domenica 24 luglio 2022

RACCONTO BREVISSIMO

Giangio Giacometti era un uomo ricchissimo, ricchissimo da fare schifo, e mai espressione
fu più azzeccata. 55 anni, calvizie sexy, belle spalle, occhi marroni e languidi,  pantaloni di
lino, sandali chic. Panama Borsalino azzurro, perennemente in testa, anche nelle giornate
di vento. Aveva sposato la figlia della figlia di quello che inventò la cannuccia pieghevole
(invenzione miliardaria), ed era diventato ricchissimo grazie a questo matrimonio.
Non era cattivo Giangio Giacometti, era semplicemente sincero. Un giorno un suo amico
gli disse: "Guarda che i soldi non fanno la felicità". Giangio lo guardò con dolcezza, si
versò una birra nel bicchiere, tre dita di schiuma d'ordinanza e così rispose: "Caro amico
mio, la vedi quella bella ragazza che sta attraversando la strada? Sembra così leggera e
così innocente, ebbene, se le offrissi 50 mila euro si farebbe fare di tutto da me, potrei
anche svuotarmi gli intestini nella sua boccuccia di rosa, se non lei, questa che sta bevendo
uno spritz al tavolo vicino, tutte hanno un prezzo o quasi tutte, non è difficile, capisci?
Per me questa è la felicità: fare quello che voglio con chi voglio e quando voglio. Per
te la felicità è il sorriso di un bambino? Cazzi tuoi, capisci? Della tua idea di felicità
non me ne frega un cazzo, questa è la mia". Era una giornata meravigliosa. Giangio
salutò l'amico, salì sulla sua Lamborghini viola e andò a Cannes a farsi un giretto
perlustrativo. La moglie stava agonizzando intanto in una clinica Svizzera. Giangio
prese una suite al Cocoon e dopo una bella doccia si vestì per godersi la notte della
Costa Azzurra. Aveva un abito bianco impeccabile, era felice, quasi vedovo e pieno
di soldi da fare schifo.  Prenotò un tavolo alla Maison Lerda (che fa rima con merda) in
rue du Marché Forville, ordinò un filetto Tournedos Rossini, il suo piatto preferito, e
si fece portare una bottiglia di champagne Salon. Proprio quando i rebbi della sua
bellissima forchetta stavano per infilarsi nel filetto, Giangio Giacometti ebbe il primo
violento episodio di vomito fecaloide. Per essere chiari: vomitò merda sul filetto
Tournedos Rossini. Due bellissime ragazze sedute al tavolo vicino, non riuscirono
a trattenere delle risatine sadiche mentre Giangio Giacometti veniva portato via su
una barella azzurra della Costa Azzurra. Morì pochi mesi dopo, prima della moglie.
Sulla sua lapide fece incidere questa frase: Sono morto felice, vomitando merda.
Ed è per questa frase finale lasciata ai posteri che Giangio Giacometti è una specie
di eroe. Un eroe di merda, ma pur sempre un eroe. Il suo fedele cane Tron, un boxer,
scodinzolò per tutta la durata della cerimonia funebre, in Costa Azzurra.




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