giovedì 16 novembre 2017

EVANESCENZE

13 commenti:

Paoly ha detto...

E' molto bello. Proprio bello.
Sai raccontare il mare, sai farlo davvero bene. Gli rendi pienamente giustizia. E non è facile... raccontare il mare. Senza cadere nella banalità che da la nausea... un po' come raccontare l'amore...
E' molto bello, Riccardo.

Unknown ha detto...

Caspita..

Unknown ha detto...

Emmersa nello stress quotidiano e delirio cittadino avevo bisogno di queste immagini. Grazie😊

-farinomane- ha detto...

… Magia. Un film dagli effetti specialissimi! C’è tutto in una scena… il contrasto armonioso di colori del cielo annegato nel mare, l’estatica dissolvenza naturale delle chiazze d'acqua sulla sabbia, l’ipnotico suono e movimento perpetuo delle onde… è il mare che fa l’amore con la terra mentre il sole geloso incendia il cielo come fosse un’apocalisse. Tutto è bucolicamente tragico. Tutto si fonde… tutto si scinde. La natura si manifesta con tutti i suoi elementi. E poi c’è l’uomo, con la sua superba voglia di catturare il mistero e il suo insfamabile bisogno di ritrovare le radici, di tornare sui luoghi della memoria come sul luogo del delitto.
Un film d’amore e di catastrofi, un film noir con atmosfere da fantascienza. Un film rivelatore. Colgo il senso dell’uno nel molteplice, del divenire, dell’inarrestabile, della fugacità. Forse hai afferrato l’inafferrabile, il mistero della vita, la sua crudele bellezza.

rickyfarina ha detto...


Ragazze! Così vi voglio!
Reattive ai miei film!
Non alle chiacchiere!
Grazie.

Apprezzo molto la disamina.

Un bacio.

-farinomane- ha detto...

...a proposito di rivelazioni... Allora la divina provvidenza esiste! (tra l'altro sei giunto sano e salvo)

Anonimo ha detto...

E' una fata Morgana. La Provvidenza è naufragata da tempo... e lo dico con Malavoglia.
Bastianazzo

-farinomane- ha detto...

Non ci resta che il culo...e lo dico con Piacere.

Ps: liberate le suore

Anonimo Critico ha detto...

Ottima la sezione centrale con un efficace quanto suggestivo connubio tra immagine e suono.
Un po' meno le sezioni introduttiva e conclusiva per via di un certo didascalismo, seppur entrambe costituite da interessanti tagli compositivi ad eccezione di una eccessiva centralità del soggetto in campo medio/lungo.

Unknown ha detto...

Io ho zompettato col cursore... ho visto 4 secondi in tutto. Che hai ripreso il mare?....... Ammazza aho! Capolavoroooo!!!

rickyfarina ha detto...


Medea:
Mare, che io domino col pensiero,
mi hai nascosto mille bugie e tante verità.
Alda Merini.
Evanescenze è un threnos, sembra un lamento funebre per la bella stagione che muore. Ed è, allo stesso tempo, un inno di lode al tempo che viene. L’autunno, nelle zone di mare, è un tempo sospeso, evanescente, appunto. Si veste di colori indecifrabili; ogni singolarità di tempo è irripetibile. Evanescenze è un film che va assimilato, perché è come fare a botte con la verità e tentare di portarsi a casa il cuore. Integro.
L’ho visto appena pubblicato: non ho saputo dirne parola. Ho dovuto vederlo ancora, stamattina, per poter comprendere cosa mi attrae così tanto da lasciarmi in preda ad una tachicardia simile ad ebbrezza e disperazione insieme. Credo che l’unica risposta venga dal mio istinto: sono immagini che bucano dentro, è un film-martello pneumatico. Solo con Evanescenze ho compreso pienamente quanto la Poesia possa far male e come dal male che essa produce nascano fiori, violentissimi, di possessione. Come la terra ingoia l’acqua, che ovunque arriva e tutto penetra, così l’essere umano si libra nell’inconoscibile e si fa morte. Come l’onda è ingoiata dalla terra, così quell’umor nero-che vive sotto i miei cuscini e sotto la mia pelle- sparisce, per sempre, nell’oblio di una natura che non dà scampo. Il confine, allora, tra essere e morte è labile e tagliente; come il confine tra incubo e mattina. Buche, rubescenze, passi. Le impronte dell’uomo col volto più bello che io conosca, il rossore del cielo, che non mi fa più pensare al pudore di un’adolescenza sfrontata, ma ad un sesso di femmina sciupato da ore d’amore, quegl’abbandoni gelatinosi al confine dell’abisso: tutto è una sublime lotta. Il titano è a terra, esanime, ha un corpo irresistibile, una vitalità non paga di dolore, sospeso tra l’ultimo colpo ferale e un ultimo bacio, eppure ancora crede di poter vincere.
La sequenza 6.34-6.57 è attaccamento alla vita: l’uomo, il fratello, la genesi di una filantropia, la fonte di una seduzione, la goliardia, la complicità, la fascinazione; ogni sfumatura d’amore è lì ed è la risposta all’Ingovernabile, all’Illimitato, alla Fuggevolezza, alla Fugacità. Al Nulla.
(Ma, come diceva sempre Alda, “Anche il nulla vanta il suo equilibrio”: sono un gatto che si morde la coda o forse l’uroboro che non arriverà mai alla sua origine).
Sei poeta fino al buco del culo. E mi fai talmente paura che ti amo senza pietà

Anonimo ha detto...

Quello che scrive Medea è interessante,però fa anche ridere...
Infamone

Anonimo Curioso ha detto...

Medea mi sembra monotona. Usa sempre lo stesso uncinetto. Dopo aver letto alcune sue cronache sui film del dottor Farina, le altre sono sempre uguali e monotematiche. Sarà colpa del filmmaker o un limite della commentatrice? Mi è piaciuto ampiamente di più la disamina di -farinomane- a 02:55. Giusta lunghezza e concetti espressi benissimo. 10+ con lode a -farinomane- da parte mia che, sia ben inteso, rimane opinione personale di lettore (curioso) di passaggio.