A me il dolore non piace.
A voi nemmeno, immagino.
Ci costruiscono cattedrali sul dolore.
Ci fanno convegni.
Pare anche che sia nutrimento
per il poeta, per i suoi versi.
Dicono: senza dolore non c'è
nemmeno la felicità.
Alcuni addirittura pensano
che il dolore sia profondità,
abisso, stupore e vertigine.
A me, detto francamente, il dolore
sta sulle palle.
Sia quello fisico che quello
spirituale. Proprio non lo
sopporto. A me piacciono le
frittelle. Sì, lo so, con le frittelle
forse non si fanno le poesie,
ma sono così buone!
A me piace sonnecchiare
quando le finestre sono
socchiuse, mi piace il miele
sul formaggio, quando il
miele è dolce, ed è sempre
dolce, e quando il formaggio
è formaggio.
Ai funerali slaccio le scarpe
al dolore e corro nei prati
di primavere immaginarie o
reali, nessuna morte mi fa
male, non permetto al dolore
di farmi male. Io sono per la
dittatura delle frittelle.
Una dittatura dorata e croccante.
Il dolore pietrifica?
Il dolore scava la carne?
Con me non funziona così.
Non mi faccio fregare dal dolore.
Un amore che finisce mi
spalanca orizzonti.
E la morte di chi amo non
esiste, chi amo non muore.
Non muore mai.
A me il dolore fa un baffo.
Anche due.
Due baffi.
Io volteggio, io godo.
Io eiaculo nell'universo
che gode.
Oh, dolce morfina!
Nessun dolore, mai e poi
mai!
Frittele, solo frittelle!
Cazzo!
2 commenti:
"Al dolore concedete metà del tempo
ma l'altra metà, vi prego,
consegnatela all'amore"
(Beppe Costa)
Già!
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