venerdì 20 aprile 2012

CEDEVOLE

Cedevole è la realtà, basta poco e diventa
un sottofondo, un sussurro fra le costole
del delirio, uno spasmo involontario, e non
coagula più, si fa emorragia infinita.
Non hai più nome, casa, non ha più sentiero.
Sei un corpo trasparente, sei in trappola.
Terremoto pietrificato, ti resta il respiro.

2 commenti:

Medea ha detto...

"Ti resta il respiro". Nonostante "l'emorragia infinita". A volte si toccano abissi che tu pensi di sfiorare soltanto e invece ne sei come assorbita. E senza che tu ti renda conto del fatto che si tratta di vicoli ciechi. L'unica uscita è persino murata. E ti senti come un'Antigone. Ma privata della scelta.
Poi leggi una poesia e ti accorgi che anche la disperazione è un alibi. Come le bugie dei poeti. O come i volti sorridenti dei pagliacci. La realtà è "un sottofondo", si hanno mille chiavi di lettura per mille pensieri e mille anime; ma si perde la chiave di volta. Non si legge più la realtà. Si vive allora in un mondo che è ambivalente. Scaltramente ambivalente. Perchè ha l'ambiguità dei propri abissi. Ciò che ti fa disperato-in verità- è la tua felicità. Sei un disadattato. Ma, inconsapevolmente,felice di esserlo.
"Vago attraverso i giorni come una puttana in un mondo senza marciapiedi". Ok. Però i marciapiedi nella "realtà", "CEDEVOLE",ci sono. Io sono inciampata. Si è aperta la terra. E non mi ha voluta.

"Cedevole" è una delle poesie più intense che io abbia mai letto. Sintenticamente intese.
Farina, sei un turpe vituperio!

Medea ha detto...

"La verità vera è che nulla del mondo mi è ancora passato attraverso lo spirito, proiettandosi in radiografia nella sua struttura di realtà costitutiva e metacorporea. Non sono ancora giunto al grigio e sempiterno scheletro che c'è sotto.
Ho veduto dei colori, annusato degli odori e carezzato gesti,contentandomi di una gioia elettrice e riordinatrice.
Ho ignorato la parola pensata. Le mie parole furono soltanto sensazioni. I miei ritratti furono quadri,non drammi.Mi sono fissato su figure e le ho tanto rimuginate e contemplate, da riprodurne una trasfigurazione soddisfatta. Ho semplificato il mondo a una banale galleria di gesti di-forza o di-piacere. C'è lo spettacolo della vita in quelle pagine,non la vita. E' tutto da ricominciare".
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere,22 aprile 1936

Se andassi oltre smetterei di morire. E non posso.