martedì 24 gennaio 2017

MARKET STREET


Uno dei film più belli della storia del cinema è Market Street,
girato pochi giorni prima dello spaventoso terremoto che colpì
San Francisco. Il cinema è tutto qui: vita, movimento, morte.
Vi consiglio di salire a bordo di questo film e di guardare
questa interessante versione sonorizzata. Vi sentirete parte
di questo film, coinvolti fino all'evanescenza, c'è un senso
di apocalisse incombente, tutto è vita ma nello stesso tempo
è anche il suo contrario, siamo in fondo tutti fantasmi che per
un certo periodo di tempo si dimenticano di esserlo.


https://www.youtube.com/watch?v=8Q5Nur642BU

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Ricky.
Molto bello. Ce ne sono molti sul genere. Credo che gli stessi registi, mi pare dei cinegiornalisti, ne abbiano fatti diversi. E' curioso constatare che quando venne girato non c'era probabilmente nessuna intenzione di mostrare l’aspetto esistenziale che ora noi percepiamo adesso. Per esempio constatare che quella gente è tutta morta, che quelle strade sono totalmente diverse, che molti palazzi non ci sono più e che non sappiamo assolutamente nulla di ogni singola figura che attraversa le rotaie e che quindi noi stessi siamo destinati alla stessa evanescenza etc, allora, non fu previsto fino alle sue estreme conseguenze, non poteva, perché i registi erano comunque vivi, c’era il sole e dopo sono andati a mangiare qualcosa.

Questa cosa è assurda perché siamo certi che quei 13 minuti siano accaduti, che quella luce è stata, che ogni singola persona inquadrata, in quel momento, stava pensando a qualcosa. Ma c'è questa involontarietà nel non aver previsto fino alle ultime conseguenze la catastrofe che si sarebbe svelata ai nostri occhi oggi, che guardiamo il filmato; è una catastrofe di ben altro tipo rispetto al terremoto; essa monta sin dal primo momento in cui quell’otturatore si è aperto. C’è questo costante slittamento nel niente che siamo e che le immagini ci indicano, mute, anche se vivificate direi da un finto sonoro.

Direi che il suo valore tragico è stato frutto del tempo non dal regista. Basta guardare un qualunque altro filmato, anche di guerra, o quei super otto che a un certo punto hanno spopolato nelle case degli americani e guardare i visi, i gesti, gli oggetti, le nuvole, cazzo Ricky, anche le nuvole, proprio quelle nuvole, con quella forma e quella consistenza sono passate in quel momento! …per renderci conto di vedere la stessa Cosa, che ci fissa e non ci vede.

Poi basta prendere la fotografia che abbiamo scattato durante una bella giornata in compagnia di una persona che abbiamo amato e che ora non c’è più, ed è solo allora che il suo ritratto sembra essere sul punto di dirci finalmente qualcosa, mentre ci fissa con leggerezza e con tutta calma: sappiamo a quel punto che siamo noi i morti. Lei o lui così vivi che guadano noi, morti. Il ritratto ovviamente tace perché è solo un pezzo di carta, dal quale, inevitabilmente, siamo noi i primi ad abbassare lo sguardo.

Ciao
Max

riccardofarina69 ha detto...

Si. Siamo ombre che seppelliscono ombre, come cantava Omero.

Unknown ha detto...

Svenevole! Famme sta zitto va'... Mortacci mia e de mi nonno!

Anonimo ha detto...

Universo .......il più grande ologramma esistente. Chicca