martedì 27 maggio 2008

UNA STRANA STANCHEZZA

Questa mattina svegliarsi è fatica, immane,
dolorosa, come trascinarsi dietro l'abisso
gelido dei sogni, e gettare una pallida rete
attorno agli oggetti bagnati dalla luce.

Il repertorio consumato dei gesti mi attende,
una parte da recitare su un vuoto palcoscenico,
in attesa che il sipario mi crolli addosso,
sindone profana di cenere, polvere e gloria.

Improvvisa Riccardo, recita a braccio, anche
se oggi senti in te tutte le mutilazioni possibili,
non lasciare che la memoria diventi un unico
distillato di lacrime, trova la forza di esistere.

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