giovedì 5 gennaio 2017

PENSIERI AL BANCONE DI UN BAR

Agostino ha la sua pausa pranzo e si sta godendo un panino
in santa pace, il caffè me lo fa Maria, una simpatica ucraina,
Luciano, il proprietario del bar, si beve un caffè con me, lo
vedo pensieroso, dice che ha chiamato i vigili perché una
signora è inciampata sulle strisce a causa di una buca, e così
mi saltano in testa, zampillano quasi, pensieri sulla morte.
Le persone inciampano, possono farsi male, molto male.
Osservo altri avventori sorseggiare il caffè, possibili vittime
di inciampo, creature mortali come me. Un giorno queste
persone spariranno dalla faccia della terra, non ci saranno
più, mai più. C'è un coefficiente di evanescenza in ognuno
di noi, siamo così fragili, volatili e cardiaci, incardinati nel
mondo per gioco, miracolose macchine pensanti, golfi di
intestini sull'orlo dell'evacuazione radicale, ma ora stiamo
tutti sorseggiando un caffè al bancone di un bar sperso
nell'urbanistica universale, sembra tutto quieto, ma forse
qualche cellula sta impazzendo nel nostro corpo, qualche
buca interiore ci sta facendo inciampare dentro senza
fare rumore. E scompariremo tutti, uno dopo l'altro, con
tragica e ilare determinazione, necessariamente, e saremo
rigidi come marmo, freddi, impassibili, orizzontali, nel
fuoco divorante in attesa di urne o cibo per i vermi. Ecco.
Guardo il fondo della tazzina, e comprendo Dio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

nel tuo testo manca una A

rickyfarina ha detto...


Gentilissima/o.
Corretto, grazie.
Sono proprio un Re fuso!