Mi ripiego in frammenti imprecisi.
Lo spazio celeste lontanissimo.
Un vicolo cieco illuminato dal sole.
La fronte scheggiata, la memoria
trafitta, i ricordi caldi come pane
appena sfornato. C'è una felicità
segreta nelle vene dell'abbandono.
Se tiri la corda del tuo canto, se fai
di ogni rimpianto un nuovo sentiero,
forse, forse, forse accadrà quello
che deve accadere, ti spezzerai per
dare a ogni bocca del tuo tormento
il suo cibo, e di questa sorgente che
ti attraversa, avrai una sete limpida.
Fiorisce anche il granito, se sogni.
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