giovedì 5 ottobre 2017

AMICO

"Vediamo che cosa tiri fuori da me", queste sono
le prime parole che mi disse Nicolino quando ci conoscemmo
all'Azzurro Scipioni di Silvano Agosti, Silvano mi aveva
dedicato una serata e aveva proiettato alcuni miei
film, Nicolino era rimasto colpito dal senso di intimità
che riuscivo a trasmettere, e decise di mettersi nelle
mie mani, di affidarmi la sua voglia di raccontarsi.
Mi ha affidato la sua anima, la sua voce, il suo corpo.
Il risultato sono cinque film che gli ho dedicato, più
un sesto a casa del pittore Fausto Battelli. Nicolino
era molto felice dei nostri film, li chiamava i nostri
cinque capolavori. A me non interessa la parola
capolavoro, l'ho sempre trovata enfatica, ma sono
felice di avere girato quei film insieme a lui, e credo
di essere riuscito a cogliere il suo essere, lui si donava
con generosità implacabile, e io lo ascoltavo con
amore, con divertimento e con amicizia. Nicolino
era un uomo raffinatissimo ed elegante, di intelligenza
tagliente, dalla vasta cultura, e dall'umanità limpida
come un ruscello in grado di dissetare le sue tenebre
e le mie. Faceva finta di essere trucido, era la sua
maschera, il suo gioco, il suo sberleffo al mondo.
Non era per niente trucido, la poesia era il suo spazio
sacro, la sua eleganza sospesa, il suo dono, la sua
fanciullezza maciullata, eppure ancora viva, vagante
e sgambettante. La sua solitudine tentacolare ha
abbracciato chi poteva, chi incontrava, gli bastava
un volto per essere poeta e ricamare con la sua
voce un dono di parole. Sono pieno di gratitudine
per avere avuto il privilegio di conoscerlo, sono felice.
Sì, sono felice di avere Nicolino nel cuore. A Nicolì,
verrò al tuo funerale, basta che non ti metti a ridere,
fai la persona seria almeno una volta, fingi d'essere
morto, tu che sei sempre stato così vero, fingi una
volta, una soltanto. E poi annamo ar mare, amico.

20 commenti:

Engy ha detto...

Hai ragione ad essere felice dopotutto, perchè conservi ricordi intensi di questa amicizia e un po' ce li hai raccontati.
E' meglio provare il dolore per la morte di una persona che ci ha amato e che abbiamo amato, piuttosto che rendersi conto di provare poche emozioni, ad esempio anche nei confronti della morte del proprio padre.
A me è successo e succede, per mio padre. Lui era una persona assente, molto presa dal suo lavoro, abbastanza anaffettivo (si dice così vero?) e se è vero che comunque mi ha trasmesso certi valori fondamentali, più che altro con l'esempio, l'ho sempre sentito distante (ora capisco il grande impegno del suo lavoro, ma cambia poco ...).
E così, quando è morto (molti anni fa) ho constatato l'assenza o quasi del mio dolore e ancora oggi debbo constatare che rarissimamente penso a lui. E questa constatazione mi provoca dolore ...

Paoly ha detto...

Engy,

quando è morto qualcuno a me caro, anche qualcuno che ho amato follemente (essendo una persona con uno scarso equilibrio mentale... è un dato di fatto), non ho provato... dolore? Mi è capitato di essere obiettivamente più addolorata per la morte di uno sconosciuto che per quella di un amato/a.... In me invece albergava il vuoto. Un vuoto siderale. Ed un sottile soffio di rabbia sospeso nel cervello e negli occhi. Rabbia allo stato puro. Vuoto, immobilità, senso di inutilità. In un respiro di rabbia. E le tante lacrime che perdevo, in un silenzio imbarazzante, altro non erano che rabbia trattenuta a stento, per mantenere un contegno. Rabbia per dovermi prestare al santo commiato ed ai suoi riti di rito. Ce l'avevo con chi se ne stava lì, morto/a. Ce l'avevo con chi se ne stava lì a guardarlo/a, a parlare di Lui/Lei, santificandolo/a anche per i suoi egoismi e aberrazioni, cantando un personaggio per me irriconoscibile... dopotutto uno stronzo/a, dato che si ostinava a starsene li, con quella cazzo di faccia fredda e rilassata, a farsi santificare... a dirmi: hai visto? Tutti mi amano! Non sentivo la tragedia, il distacco. Sentivo solo il silenzio e l'eco del silenzio, dentro me. Un deserto di organi infastiditi e sordi all'umanità. Era come se si trattasse soltanto di un viaggio, un viaggio di sola andata: una scelta del morto. La morte un viaggio, una sua scelta. Perciò vaffanculo. Il dolore... l'ho percepito molto dopo, in rari frangenti. Nel risveglio da un sogno. Nel toccare casualmente un suo oggetto. In un ricordo condiviso... e allora sono stati e sono momenti devastanti, che mi straziano le interiora, eppure delicati... comprendo la verità, comprendo la tragedia, il distacco tra vita e morte. Ma durano poco, poi tutto passa. Se ne è andato/a, per un viaggio di sola andata. Una sua scelta. Non male dopotutto, viaggiare è un piacere di incomparabile bellezza. Credo che non provare "dolore" sia semplicemente un dono del nostro istinto di sopravvivenza. Un modo per non soffrire oltre la decenza. Un modo di prendere la morte. Un modo assolutamente ateo.

Grazie Riccardo, grazie per averci donato le bellissime immagini di Nicolino.
Grazie.
E' soltanto un viaggio...
Un abbraccio.

Anonimo ha detto...

Paoly, ma si è suicidata questa persona di cui parli nel tuo libro? perchè tu hai scritto un libro sai..
..come i film di Ricky..che durano dieci secondi, ma sono come un film di due ore..

Unknown ha detto...

La nostra Paoly infatti scrive dei pipponi un po' lunghi.

Anonimo ha detto...

no Freddy, non è un pippone, è il condensato di un bel libro..uno di quei libri sulla morte di una persona cara...c'è tutto condensato, odio, rabbia ,paura, schifo, noia, dolore,morte.. lacrime..tutti gli ingredienti per il pappone...

Unknown ha detto...

Ah giusto è un pappone...

Paoly ha detto...

Anonimo

No no, niente suicidio. O meglio... in effetti in due casi si... vabbè. Capita. Due suicidi sono davvero troppi da vivere, ma può capitare... capita, no? Al di là di ciò io vivo il lutto così, sempre. Almeno fino ad ora. Non soffro, solo qualche frammento di dolore puro ogni tanto, pochi istanti... poi nulla, basta. Resta solo uno sguardo teso all'orizzonte e un odore nostalgico che pizzica il naso. Fa specie.
Concordo con Mr Freddy, sono una pippona!!!

Anonimo ha detto...

Comunico ai gentili lettori del blog che l'utente attimiespazi si è nuovamente offesa per ciò che le ha scritto il signorino Ricky.

Engy ha detto...

il dolore per la morte di un genitore e quella di un amico hanno caratteristche diverse e forse il mio racconto ci azzecca poco col post....
Rimane il fatto, cara Paoly, che nel mio caso non c'e' stato e non c'e' meccanismo di difesa per soffrire meno, e' che proprio non soffro...
Ma questa constatazione mi inquieta, forse perche' ho interiorizzato l'idea che la morte di un padre debba per forza provocare dolore...non so..

Anonimo ha detto...

Engy non ti inquietare e non soffrire per questa assenza di dolore per la morte di tuo padre, non vi è nulla di anormale. Si prova dolore e strazio per la mancanza di una persona con cui vi è stato scambio reciproco di amore/affetto/amicizia e con cui si sono condivisi bei momenti. Un legame di sangue non comporta per forza di provare del dolore alla definitiva separazione, specialmente se con il familiare vi è stato un rapporto distaccato e freddo. L'affetto e l'amore sono sentimenti che vengono insegnati e trasmessi provandoli in primis, se un genitore è anafettivo, distaccato e disinteressato le probabilità che il figlio funga da specchio riflettente sono molto alte. Diverse invece le lacrime che ci provano per rabbia per la fine di una persona che ce ne ha fatte passare di cotte e di crude, ma che è stata così brava di reggere la facciata di persona integerrima. Una specie di smacco finale per la vittima che ha subito, non sarà mai creduta per la perfetta finzione mantenuta in pubblico e deve anche sentire elogi su quella facciata senza poter urlare la verità.

Engy ha detto...

caro Anonimo, tutto giusto e, a livello razionale, assodato. Ma sai com'e', la parte emotiva non di rado se ne va per I fatti suoi....

Anonimo ha detto...

per anonimo zero 9 duepunti 30
intendere come "smacco finale" per la vittima la morte di una persona che gliene ha fatte passare di cotte e di crude , è la dimostrazione che la rabbia è un virus che manda il cervello in poltiglia.
anonimo che non ha paura dell'acqua

Anonimo ha detto...

anonimo 3 dici e 2 punti con dici 8 ................ciao

Anonimo ha detto...

Angy e nonimo 13.18 ....provare rabbia è salutare se viene elaborata e risolta, quando viene trascinata nel tempo effettivamente si cancrenizza come un virus dell'herpes ed ogni tanto riaffiora. Dolorose sono quelle rabbie conseguenti ad un rapporto malato di dominio e sudditanza Alla dipartita del dominatore comunque costui detiene ancora il potere di far soffrire il sottomesso proprio per essersene andato senza che venisse risolto il problema, senza dar modo che la verità venisse allo scoperto e senza, magari, che il rapporto si evolvesse in meglio. Rabbia per tutto ciò che purtroppo è stato e che sarebbe invece potuto diventare. La comprensione, la rassegnazione e la compassione su un passato che non può tornare per essere modificato e risolto...lasciano libero il presente dalle catene del "devo-dovrei-voglio-vorrei". Il presente è ora, il passato negativo serve per non sbagliare ancora e vivere meglio il presente senza inquietudini legate a fantasmi.

attimiespazi ha detto...

Engy,
come può mancarti chi non c'è mai stato? il dolore nasce dalla dimensione di vuoto affettivo che lascia la persona defunta. riesco a comprenderti.

accidenti, quanti anonimi!
Anonimo annunciatore di 07:08, è vero. se così non fosse significherebbe che avrei scarsa considerazione del signorino..

.attimi

Anonimo ha detto...

accidenti a quel dilettante di Leopold von Sacher-Masoch.
viva l'art.150 del C.P., e "se avrai la carità avrai tutto; senza la carità nulla ti gioverà, qualunque cosa tu abbia.".
anonimo leguleio evangelico

Engy ha detto...

attimi, infatti non mi manca ...forse non mi san spiegata bene ....

attimiespazi ha detto...

non so, Engy, correggimi se sbaglio, ma
mi sembra di aver capito che tu non soffri per la scomparsa di tuo padre e ti domandi il perché di tale "indifferenza" (chiamiamola così).
secondo il mio parere, in virtù di ciò che hai accennato riguardo il rapporto che c'è stato fra di voi, ritengo sia una reazione emotiva logica non sentire sulla tua pelle la mancanza di una presenza, di un feeling affettivo carente. può succedere tra genitori e figli, può succedere.
quindi, la mia domanda-affermazione che ripeto è: come può mancarti chi non è stato presente? il dolore, per come lo vivo io, si ciba di vuoto profondo per una assenza e,
nel tuo caso, per tua consapevole ammissione, tu questa mancanza non la senti e di conseguenza non soffri..
ciao Engy, ciao a tutti, vi leggerò
con amore..

.attimivostra

Anonimo ha detto...

io forse ho capito attimi, a Engy manca queli'amore che non c'è mai stato..non tanto la persona..quindi è ancora più nobile il sentimento di dolore
Paramahansa Halapansa

Engy ha detto...

ok attimi e ok Anonimo. ciao