Io ci pesco nella mia testa.
Pesco parole. E le immagini
invece mi entrano dentro
dalle orecchie, stereofoniche.
E i treni nella notte e i pesciolini
rossi nelle mutande, la lampada
e la lampadina, il temporale
fulminato sullo specchio...
I tuoi seni adagiati nell'ombra,
quel ricordo antico che mi
attraversa, è ancora mio? La
memoria è una sogliola fritta
e tu sei il pescato del giorno.
Nulla, non voglio più ricordare
nulla, solo spilli di adesso nella
carne, e la tua bocca di ora, e la
mia bocca dentro la tua bocca di
adesso che è ora, o forse mai più.
Sipario sulla frutta del mattino,
limpido risveglio, una crepa sul
soffitto, lucertole immaginarie
folgorate dall'eternità, e tu e io
che viviamo per sfregio alla polvere
e alle otto e dieci ci amiamo.
11 commenti:
Se questo è un vate. Ma se po scrive
"I tuoi seni adagiati nell'ombra"?
Il pensiero va a Pacciani.
Tu pensi a Pacciani perché sei un mostro. Io a una donna che dorme sul fianco.
Si dà il caso però che la descrizione sia tua. Provaci ancora, vate.
Io scrivo. Non descrivo. Provaci ancora, interprete.
E allora spostati dallo scaffale della merce esposta.
Consumatore.
Ma io sono il creatore di quella merce e se sento un cretino
che interpreta male, glielo faccio notare. Poi lo lascio, e vado
a bermi una tartina e a mangiare dello champagne.
Non lo hai ancora capito che con me non hai speranze?
Sei più idiota di me, ci pensi?
E ancora qui stai? Vai vai
Suka
il Ricky Farina dei tempi migliori.
la solitudine è fucina di attività introspettiva.
e di dolci nostalgie..
Posta un commento