martedì 13 maggio 2008

ALBERTO BEVILACQUA

Bevilacqua è un poeta, un poeta vero.

Come regista e come romanziere non lo
conosco. E temo di restare deluso.

Ma come poeta: "giù il cappello".


UBIQUITA'

ho passato una vita decifrando
piaghe e vuoti nell'altrui esistere
...cogliere almeno un silenzio che vale
nel chiasso volgare degli altri

un'ipotesi è
che soffrissi un po'di vertigine, claustrofobia
nell'abitare solo me stesso, vaneggiando
d'essere io almeno una piccola colpa di tutti
e insieme
lo specchio immobile che incolpevole riflette
...temo, a volte, di avere forzato
l'ostinata serratura
di sentirmi un po'dio

ambirmi testimone
di ciò che avviene in ciascuno che si crede il mondo,
pellegrino
inesausto dell'immedesimazione
un abuso
come dell'ubiquità cristiana
che porta alla fissità estrema dei chiodi
nella crocefissione

ha sogni
anche l'abisso senza fondo
del microcosmo in un cosmo ignorato

è bastato che entrassi tu a porta sbattuta
un profumo di foglie e i mosconi azzurri
il mandorlo dell'orto sotto la mia luna nuova,
è bastato un bacio ignoto
d'amore e di delitto
...bisognerebbe dirlo alla morte che si muore
con le estreme ironie che ne deridono il nonsenso
a volte persino con la dignità di un pensiero




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