La fame è una cosa seria, non è un gioco. Si dice "fare la fame".
Altra cosa è "produrre la fame" (produrre la fama), ricrearla in
laboratorio, come avviene in quella idiota trasmissione
chiamata L'isola dei famosi. Fame da palinsesto televisivo,
fame da raccontare a Briatore quando ci si ritrova tutti in
Sardegna. Fame da raccontare alla famosa casalinga di Voghera
che esclama: " ma dimagriscono sul serio, è una cosa vera!".
Si dimagrisce anche nelle cliniche svizzere, ecco, diciamo
che l'isola dei famosi è una clinica svizzera tropical-televisiva.
Se volete sapere che cosa è la fame leggetevi Salamov,
ascoltate i racconti di guerra dei vostri nonni, guardate
negli occhi la miseria del terzo mondo, ma lontano dalle telecamere.
Un reality non è la realtà, ma una parodia della realtà.
Dietro c'è tutta una organizzazione che punta all'audience,
a fare ascolto, se di ascolto si può parlare.
La fame, quella vera, non ha il guinzaglio leggero
di un cameraman che ti segue passo dopo passo,
che riprende ogni tua smorfia e ne fa un monumento
televisivo per gli annoiati salotti italiani.
Nella fame, nella fame vera, ogni tuo grido, ogni
tua smorfia di dolore, è solitudine, inascoltata.
La fame, quella vera, non fa ascolto, non fa audience.
Qua non si tratta di fame ma di gossip.
L'isola dei famosi è il "gossip della fame".
Per questo fa tristezza vedere una persona intelligente
e simpatica come Vladimir Luxuria finire
in questo ingranaggio mediatico, e non rendersi
conto della confusione che contribuisce a creare
tra realtà e "parodia della realtà".
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