domenica 26 agosto 2018

MEDEA SU "VIVA L'AMORE!"

La vita è un carnevale di tenerezza e di lustrini: "Viva l'amore!" diventa così un oltraggio alla solitudine e, al tempo stesso, sancisce il trionfo della nostalgia, che è un dolore lieve di giovinezza, che sembrava la terra delle meraviglie e dei ritorni e non era che il limite delle colonne d'Ercole di una "Gaia scienza" di esistere. Alessandro è un colosso fariniano, indimenticabile, al pari del pagliaccetto di Un carnevale nel tempo: i suoi occhi lucidi sembrano voler straripare in lacrime scintillanti, ma è più facile ingoiare i dolci fumi del vino; il suo volto è una maschera teatrale dai tratti troppo umani, talmente umani da lasciarti addosso un vago sapore di magra consolazione; i suoi movimenti sono lo specchio di certi frantumi d'anima, di una malferma infanzia del cuore, del resto i santi vecchi sono sbilenchi come i sacri figli. Alessandro resta dentro: "Viva l'amore!" e lo grida alla notte, perchè è di notte che l'amore sembra bruciar di più, sia quando c'è che quando è assente (ingiustificato). 
La sua voce è un cosmo che si compone nel caos, è una hilatragoedia che si alimenta di se stessa e si ripartorisce. Ogni mattina.
Anche la bionda emula di Patty Pravo con la sua pazza idea evoca un che di crepuscolare, ma di rubicondo; una dolcezza aspra, una tenerezza che sa di caffè amaro. 
Questo film è un'elegia, ha qualcosa di funebre che trionfa in orgia dionisiaca e si monda.

Riccardo, c'è chi mi critica le mie mancate critiche ai tuoi film: se criticare vuol dire sparare a zero e trovare l'anello che non tiene, me ne dolgo, ma non lo so fare. Questo perchè, attraverso i tuoi occhi di Poeta, l'umanità mi appare umana, per come essa è e non per come essa degenera. C'è chi lascia a marcire individui su una nave per giorni sulle coste di un Paese Democratico e quello io non lo posso sopportare e, al tempo stesso, non ho altra arma che la mia umanità per combattere una tale bruttura; poi c'è chi l'umanità l'abbraccia tutta intera e non mi importa se lo fa da radical chic o da radical shock: lo fai in una forma talmente piena, piena di mille grazie, come la pancia della luna, che io mi farei scuoiare viva come Marsia per uno solo dei tuoi lavori. E, dunque, alla malora i pregiudizi tutti: tu sei dio e "Viva l'amore!".

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Il troppo stroppia – Il troppo è troppo
"Del male ognuno lo sa; ma anco il bene quando passa i limiti, o scema di valore o induce a sospetto; e quando eccede cangiata in vizio la virtù si vede."

rickyfarina ha detto...


Un dio incarnato, quindi fragilissimo.
Ma bisogna avere sale in zucca per capire
le iperboli di Medea.

Vai a comprare del sale.

Anonimo ha detto...

Vedi che avevo ragione, quelli di M. sono Salmi non commenti..... Gloria. Altro che iperbole, questa è perdita della realtà e della ragione. In ogni caso contento tu....continua a pubblicarle i commenti e io verrò di tanto in tanto a farti visita per farmi una bella risata.