questo documentario; un autore sospeso tra dolore e delirio letterario da moralista antico e, come ha testimoniato il critico Pascal Pia: "con un bisogno d'assoluto che viene frustrato e che si esprime attraverso un'aggressività e attraverso il gusto della morte e dell'ironia, dell'autoironia".

grazie preziosissmo Freddy, grazie.
.
.
«personalmente,
so che la morte mi abita
e mi fa ridere»
(L.F.C)