Lo dico senza ironia ma immaginando, per quanto mi è possibile, la condizione raggiunta dall'uomo nell'angolo: non credo sia interessato alle notizie riportate sul giornale che, lentamente e con fatica, sfoglia.
Medea: Ecce Homo: tu non usi maiuscole, regista. E fai bene. Dinanzi alla vergogna dell'Uomo, la grammatica perde ogni ragione d'essere e le parti variabili del discorso sono la lusinga di uno scriteriato all'Inettitudine ancestrale. "ecce homo" è il silenzio. Ma è anche il coraggio: l'inno alla vita di "la tartaruga" era un crescendo, gli occhi del cristo sono l'assenza di verbo e di azione. L'assenza. La poesia del film è nello scontro di due titani: si studiano, si interrogano, si infuriano, duellano, poi si voltano, si dimenticano. E' la storia del mondo. E' la Storia che va così. Ma sono anche due tragicommedie che incontrano: il tutto e il niente, ma il campo di battaglia è lo stesso, la stessa terra, gli stessi passi, le stesse mani. Mancanze. Ossessioni. Assedi. Innamoramenti. "ecce homo" non va commentato. Va visto. E custodito. "ecce homo" è Edipo lo zoppo, perseguitato dalla sorte e assunto in cielo, mentre, cieco oramai, i suoi piedi deformi sono bagnati dalla rugiada di anemoni e crochi. Pensa, lo zoppo che cammina sui fiori! Hai il coraggio di un Agamennone, qualcuno potrebbe addirittura dire che sei spietato: per me sei Patroclo che va a morire, portandosi addosso l'insostenibile armatura d'oro di chi ama. Ti amo, Vi amo. Ma io ho perso l'armatura. E poco conta.
3 commenti:
Smarrito alla vita.....un barlume di coscienza alla realtà sembra balenare in quello sguardo interrogativo rivolto all'uomo con la videocamera. Chicca
Lo dico senza ironia ma immaginando, per quanto mi è possibile, la condizione raggiunta dall'uomo nell'angolo: non credo sia interessato alle notizie riportate sul giornale che, lentamente e con fatica, sfoglia.
Giulio
Medea:
Ecce Homo: tu non usi maiuscole, regista. E fai bene. Dinanzi alla vergogna dell'Uomo, la grammatica perde ogni ragione d'essere e le parti variabili del discorso sono la lusinga di uno scriteriato all'Inettitudine ancestrale. "ecce homo" è il silenzio. Ma è anche il coraggio: l'inno alla vita di "la tartaruga" era un crescendo, gli occhi del cristo sono l'assenza di verbo e di azione. L'assenza.
La poesia del film è nello scontro di due titani: si studiano, si interrogano, si infuriano, duellano, poi si voltano, si dimenticano. E' la storia del mondo. E' la Storia che va così. Ma sono anche due tragicommedie che incontrano: il tutto e il niente, ma il campo di battaglia è lo stesso, la stessa terra, gli stessi passi, le stesse mani. Mancanze. Ossessioni. Assedi. Innamoramenti. "ecce homo" non va commentato. Va visto. E custodito. "ecce homo" è Edipo lo zoppo, perseguitato dalla sorte e assunto in cielo, mentre, cieco oramai, i suoi piedi deformi sono bagnati dalla rugiada di anemoni e crochi. Pensa, lo zoppo che cammina sui fiori!
Hai il coraggio di un Agamennone, qualcuno potrebbe addirittura dire che sei spietato: per me sei Patroclo che va a morire, portandosi addosso l'insostenibile armatura d'oro di chi ama. Ti amo, Vi amo. Ma io ho perso l'armatura. E poco conta.
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