mercoledì 17 gennaio 2018

L'INCONTRO DI IERI


Ieri mi sono incontrato con Andrea, ed è stato un incontro molto bello, lui mi segue sul Fatto online e ha voluto conoscermi, è uno che ha fatto la guerra, un soldato. Quando gli ho chiesto: "Che cosa ti riusciva meglio quando eri un soldato?", sapete che cosa mi ha risposto? Mi ha risposto: "Uccidere". Bene, la
sua lucida sincerità merita rispetto. Adesso è un uomo di 52
anni, un padre di famiglia e un marito e il suo unico svago è
giocare a tennis, uccide l'avversario con un dritto incrociato.
Dopo il nostro incontro mi ha mandato queste parole che ha
scritto su di me, le sue impressioni su Ricky Farina, eccole:
Non si può litigare con Ricky Farina, e questo è sconcertante. Perché se è senz'altro vero che capita di non essere d'accordo con ciò che scrive, è praticamente impossibile non essere d'accordo su ciò che è. È Ricky Farina, e questo è quanto.
Noi che veniamo a scrivere commenti su suoi post, adoranti o insultanti, dovremmo pretendere di conoscerlo personalmente. Capiremmo così la grande anima di Ricky (Mahatma), la sua serena consapevolezza, immersa in una delle più belle forme di dotta ingenuità che abbia mai avuto modo di incontrare. Fin sbadataggine.
È un uomo buono, Ricky Farina, quieto. Non pacifico, non per forza. Osserva me e quelli come me con passione e con stupore, domandandosi come si possa fare ciò che facciamo, essere ciò che siamo, fare cose per lui aliene, distanti, di spreco. Ma sempre e comunque interessanti ai suoi occhi. Ed ecco che allora la sua compagna esce dal suo rifugio, lui la cerca le chiede aiuto. La sua video camera. Che essendo molto più saggia fa selezione, lei per lui. Fidata e saggia amica.
Ricky Farina vive questo mondo bene, da essere umano degno, e a volte pare che si senta in colpa per questo. Non deve. Noi che lo conosciamo, quel tanto o quel poco non importa, proviamo inutilmente a spiegarglielo. Tempo piacevolmente sprecato.
Ho voluto ringraziarlo per ciò che fa sul Fatto Quotidiano e altrove, e l'ho fatto a nome di tutti, di coloro che scrivono, che leggono ciò che scrive lui e che poi si scrive noi, che comunque resta sempre opera sua, volontà sua, d'accordo o meno che si sia. L'ho ringraziato per l'isola che ci offre in un mare di bile elettronica, e per il fatto di rispondere sempre da uomo, mai da blogger, a chiunque passi dalle sue parti. Cosa ormai rarissima.
Ricky Farina è sempre il benvenuto, e quando si apre la porta e entra lui il posto non è più lo stesso. E questo basta.

20 commenti:

attimiespazi ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
attimiespazi ha detto...

forse che Andrea è stato in Bosnia? arruolarsi comporta anche dover uccidere, si sa.
incontrarsi significa anche capire che non siamo delle presenze fatue del web, significa umanizzare le nostre identità. ma ci deve essere desiderio sincero da ambo le parti, una sorta di attrazione o richiamo del bisogno di sfiorarsi, anche solo per pochi attimi. per conservare in memoria un mattoncino prezioso di nome Ricky. un ricordo da custodire caramente..

.a

Anonimo ha detto...

Niente video? L'assassino si vergogna a mostrare il proprio volto?

riccardofarina69 ha detto...


Ci sarà. Nel tempo. Ma la provocazione è veramente di bassa lega.

attimiespazi ha detto...

ciao Anonimo,
mi sarebbe piaciuto tu avessi mostrato la tua firma, uno pseudonimo, senza vergognarti a tua volta.

io penso che la domanda sia: perché l'uomo fa la guerra?
io la ripudio, come tantissimi altri e c'è qualcuno che ha posto delle domande in proposito. quel qualcuno è qui, in questo link che ti passo e che ti invito a leggere interamente

http://www.iisf.it/discorsi/einstein/carteggio.htm

riporto solo uno stralcio della risposta a questa domanda che metto in evidenza per mio personale vezzo.

"Dei caratteri psicologici della civiltà, due sembrano i più importanti: il rafforzamento dell’intelletto, che comincia a dominare la vita pulsionale, e l’interiorizzazione dell’aggressività, con tutti i vantaggi e i pericoli che ne conseguono. Orbene, poiché la guerra contraddice nel modo più stridente a tutto l’atteggiamento psichico che ci è imposto dal processo civile, dobbiamo necessariamente ribellarci contro di essa: semplicemente non la sopportiamo più; non si tratta soltanto di un rifiuto intellettuale e affettivo, per noi pacifisti si tratta di un’intolleranza costituzionale, per così dire della massima idiosincrasia. E mi sembra che le degradazioni estetiche della guerra non abbiano nel nostro rifiuto una parte molto minore delle sue crudeltà.
Quanto dovremo aspettare perché anche gli altri diventino pacifisti? Non si può dirlo, ma forse non è una speranza utopistica che l’influsso di due fattori - un atteggiamento più civile e il giustificato timore degli effetti di una guerra futura - ponga fine alle guerre in un prossimo avvenire. Per quali vie dirette o traverse non possiamo indovinarlo. Nel frattempo possiamo dirci: tutto ciò che promuove l’evoluzione civile lavora anche contro la guerra."

.attimi

attimiespazi ha detto...

ops,
anche questo stralcio, che non ho copiaincollato prima della conclusione riportata sopra

"Tutto ciò che fa sorgere legami emotivi tra gli uomini deve agire contro la guerra. Questi legami possono essere di due tipi. In primo luogo relazioni che pur essendo prive di meta sessuale assomiglino a quelle che si hanno con un oggetto d’amore. La psicoanalisi non ha bisogno di vergognarsi se qui parla di amore, perché la religione dice la stessa cosa: “ama il prossimo tuo come te stesso”.
Ora, questo è un precetto facile da esigere, ma difficile da attuare. L’altro tipo di legame emotivo è quello per identificazione. Tutto ciò che provoca solidarietà significative tra gli uomini risveglia sentimenti comuni di questo genere, le identificazioni. Su di esse riposa in buona parte l’assetto della società umana.
L’abuso di autorità da Lei lamentato mi suggerisce un secondo metodo per combattere indirettamente la tendenza alla guerra. Fa parte dell’innata e ineliminabile diseguaglianza tra gli uomini la loro distinzione in capi e seguaci. Questi ultimi sono la stragrande maggioranza, hanno bisogno di un’autorità che prenda decisioni per loro, alla quale perlopiù si sottomettono incondizionatamente. Richiamandosi a questa realtà, si dovrebbero dedicare maggiori cure, più di quanto si sia fatto finora all’educazione di una categoria superiore di persone dotate di indipendenza di pensiero, inaccessibili alle intimidazioni e cultrici della verità, alle quali dovrebbe spettare la guida delle masse prive di autonomia.
La condizione ideale sarebbe naturalmente una comunità umana che avesse assoggettato la sua vita pulsionale alla dittatura della ragione. Nient’altro potrebbe produrre un’unione tra gli uomini così perfetta e così tenace, perfino in assenza di reciproci legami emotivi. Ma secondo ogni probabilità questa è una speranza utopistica. Le altre vie per impedire indirettamente la guerra sono certo più praticabili, ma non promettono alcun rapido successo. E’ triste pensare a mulini che macinano talmente adagio che la gente muore di fame prima di ricevere la farina.
Vede che, quando si consulta il teorico estraneo al mondo per compiti pratici urgenti, non ne vien fuori molto. E’ meglio se in ciascun caso particolare si cerca di affrontare il pericolo con i mezzi che sono a portata di mano. Vorrei tuttavia trattare ancora un problema, che nel Suo scritto Lei non solleva e che m’interessa particolarmente. Perché ci indigniamo tanto contro la guerra, Lei e io e tanti altri, perché non la prendiamo come una delle molte e penose calamità della vita? La guerra sembra conforme alla natura, pienamente giustificata biologicamente, in pratica assai poco evitabile. Non inorridisca perché pongo la domanda. Al fine di compiere un’indagine come questa è forse lecito fingere un distacco di cui in realtà non si dispone. La risposta è: perché ogni uomo ha diritto alla propria vita, perché la guerra annienta vite umane piene di promesse, pone i singoli individui in condizioni che li disonorano, li costringe, contro la propria volontà, a uccidere altri individui, distrugge preziosi valori materiali, prodotto del lavoro umano, e altre cose ancora. Inoltre la guerra nella sua forma attuale non dà più alcuna opportunità di attuare l’antico ideale eroico, e la guerra di domani, a causa del perfezionamento dei mezzi di distruzione, significherebbe lo sterminio di uno o forse di entrambi i contendenti. Tutto ciò è vero e sembra così incontestabile che ci meravigliamo soltanto che il ricorso alla guerra non sia stato ancora ripudiato mediante un accordo generale dell’umanità"

Anonimo ha detto...

Chiamare le cose col proprio nome non è provocazione e bassezza è fare il contrario.

Anonimo ha detto...

Quoto anonimo. E Ricky, la frequentazione di Silvano e Nicolino, non ti sono servite veramente a un cazzo!

riccardofarina69 ha detto...

Tu non chiami le cose perché si tratta di persona e non di cosa. E non sai attendere solo per fare la tua provocazione di bassa lega. Ieri ci siamo conosciuti e il film arriverà e potrai notare come "gli assassini" siano a noi simili. Freddy, tu mitizzi certi esseri umani ed è per questo che non li ami e non sei loro amico.

attimiespazi ha detto...

pur non condividendo la scelta di Andrea, io penso che si siano istituiti gli Eserciti perché rispondere con un fiore alla violenza, alle invasioni, all'odio non so a quali conseguenze porterebbe. a chi non piacerebbe un mondo senza uomo che uccide altro uomo? però esiste chi l'odio lo esprime e si attornia di altre persone per esaltarlo e far soccombere con la forza chi non si sottomette alle sue idee. dovremmo difenderci porgendo l'altra guancia? nel caso Isis, che fare?
non so, l'argomento è contraddittorio e non mi sentirei di dare giudizi sulle persone a priori e la provocazione di Anonimo poteva essere posta in maniera più matura, secondo me. anche io non ritengo giusto togliere la vita ad un altro uomo ma gli uomini continuano a farlo, anche in forme meno violente. dobbiamo domandarci chi ha iniziato per primo la gara a chi odia di più? è davvero nel dna dell'essere umano non riuscire a controllare la propria aggressività?
ragazzi, che casino gli uomini..

Anonimo ha detto...

Indipendentemente dalla polemica sul termine "assassino"... non so, chiamiamolo "soldato di professione", il fatto è che se un uomo alla domanda: "cosa ti riesce fare meglio nella vita?", risponde "uccidere", non trovo niente di umano o interessante da condividere con lui. Lo trovo orribile ...senza se e senza ma!
Preferisco uno a cui riesce bene fare il pane, coltivare un orto o fare il falegname! Poi, se ciascuno di noi e più simile ad un assassino di quanto pensiamo, la trovo un'opinione molto opinabile , per non dire una sciocchezza!! Togliere la vita ad un altro essere umano trovo sia, la cosa più difficile al mondo e fare di un tale atto "una perizia" di vita trovo sia davvero aberrante!! Il Talmud dice una frase bellissima "chi salva una vita, salva il mondo intero"...questo pensiero è per me davvero più illuminante e condivisibile, un pensiero superiore e umano..compassionevole!

Anonimo ha detto...

Cose in senso generico, insigne ottuso, anche se chi si piega a determinate logiche disumane non è diverso da un pezzo di latta con microchip programmato.
Non so se mi faccia più ribrezzo l'assassino che si vanta di non aver sbagliato mai mira nemmeno per pietà o chi ne tesse le lodi in cambio di una lisciata agiografica.
Entrambi da vomito.

attimiespazi ha detto...

ANOnonimo 00:59
scusa se faccio una precisazione ma Ricky ha domandato
"Che cosa ti riusciva meglio quando eri un soldato?" (quando eri un soldato)
e noi non sappiamo con quale sentimento abbia risposto Andrea. contrito, con amarezza, con un ombra nel suo cuore?

bella la tua citazione, bellissima!

.attimi

attimiespazi ha detto...

mi si è incantata la maiuscola ed è venuto fuori ANOnimoche non voleva sottointendere nulla, eh!!! :-))

Anonimo ha detto...

Attimi le guerre si fanno CON gli eserciti. Se non esistessero non bisognerebbe difendersi da nessuno.

attimiespazi ha detto...

FF, come non approvare il tuo pensiero? ma, come far capire questa teoria semplicissima a chi non la vuol capire?
la civilizzazione del pensiero, come spiega Freud, è forse una strada percorribile? attraverso quali strumenti?
tutti noi ci chiudiamo in casa per paura di aggressioni da parte di estranei, perché sappiamo che esiste la violenza e l'odio. e allora preveniamo eventuali brutte esperienze come possiamo, nel nostro piccolo. se venissimo aggrediti come reagiremmo?
ecco, poniamo la questione in larga scala. si istituiscono gli Eserciti per preservare un bene collettivo.
oh, Freddy, quanto mi piacerebbe un'umanità che invece di dar fuoco ai libri desse fuoco alle armi. arriverà mai quel momento?..

attimiespazi ha detto...

a proposito di libri, Freddy, hai letto la notizia? vedi come siamo messi come umanità? è tutto dannatamente complicato, davvero..

http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/cultura/2018-01-13/il-no-gallimard-celine-pericoli-una-insensata-damnatio-memoriae-163232.shtml?uuid=AEHEPAiD

attimiespazi ha detto...

scusate la mia "invasione"
:-)))

ciao belli!

.attimiattimosa

Anonimo ha detto...

Anonimo 18 gennaio 2018 00:59, Talmud che?

Sanhedrin 77 a e b insegna vari modi per uccidere il proprio prossimo sano (anche un ebreo) senza incorrere nella violazione del comandamento di Mosè, e nelle punizioni conseguenti. Si può:

- Legare il prossimo in modo che muoia di fame

- Legare il vicino sì che muoia di insolazione.

- Legarlo in modo che muoia di freddo. L’importante è legare il vicino da ammazzare
prima che faccia tanto caldo o tanto freddo da morirne. Allora tutto è regolare.

- Legare il prossimo in modo che un leone lo uccida (sic). Perchè comunque, l’uomo
non sarebbe sfuggito alla morte, anche se con le mani libere, voi non avete colpa: così
ragiona il buon talmudista.

- Legare il prossimo in modo che le zanzare lo pungano a morte. Siccome le zanzare
vanno e vengono, e quelle che hanno punto la vostra vittima quando lo legaste sono
andate via, ed altre sono arrivate a finirla, voi siete puro e senza macchia.

http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&task=view&id=318832&Itemid=100021

Anonimo ha detto...

...ma perché bisogna fare l esegesi del testo? È ovvio che i testi sacri sono pieni di frasi orribili riferiti alla cultura tribale e indigena da cui discendono! Ma è innegabile che in ogniuno di questi testi di possono trovare pensieri illuminanti , condivisibili e universali come quello che ho citato e che mi sembra meraviglioso pur essendo laica ...questo e il mio pensiero, un' opinione!! Lei si tenga pure le torture se questo la fa pensare...