mercoledì 4 aprile 2012

IL RAGAZZO CHE VOLEVA MORIRE

Una notizia tristissima mi ha raggiunto oggi, un ragazzo che ho filmato
pochi mesi fa è morto, si è tolto la vita. Il mio film si intitolava proprio
-Il ragazzo che vuole morire- e documentava la sua disperazione, la sua
voglia di farla finita. L'ho conosciuto a Roma, all'Azzurro Scipioni, il
piccolo cinema di Silvano Agosti. Silvano cercava in tutti i modi di
dissuaderlo dal suo proposito, sferzandolo con una ironia piena di bontà.
Ci siamo seduti al tavolino del bar vicino al cinema, ho acceso la mia
videocamera e il ragazzo(purtroppo non ricordo il suo nome) mi ha
parlato con una naturalezza implacabile e disarmante del suo "progetto".
Soffriva per una delusione d'amore, aveva preso degli psicofarmaci che
gli avevano azzerato l'umore, non sentiva più dolore ma nemmeno la
gioia, si sentiva un deserto ambulante. Ha deciso di smettere di essere
un deserto perché quel deserto non aveva il suo volto, quel deserto era
un intruso nella sua vita. Gli aveva rubato l'anima. Ho tolto il film dalla
rete per una sorta di pudore e di rispetto nei suoi confronti. Un senso di
angoscia mi pervade, e di impotenza. Perché non gli ho chiesto il suo
cellulare? Avrei potuto chiamarlo, sentirlo, tenermi in contatto. Invece
sono tornato a Milano e ho montato il mio film, ed ero contento del mio
lavoro perché era un lavoro in cui la verità aveva il suo posto, e il suo
senso. Ma adesso la verità di quel film è troppo forte, ha invaso le mie
immagini, e le ha prosciugate. E quel deserto si è avvicinato anche a me.
E come si può lottare contro un deserto che avanza? Arretro, per ora.
In attesa di un'oasi, di una allucinazione, e di un nuovo significato.
Ti saluto ragazzo, ma dentro di me il tuo deserto è un giardino.
Ora ricordo il tuo nome, Alessandro.
  

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Spesso trovo che nel mio caso sia più inquietante invidiare le persone che si suicidano sentendo notizie come questa.....

Anonimo ha detto...

Ora il deserto è un giardino anche per me
Elena

Medea ha detto...

Quando sembri destarti
sei soltanto dolore,
l'hai negli occhi e nel sangue
ma tu non senti. Vivi
come vive una pietra,
come la terra dura.
E ti vestono sogni
movimenti singulti
che tu ignori.
Cesare Pavese.

Te la dedico di nuovo, Alessandro.
Chiamai Alessandro "temerario" nel mio commento al film. Ricorderò il tuo volto, che Riccardo mi ha raccontato. Questo te lo devo. Per l'emozione della sera che vidi il film, perchè in qualche modo ti ho conosciuto. Grazie a chi ti ha portato da me.
Basta. E' facile scadere nella retorica. Hai realizzato il tuo sogno. Ama ancora. Torna ad amare!

Anonimo ha detto...

Qui a Modena settimana scorsa si è tolto la vita un padre di famiglia, apparentemente stava bene, non gli mancava nulla. Il fratello di quest'uomo è uno dei professori di religione più amati della città, un tipo alla Robin Williams ne "l'attimo fuggente". Pareva avere tutto quest'uomo, due figlie adolescenti, una moglie, una casa, un lavoro che funzionava, una famiglia sensibile e attenta. E' un argomento delicato quello dei suicidi. Nei giorni successivi altre persone si sono tolte la vita nella nostra zona, forse incoraggiate da questa triste notizia.Una mia amica che lavora alla radio mi ha detto che i mezzi di informazione non parlano volentieri di suicidi, sono morti sulle quali si getta un velo di pudore e vergogna. Vergogna per i vivi che non sono stati in grado di fermare quel gesto. Viviamo in una società sempre più superficiale e nichilista dove parole come solidarietà, generosità, comprensione, empatia fra un po spariranno dai nostri vocabolari. I generosi vengono bollati come stupidi, fare qualcosa per "amore" è considerato un gesto senza senso. Ci sono uomini e donne che partono per paesi poveri e affamati, si prodigano 15 giorni l'anno in missioni umanitarie per mostrare poi orgogliosi le foto ai loro amici. A volte dietro casa nostra, intorno a noi ci sono persone che hanno bisogno di un mano, di un gesto, di una semplice parola, un sorriso o una carezza, ma noi non le vediamo perchè aiutarle in fondo non ci cambia la vita e non ci porta in tasca nulla. Il ragazzo senza nome forse si sentiva trasparente agli occhi del mondo e non sopportava più il peso della vita. Ora sta bene ed è felice mentre chi in terra lo ha ignorato vivrà per sempre con il rimorso di non aver capito. Mi rivolgo all'anonimo che scrive che è inquietante invidiare chi si suicida. Non sono d'accordo. La vita vale sempre la pena di essere vissuta. A volte, anzichè suicidarsi basta avere il coraggio di cambiare e stravolgere tutto e trovare un nuovo inizio. Buonanotte a tutti M.

Medea ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Medea ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

E poi c'è una morte sottile di cui quasi nessuno si accorge. È quella del cuore che diventa di pietra. Perché cerchi in ogni modo d'amare e tutto è buttato nel cesso. Allora sì ti trasformi in statua di sale e sei viva ma morta nel cuore. Omicidio forse? Forse sì. Ma il suicidio vero è stato dare l'amore. E sarà addio alla vita degli affetti. Vuota e ferma su logiche astratte dove il ventre e i fremiti più non esistono.
E quest'addio arriva un giorno e può essere oggi
Elena

Anonimo ha detto...

Non riesco a capire perché una persona che si è suicidata dovrebbe "adesso" essere felice, o perché dovrebbe aver realizzato il suo sogno. Perché poi gli incubi che alimentano i pensieri di un suicida dovrebbero essere considerati dei sogni dopo l'estremo atto?

No, non condivido il pensiero che tanti hanno del suicidio espresso da "de Andrè in una canzone dedicata ai suicidi "quelli che mostrarono il coraggio".
Il Coraggio è agire con il cuore (cor agire) ed in una persona che compie questo gesto ogni goccia di sangue sembra essere "gettata via" dal corpo.

Non sono molto in sintonia con i contenuti dei Vostri messaggi per quanto giustificati dall'onda emotiva e dal commiato ad una persona che abbiamo conosciuto.

Nicola