Bruno Zanin mi ha raccontato che salendo sul treno ha visto
tutti i passaggeri presi dal proprio telefonino, allora per svegliarli
ha fatto un battito di mani, hanno alzato gli occhi e lo hanno
guardato, sono tornati per un breve attimo a essere uno sguardo,
un momento di umanità inattesa, e Bruno ha donato uno dei
suoi sorrisi. Ecco, credo che oggi l'atto politico più rivoluzionario
sia quello di tornare a guardarci negli occhi, tornare uomini.
7 commenti:
A me piace enormemente affondare gli occhi negli occhi del mio interlocutore. Nello sguardo dell'altro ci sono sempre profondità affascinanti e sconosciute. Quando parlo con persone che portano occhiali scuri "sento" uno schermo che mi taglia fuori da quel l'immersione nell'anima altrui e che impedisce quello scambio emozionale che avviene attraverso gli sguardi. Uno sguardo può dire più di mille parole..
.attimi
Il secondo atto politico rivoluzionario sarebbe anche dialogare con una persona senza lenti scure che filtrano immagini ed emozioni. O no ?..
.attimi
P.S.
Naturalmente sto scrivendo senza occhiali scuri..
:-)
.attimisemprequelladisopra
Attimi, ma voi mi guardate negli occhi ogni volta che faccio un film.
Il mio voleva essere un discorso più ampio agganciato all' ultimo capoverso del tuo post.
In un contesto web ognuno mette una parte di sé secondo la propria espressione artistica che è sempre parte di un'esistenza unica ed originale. Il rapporto interpersonale fisico si integra all'interno di quel tornare umani a cui hai accennato tu. Quel guardarsi negli occhi per accogliersi vicendevolmente nelle infinite sfumature che ogni iride possiede..
.attimi
Sto Zanin non ha letto Sartre? L'altro è sempre sguardo. Ha fatto la sua uscita da guitto. Lo avranno guardato! "Coglione" avranno pensato! Contento lui!
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