lunedì 22 gennaio 2018

IL GABBIANO DI MILA

7 commenti:

attimiespazi ha detto...

sono a conoscenza della trama ma non ho mai letto questo dramma di Čechov. lo farò in un prossimo futuro,
quel futuro che mi piace rappresentato dai visi di questi giovani pieni di entusiasmo. che belli che sono!
comunque, il Waltz no.2 di Shosthakovich mi piace un botto e prima o poi lo ballerò con qualcuno.
il mio papà mi faceva ballare qualche mazurka e qualche walzer, ed era bellissimo, sì, era bellissimo.
mi manchi, papà..
:-(

.attimi

-farinomane- ha detto...

Coinvolgente backstage, che apre un'altra finestra sul mondo del teatro (ricordo ancora il tuo film su Barbara Saba), su quella magia che è poter essere altro da sé, vista dalla parte di chi il teatro lo fa. Per chi non lo ha mai fatto è difficile capire quanto possa essere rigenerante un'esperienza simile, ma queste tue incursioni per me sono state molto eloquenti. Entusiasmo, passione ed emozioni oltremodo tangibili. Che bella gioventù! Mila Moretti (che ho conosciuto grazie ad un altro tuo bel film), si rivela essere sempre una donna di grande vitalità, qualità che arricchisce la sua professionalità. Qui mi appare come una mamma che insegna ai suoi cuccioli a volare.

rickyfarina ha detto...


Medea:
Il gabbiano di Mila è metateatro: è teatro dentro il teatro, perchè è un film sul "sogno intatto". Mila è donna plurale e non singolare; è piena. Piena di tutto ciò che mostra, inventa, rivela e custodisce nei suoi occhi. I suoi attori, che parlano di sè e di chi interpretano e del perchè lo interpretano, in realtà dicono-anche ciò che non si può dire-di Mila: i suoi attori dicono di lei anche ciò che lei non pronuncia. Sono il suo predicato: anche questo fa di lei un gigantesco Soggetto, una magmatica strepitosa Sostanza. Il teatro è la sua grande magia: usa avverbi-pasolinianamente e fellinianamente-che sono, per la verità, modi di stare al mondo. A lei piace mescere stati dell'anima e stati del corpo, come il simposiarca fa con vino e miele nel cratere della conoscenza.
Il volo (e non l'agonia) del gabbiano Mila lo espande con tutto il suo essere per l'universo intero. E' un timoniere senza margine d'errore: l'errore, se ci sarà, alla sera della vita, è un ricamo su un velo di seta che copre, in pari modo, le bellezze di vergini e puttane. Negli occhi di Mila è intatto il sogno, come intatto è nel cuore della sua attrice senza voce, ma che è un tale tabernacolo di innata malinconia! Mila fa scelte mirate: la sua attrice è custode, la sua attrice è Mila che già si vede lontano. La sua attrice è il corpo del suo "commiato" ad una città; la sua attrice è i passi di lei che va a cercare un nuovo palcoscenico dell'anima.
Mi piace Il gabbiano di Mila perchè avvolge in un'atmosfera di volti e di persone, di sè e di altro. E' un film di prosa e di poesia. Mi piacciono gli occhi: ci sono occhi dal colore disumano. Mi piacciono le sottane bianche. Mi piace il trasporto. Mi piace l'orizzonte che c'è negli occhi di questa Donna. In maiuscolo: si badi! Mi piace la disposizione dell'anima di un poeta che cerca dentro gli altri e quella di chi si lascia cercare, senza darsi totalmente, è ovvio. Mi piace Mila che fa il verso del gabbiano.Mi piacciono certe struggenti ingenuità. Mi piace la voglia che m'è venuta d'essere in platea e di odiare quegli amori non corrisposti, per innamorarmi ancora di chi non mi vuole. Mi piace la magia di un rossetto sulle labbra che non la darà mai vinta alla morte.
Chapeau.

Paoly ha detto...

Che meraviglia, Riccardo.
Non c'è esperienza più bella per un giovane del teatro.
Questo bellissimo film mi ha fatto tornare alla mente la mia esperienza... e confesso che sono molto commossa in questo momento.
Ero una giovanissima ragazza. Ho recitato in una compagnia per due o tre anni. Mi dicevano tutti di continuare, di pensare seriamente a fare teatro... e come da copione io ho smesso. Perché il mio ragazzo di allora era geloso e si infuriava. E perché io avevo paura. Paura. Paura di... deludere e deludermi, credo.
Ricordo la prima.... il teatro era pieno, e dietro le quinte io e l'altro protagonista sbirciammo dalla tenda e, resici conto di essere alla resa dei conti, ci mettemmo a piangere a dirotto, terrorizzati. Mi scoppiava il cuore, mi si contorcevano le budella: emozione. Pura emozione. La cosa comica era che io di quel ragazzo più grande ero stata innamorata per anni, da bambina. Lui mi abbracciò e mi strinse talmente forte che pensai: cavolo, mi avesse amata così qualche anno fa sarei morta d'amore... E poi venne il momento di entrare in scena. Quell'istante fu... l'apocalisse. Fu una frazione di secondo determinante per la mia vita. Tutto cambiò. Cambiò tutto e per sempre. Mi ritrovai sul palco e lì... mi sentii in pace. Sul palco mi sentivo in pace. Incredibile, no? In pace. Non mi sono mai più sentita così in pace, credo.

Auguro con tutto il cuore a Mila e ai suoi ragazzi : buona fortuna!
Siete splendidi.

rickyfarina ha detto...


La vita è un palcoscenico!
Sentiti in pace, carissima.

attimiespazi ha detto...

Paolyssima,
cavolo, ora che hai tempo a disposizione
perché non tornare sul palcoscenico?
cogli il momento!cogli l'attimo! cogli la prima mela!
insomma, cogli..
:-)

.a

Paoly ha detto...

Esatto! La vita è un palcoscenico.
E il mio teatro interiore è sempre in attività. Non chiude mai. Nemmeno per fare pipì.

@Attimi
Nella vita precedente mi piaceva stare sul sul palcoscenico... ma poi ho scoperto che mi piace stare assai dietro le quinte. Quindi oggi preferirei... dirigere! Eheheh.
:)))