Freddy, e se poi lavoro divento come te??? Senti come suona più originale questo incitamento : mai vai a fare il finto artista del cazzo che è molto meglio di fare l'idraulico vero che poi a fine lavoro viene a starnazzare cazzate che manco un leghista direbbe! Vedi? Fredduccio, mi chiederai: e poi come campo? E non campare, non mangiare, così dimagrisci e trovi finalmente la quiete: la prima notte di quiete. Fredduccio, smack, ho voglia di metterti un chilo di vasella sur bucio der culo. Je t'adore.
Commento di Medea ( uno stile diverso da quello di Freddy, ma in fondo entrambi pregnanti:
Unghie piccole, mani in movimento. Sigaretta aspirata con avidità; incontinenza di verbo. La mimica del volto, i movimenti che mi ricordano una maschera apotropaica con gli occhi sgranati o con le palpebre serrate, la bocca che apre una voragine verso l’ignoto, l’articolazione delle sillabe, la voce: tutto questo mi distrae da quel che il poeta dice. “Nostalgico di qualcosa che non è mai esistito”: le amate “cose che potevano essere e non sono state” di Gozzano, quel crepuscolare disfacimento della poesia stessa in note già ascoltate e ripetute, in versi che riecheggiano versi; la nostalgia è, per la verità, il dolore del ritorno: al ritorno, poi, c’è il dolore d’essere tornato e, dunque, il desiderio di scappare ancora. Odisseo piangeva su quella spiaggia divina di Ogigia, vagheggiando d’Itaca; ma, da che ha ritorno, non ha che sognato di varcare il limite del possibile e s’è fatto fiamma della sua stessa vigoria di andare: questa è la nostalgia. Non comprendo il rapporto tra l’attimo e la dilatazione dello stato di Grazia che sconfina nel tempo: in questa ignoranza dello spettatore, il deficit psicologico allora diventa una specie di ricchezza mistica che ha a che vedere con la natura dell’uomo, del mondo e di dio. Tutto il resto è vago presentimento di vacuità. Nulla. Nuvoletta. La summa è che “Siamo drogati di parole” e dovremmo avere il “retto pensiero”. Quel che conta è, forse, il Silenzio. Dei giusti. Il poeta, quindi, lascia il posto all’uomo se l’argomento merita: l’Amore. Lo spavento. Le donne del Sud: Contini trasforma in parola un senso del Sud che è innominabile, che non si sa raccontare, che è sopra e sotto la pelle e che però non è la pelle. E’ vampa che percorre le vene ed è fuoco che arde tra le gambe. Il Sud è terra di bruciore e luce che spaventa, che non si può accettare, che non accetta. Il Sud è un compromesso stanco e le sue donne sono vergini immonde che leccano la lingua a Lucifero per sentire le pulsioni della sua prima bellezza. Contini lo sa dire. Con la semplicità che d’improvviso nasce, come un virgulto santo, dal suo amore. Il poeta si sente-pure- un camorrista: appartiene ad un ghenos criminale e “in linea di massima” è interessato alla vita. Svuotare la conquista per avere il prestigio: ecco il Crocefisso. Il Cristo è invecchiato, ha la barba bianca, legge il giornale e beve il caffè: un ultimo sguardo alla camera da presa, un ultimo peccato di vento, un’ultima sigaretta da spegnere, un’attesa di Narciso tra motorini e cemento armato e la terra ingoia tutto. “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole”. Miserere mei. Amen. Mi piace la nuova grafica: pensavo fosse esclusiva della serie delle Avventure di Don Chisciotte, ma sta molto bene anche per Poeti a Milano. Magari la adopererai per le serie. La decomposizione è singolare. Ascoltabile solo in determinate ore della giornata. E, pure, la decomposizione è musica di un amore. Bambino. Che non muore.
Ritratto molto intenso e corposo. "L'arte tanto grande e la vita così breve" il pensiero del sig. Contini è anche il mio e ne comprendo l' essenza. grazie..
Se ancora i contemporanei di oggi si interrogano sulla figura di Gesù, che ha attraversato l'intera storia ingluenzandola e cambiandola, e che ha affascinato e continua ad affascinare anche grandi intellettuali, uomini di scienza, condottieri e filosofi, credo che sia evidente che la Sua figura rappresenti uno dei massimi esponenti cone pensatore e benefattore per l'umanità.
E aggiungo che per me Gesù è Dio, perché solo un Dio può perdonare i suoi carnefici mentre sta morendo innocente inchiodato ad una croce davanti agli occhi di sua madre.
Per me la cifra stilistica dei ritratti di RF sta proprio nella sua capacità di scarnificare il personaggio fino a coglierne l’essere uomo. Il suo punto di vista è una sorta di “livella” che prima ancora della morte rende tutti ugualmente miseri e fragili di fronte alla propria sorte, indipendentemente dal ruolo sociale (che ci si è scelti o si subisce) e dalle conquiste conseguite. Prima del poeta io vedo l’uomo. Prima dei discorsi sull’esoterico e i poteri della mente si palesano bisogni fisiologici e oggetti che riconducono al quotidiano: la toilette di cui non si trovano le chiavi, il caffè bevuto fino all’ultimo sorso, l’amata sigaretta che accorcia la vita, la carta d’identità che omologa anche chi non vuole conformarsi. Prima del cultore di letteratura, che cita Thomass Mann e Alfonso Gatto, c’è l’uomo che si interessa di riflessologia facciale per riequilibrare il proprio stato emotivo, che si interroga sui propri deficit psicologici, sintomatologia di una mancanza, quella che lui chiama “nostalgia di qualcosa che non è mai esistito, di cui non si è avuto esperienza”. Malinconia, mal di vivere? Prima dell’artista condannato all’inappagamento perché “l’arte è tanto grande e la vita così breve”, c’è l’uomo martoriato dalla consapevolezza di un altrove irraggiungibile, a cui non resta che vivere il presente, l’hic et nunc, affrontando impotente la propria sorte in remissione dei propri peccati. Siamo tutti Cristo in croce.
10 commenti:
'Na marea de cazzate! Porcoddio andate a lavorà; che come finti artisti bohèmienne fate ride al cazzo!
Freddy, e se poi lavoro divento come te???
Senti come suona più originale questo incitamento :
mai vai a fare il finto artista del cazzo
che è molto meglio di fare l'idraulico vero
che poi a fine lavoro viene a starnazzare
cazzate che manco un leghista direbbe!
Vedi? Fredduccio, mi chiederai: e poi
come campo? E non campare, non mangiare,
così dimagrisci e trovi finalmente la
quiete: la prima notte di quiete.
Fredduccio, smack, ho voglia di
metterti un chilo di vasella
sur bucio der culo.
Je t'adore.
Commento di Medea ( uno stile diverso da quello di Freddy, ma in fondo entrambi pregnanti:
Unghie piccole, mani in movimento. Sigaretta aspirata con avidità; incontinenza di verbo. La mimica del volto, i movimenti che mi ricordano una maschera apotropaica con gli occhi sgranati o con le palpebre serrate, la bocca che apre una voragine verso l’ignoto, l’articolazione delle sillabe, la voce: tutto questo mi distrae da quel che il poeta dice.
“Nostalgico di qualcosa che non è mai esistito”: le amate “cose che potevano essere e non sono state” di Gozzano, quel crepuscolare disfacimento della poesia stessa in note già ascoltate e ripetute, in versi che riecheggiano versi; la nostalgia è, per la verità, il dolore del ritorno: al ritorno, poi, c’è il dolore d’essere tornato e, dunque, il desiderio di scappare ancora. Odisseo piangeva su quella spiaggia divina di Ogigia, vagheggiando d’Itaca; ma, da che ha ritorno, non ha che sognato di varcare il limite del possibile e s’è fatto fiamma della sua stessa vigoria di andare: questa è la nostalgia. Non comprendo il rapporto tra l’attimo e la dilatazione dello stato di Grazia che sconfina nel tempo: in questa ignoranza dello spettatore, il deficit psicologico allora diventa una specie di ricchezza mistica che ha a che vedere con la natura dell’uomo, del mondo e di dio. Tutto il resto è vago presentimento di vacuità. Nulla. Nuvoletta.
La summa è che “Siamo drogati di parole” e dovremmo avere il “retto pensiero”. Quel che conta è, forse, il Silenzio. Dei giusti.
Il poeta, quindi, lascia il posto all’uomo se l’argomento merita: l’Amore. Lo spavento. Le donne del Sud: Contini trasforma in parola un senso del Sud che è innominabile, che non si sa raccontare, che è sopra e sotto la pelle e che però non è la pelle. E’ vampa che percorre le vene ed è fuoco che arde tra le gambe. Il Sud è terra di bruciore e luce che spaventa, che non si può accettare, che non accetta. Il Sud è un compromesso stanco e le sue donne sono vergini immonde che leccano la lingua a Lucifero per sentire le pulsioni della sua prima bellezza. Contini lo sa dire. Con la semplicità che d’improvviso nasce, come un virgulto santo, dal suo amore.
Il poeta si sente-pure- un camorrista: appartiene ad un ghenos criminale e “in linea di massima” è interessato alla vita. Svuotare la conquista per avere il prestigio: ecco il Crocefisso. Il Cristo è invecchiato, ha la barba bianca, legge il giornale e beve il caffè: un ultimo sguardo alla camera da presa, un ultimo peccato di vento, un’ultima sigaretta da spegnere, un’attesa di Narciso tra motorini e cemento armato e la terra ingoia tutto. “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole”. Miserere mei. Amen.
Mi piace la nuova grafica: pensavo fosse esclusiva della serie delle Avventure di Don Chisciotte, ma sta molto bene anche per Poeti a Milano. Magari la adopererai per le serie. La decomposizione è singolare. Ascoltabile solo in determinate ore della giornata. E, pure, la decomposizione è musica di un amore. Bambino. Che non muore.
Ritratto molto intenso e corposo.
"L'arte tanto grande e la vita così breve"
il pensiero del sig. Contini è anche il mio e ne comprendo l' essenza. grazie..
.attimi
Se ancora i contemporanei di oggi si interrogano sulla figura di Gesù, che ha attraversato l'intera storia ingluenzandola e cambiandola, e che ha affascinato e continua ad affascinare anche grandi intellettuali, uomini di scienza, condottieri e filosofi, credo che sia evidente che la Sua figura rappresenti uno dei massimi esponenti cone pensatore e benefattore per l'umanità.
E aggiungo che per me Gesù è Dio, perché solo un Dio può perdonare i suoi carnefici mentre sta morendo innocente inchiodato ad una croce davanti agli occhi di sua madre.
Per me la cifra stilistica dei ritratti di RF sta proprio nella sua capacità di scarnificare il personaggio fino a coglierne l’essere uomo. Il suo punto di vista è una sorta di “livella” che prima ancora della morte rende tutti ugualmente miseri e fragili di fronte alla propria sorte, indipendentemente dal ruolo sociale (che ci si è scelti o si subisce) e dalle conquiste conseguite.
Prima del poeta io vedo l’uomo. Prima dei discorsi sull’esoterico e i poteri della mente si palesano bisogni fisiologici e oggetti che riconducono al quotidiano: la toilette di cui non si trovano le chiavi, il caffè bevuto fino all’ultimo sorso, l’amata sigaretta che accorcia la vita, la carta d’identità che omologa anche chi non vuole conformarsi.
Prima del cultore di letteratura, che cita Thomass Mann e Alfonso Gatto, c’è l’uomo che si interessa di riflessologia facciale per riequilibrare il proprio stato emotivo, che si interroga sui propri deficit psicologici, sintomatologia di una mancanza, quella che lui chiama “nostalgia di qualcosa che non è mai esistito, di cui non si è avuto esperienza”. Malinconia, mal di vivere?
Prima dell’artista condannato all’inappagamento perché “l’arte è tanto grande e la vita così breve”, c’è l’uomo martoriato dalla consapevolezza di un altrove irraggiungibile, a cui non resta che vivere il presente, l’hic et nunc, affrontando impotente la propria sorte in remissione dei propri peccati.
Siamo tutti Cristo in croce.
Cristo santo, Farinomane!
Che furore, grande!
@frnmn
bel contributo. una goduria leggerti..
.attimi
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