venerdì 7 ottobre 2016

CICLO HAYDN : la tartaruga.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che meraviglioso e terribile spettacolo dev'essere stato!Sembrava pronta a, risalpare ed invece era gia' morta...!
Kat

rickyfarina ha detto...

Medea:
Un rivolo di "umòr nero" sottolinea il sorriso della morte. Il carapace, che, un tempo, diveniva cassa armonica degli strumenti a corda, ora è ricettacolo di insetti: mangiano la morte. Del resto, gli strumenti a corda suonano una musica che commuove gli abitanti delle case di Morte. E' un film tragico. Di una tragedia che buca gli occhi e l'anima. Il gonfiore della morte, la pelle che si desquama, l'immobilità: questo film è un bicchiere, sull'orlo c'è il miele di una musica che scioglie all'allegria ed al ri-pensamento; da ingoiare, invece, è il veleno di una morte lentissima, come l'incedere della tartaruga, che, forse, voleva darsi al mare. Il mare si rovescia sulla sabbia e mostra quanto l'abisso sia un bollente calderone che cuoce la morte, che si moltiplica senza posa sotto gli occhi serrati: si sono fatti ampolle piene di sangue marcio, che non sanno esplodere. Dei suoi infiniti passi, di quella sua fatica ancestrale, di quel suo bonario alzare la voce, di tutto quel che ha visto, non resta nulla: brani di pelle morta e nessun ricordo. E un vuoto pieno di una Nudità bellissima, sensuale, perciò atroce, che osserva, con le spalle volte al mare, ed accompagna con il silenzio un funerale che va verso l'oblio.
I bambini non dovrebbero vedere i cartoni animati: la seconda puntata del Ciclo Haydn è un'educazione sentimentale alla morte, alla vita. E' un dizionario pieno di parole macabre partorite dal cuore, apparentemente significanti senza significato, forse, ma diventano una danza di labbra e mani, di occhi e di amore.
Se sapessi pregare, è te che loderei. Con una salmodia di terra arata e sanguinante, che si rivolge ad un Dio di dismisure, che induce alla follia. Alla fine di questo film ci si ritrova colmi di Dio. Della sua atroce, sorda, muta Verità. Sei l'Uomo che sogno di incontrare dopo la morte, per riderne insieme: "Tutto quel rumore per nulla", mi diresti. E io ti darei ragione.