martedì 3 aprile 2012

SFUMATURE

Mi versano una limonata fresca.
Ho una camicia con bottoni di madreperla.
Ascolto il volto di un uomo che sta
seduto davanti a me con una pipa in bocca.
La pipa è spenta ma il volto è acceso.
Immagino il suo presente. E immagino
me stesso nel suo presente. Siamo identici.
Ci rende identici un identico presente.
L'uomo con la pipa è seduto. Anche io sono
seduto. Mi guarda. Lo guardo. Passa
una folata di vento che fa volare il suo
tovagliolo di carta. Lo stesso vento mi
fa volare il cappello. Sfumature.
Io sorseggio la mia limonata, lui un caffé.
Sul mio tavolo c'è un libro, sul suo
una cartella con delle analisi mediche.
Forse analisi del sangue. Sfumature.
Lui sorride, io ho una lacrima in attesa.
Ho bottoni di madreperla in una camicia
celeste, lui ha una maglietta rossa.
Sulla mia camicia sono cucite le mie
iniziali: R. F. Forse sono le sue stesse
iniziali. Forse. Sfumature di un identico
ignoto: il presente.

3 commenti:

Medea ha detto...

Storie. Le storie che racconti ogni volta che il tuo sguardo si posa su un essere umano sono strabilianti. E' un pò come quei giochi che facevo da bambina seduta sul muretto del lungomare con la mia cugina che aveva il poster dei Duran Duran in cameretta: a me sembrava lei una diva! Maria Teresa. Avevo sei anni. Sedute su quel muretto ad aspettare Andrea, il suo ragazzo, inventavamo storie: se passava un uomo col suo cane lo chiamavamo Alberto. Alberto aveva una grande casa con un glicine per parasole e un cancello bellissimo con le sue iniziali: proprio come sulla tua camicia blu. Il cane si chiamava Lupo, anche se era un barboncino.
Poi c'era la signora che portava a passeggio in figlio sulla sedia a rotelle: lei non la dimentico mai perchè era bionda e aveva un cappotto marrone meraviglioso, che io avrei tanto voluto indossare. Lei la chiamavamo Lucrezia. Il figlio Giacomino. Ma era un pò antipatico.
Me le ricordo tutte quelle storie. Forse perchè io potevo inventare tutti i nomi. E spesso sceglievo quelli che non mi piacevano: bambina sadica!

Riccardo è un nome che non ho mai usato. Riccardo. Forse perchè c'era un bambino, più piccolo di me, che veniva tutte le estati dal nord per le vacanze, era biondo ma diventava tutto rosso al mare e io non lo sopportavo perchè faceva l'insalata con le foglie degli alberi del giardino puzzolenti. E lui puzzava di foglie e mia madre diceva: "Su, gioca con Riccardo, gioca con Riccardo". Io con Riccardo non volevo giocare. Preferivo Luigi. Anche con Cristian giocavo volentieri, quando non mi tirava i capelli però. Poi c'era Gabriella. Lei era veramente una bambina bella, biondissima. Ma la mamma diceva sempre che non era molto brava a scuola. Lei era bella. Io ero brava. E suo fratello si chiamava Ciro. Uh, Ciro stava sempre in silenzio: ora ha perso quasi tutti i capelli, se non sbaglio studia per fare l'ingegnere. Io non so neanche contare, Riccardo!
D'ora in poi la limonata mi farà sempre pensare a te. Come a te mi fa pensare ogni sfumatura dell'ignoto. Perchè nell'universo sconosciuto riconosco qualcosa che mi piace: spesso quel "qualcosa" mi sembra che abbia a che fare con te. E con l'uso che tu fai dei sensi:"Ascolto un volto"... Tu e solo tu puoi ascoltare un volto così. Tu e solo tu puoi fare di un cappello che vola l'antagonista di un tovagliolo: chiunque avrebbe fatto del cappello il personaggio principale. E quella "lacrima in attesa": ah, ogni volta che smette di aspettare si fa perla. E fa bruciare il sole d'invidia, tanto è la seduzione che produce.
Oggi piove. Ma forse è solo il ricordo della pioggia di stanotte.

rickyfarina ha detto...

Che bello il film dei tuoi sei anni. L'ho visto tutto.

martha67 ha detto...

Torno bambina leggendovi....