Ora scrivo una poesia per convincere Stefano Guarini.
Ci rimango male quando non riesco a convincerlo.
Voglio scrivere una poesia che avrebbe convinto anche
Ruggero Guarini, il padre di Stefano. Voglio parlare
a Stefano dei suoi piedi. Ci siamo incontrati a Roma.
Mi ha offerto un pranzo da Vito il mafioso, siamo stati
bene, abbiamo parlato di letteratura, cinema e musica.
E fica. La fica nel cinema, nella musica, nella letteratura
e la fica nella vita : la nostra preferita. Lui è un tipo
arruffato, dalla camminata arruffata, e sorride in modo
arruffato. Mi ha detto che è anche un geniaccio della
matematica. Una matematica arruffata, immagino.
Ma voglio parlarvi dei suoi piedi, anche se non ho
avuto il privilegio di osservarli, Stefano tende a portare
le scarpe quando esce di casa. Questo non va bene.
Stefano è scalzo nell'anima, e dovrebbere seguire
la sua anima, a rischio di sputi per terra, tracce di
catrame, deiezioni varie e altro. Ho immaginato i suoi
piedi. Piedi infantili, morbidi come il culetto di un
neonato. Piedi da latte. Infantili. Puri, ridenti e fuggitivi.
Piedi da pioggerella, non da tempesta. Piedi da
sentieri rosati, da giardini profumati di rose selvatiche
ma non troppo, e tra un dito e l'altro, ma specialmente
tra l'alluce e il secondo dito ho immaginato una
piccola ferita, piccolissima, quasi una piaga celeste.
Quasi un dolore. Un dolore terreno. Fertile e scalzo.
Ecco, Stefano è un uomo dal dolore scalzo. Nudo.
E la sera quando si slaccia le scarpe Stefano sa
di avere dei piedi amici, intimi, e sono certo che
li massaggia con l'affetto arruffato di tutta una vita
arruffata. Sentieri domestici attendono i suoi passi.
Sentieri materni, fraterni, nell'ombra di suo padre.
Ti ho convinto? Non te l'aspettavi una cosa sui tuoi
piedi, vero? Stefano, convinciti : ama i tuoi piedi!
1 commento:
Questo Stefano mi è simpatico, sembra proprio un buon amico, fidato oltre che ironico.
Tienitelo stretto :-))
Laura D. E.
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