Ti muovi, statua eretica, sui confini
del mio oscuro desiderio.
Non sai quanta fatica ho fatto questa notte
per estirpare i sogni dalla mia carne.
Una nuova nudità cerco, limpida, estrema,
una nudità innocente come un morso.
La culla del mattino oscilla appena,
svegliarsi non è che un sonno capovolto.
Il tuo corpo, pane bianco appena sfornato,
mollica di stelle, farina allucinata.
Dove fu il peccato, dimmi, se questo è il
dono terrestre di una luce vivente?
Chi tradì la vita eterna mangiando il frutto
della conoscenza, non tradì il nostro amore.
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