52 anni di vita. Notte fonda. Vescica piena.
Accendo la luce del bagno. Lui è nero, è uno
scarafaggio, avverte un pericolo, sfreccia
sotto la lavatrice, ha paura di essere schiacciato,
ha paura della morte, tanto quanto me.
E'umano, un Samsa in miniatura. Forse dovrei
avere pietà. Ma non è così. Inizia la lotta.
Sposto la lavatrice, scappa verso i sanitari,
prendo una scarpa che avevo lasciato in bagno
e gliela scaravento contro: mancato!
Torna sotto la lavatrice di corsa, ha paura,
paura della morte. Sposto ancora la lavatrice,
cade lo shampoo per terra, faccio casino.
Ethel si sveglia. "Ma che succede?"
Sposto la lavatrice ancora di più, di lato.
Eccolo! Ora non si muove. Forse spera che
l'immobilità lo protegga questa volta,
o forse è paralizzato dal terrore, lui così
piccolo, così nero, così assoluto. E io così
vivo e così implacabile. Prendo un'altra arma,
l'asciugamano che uso per il culo.
Sente lo spostamento d'aria, si muove di scatto!
Inciampo, ma riesco a stordirlo! Finisco
contro la porta scorrevole del bagno che
esce dai cardini, ora o mai più: assesto il
colpo finale. La morte è arrivata!
Un asciugamano da culo lo ha ucciso.
Faremo tutti la stessa fine, siamo tutti dei piccoli
Gregor Samsa, destinati all'estinzione.
Gli scarafaggi ci saranno ancora quando
l'umanità sarà solo un ricordo su questa Terra.
"Ethel, vieni ad aprirmi, sono rimasto
bloccato nel cesso!". Prendo la carta igienica,
butto lo scarafaggio nel water e piscio
finalmente. Ethel mi guarda assonnata.
Sono il suo eroe, l'eroe dei due mondi:
il mondo umano e quello degli scarafaggi.
Due mondi così simili.
1 commento:
Potevi evitare di ucciderlo prendendolo con l'asciugamano e metterlo fuori.
Posta un commento