lunedì 23 aprile 2012

L'AMORE

Un giorno mi hanno presentato l'amore,
aveva un sorriso che faceva sanguinare
la luna e qualche stella ubriaca, aveva
capelli neri e lucenti che scioglievano
le radici dei boschi in canti melodiosi.

Abbiamo vissuto assieme nella tenue
promiscuità di due corpi, ci siamo feriti,
idolatrati, abbiamo costruito castelli di carta
da gettare nel rogo delle nostre mattine,
ci siamo inventati il mondo sotto le coperte.

Poi un giorno, un giorno qualunque, l'amore
mi ha detto salendo sul letto " me ne vado
per sempre", ed io ho sorriso al suo "per sempre".
Era un addio asimmetrico, sincopato, un
controtempo nello spartito dei miei giorni.

Oggi vado a puttane e sono felice.

1 commento:

Medea ha detto...

L'amore è possessione dunque. Daimon che ti si contorce nelle viscere. Che è sintesi chimica di storia e individuo, di dio e natura. Tutto dentro il niente. Equilibrio squinternato. Apoteosi tormentosa. Dolorosa genesi. Perpetuo addio. "Per sempre".
Ergastolo dell'anima nella cella blindata di quei capelli, di quell'idolo, di quella frivolezza umbratile, ombrosa forse.

Basta il compasso di una felicità sudata per accorgersi nei campi elisi delle mutande che "Dopo un tale amore, non posso più amare".