domenica 7 luglio 2019

John

John Cassavetes, per chi ama il cinema resta una figura
indimenticabile. Come dice Giuseppe Marotta, scrittore
e anche critico cinematografico, ci sono certi volti che
sembrano ricreare il cinema, reinventarlo, sono i volti di
James Dean o di Marlon Brando o di Bette Davis, ma
anche il volto di Cassavetes. Oltre a essere un attore
meraviglioso, Cassavetes è un regista meraviglioso!
"Ombre", "La sera della prima", "Una moglie", "Mariti", sono
film che mi sono entrati nel sangue. "La sera della prima"
in particolare è uno dei miei film preferiti, in assoluto.
Adorato dagli attori, adorato dai giovani registi indipendenti,
adorato da chi crede che il cinema sia una cosa viva,
fatta di emozioni vere, senza filtri, Cassavetes era un
uomo adorabile, un attore adorabile, un regista adorabile.
Un amico. Nei suoi film si respira la parola amicizia.
Suoi amici erano Ben Gazzarra e Peter Falk, il tenente Colombo.
Si respira l'amore, la sua attrice-compagna Gena Rowlands,
sublime interprete di molti suoi film. Sono film corali
e intimi, ti entrano dentro e non ti lasciano più.
Qui, in questa breve intervista, parla con entusiasmo del
film di un collega: ET di Spielberg. Nulla di più lontano
dal suo cinema, nulla di più diverso, eppure Cassavetes
non ha difficoltà a riconoscere l'enorme talento del
collega. Un uomo umile, come tutti i grandi, mentre io
che sono piccolo piccolo, mi considero il più grande
filmmaker vivente, e la cosa buffa è che è vero!
Mi metto tra i grandi: Cassavetes, Spielberg, Ricky Farina.
Ovviamente io sono ancora più indipendente di
Cassavetes, non mi si fila nessuno, e questo mi rende
il migliore: nel deserto. Nel deserto dell'indifferenza
ho trovato la mia cifra. Datemi una borraccia, grazie.



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