lunedì 9 giugno 2008

BELLARIA, UNO STRANO FESTIVAL

Appena tornato da Bellaria dove ho vissuto tre giorni intensi.

Primo film visto: Vieni dolce morte (dell'ego), di Paolo Brunatto,
regista sperimentale. Presenti in sala: 5, forse 6 persone.

Il (non)film è "pornografia dell'anima", nel senso più nobile
dell'espressione, un flusso di immagini apparentemente caotiche,
il racconto sminuzzato di un viaggio di nove mesi(come la gestazione
di un bambino), realizzato nel 1967/68 da Roma a Kathmandu,
attraverso la Grecia, la Turchia, Iran, Pakistan, India (e ritorno),
a bordo di un pulmino Volkswagen, che era appartenuto al leggendario
Living Theatre. Ogni immagine di questo film vibra, pulsa.
Trasmette il senso dell'illusorietà, svela la dimensione onirica
dell'esistenza, smaschera l'inganno dell'ego. Portagonista assoluta
del (non)film è la compagna del regista Poupée Cozzi Brunatto.

Brunatto è presente in sala, vestito di nero, fluenti capelli
bianchi, visibilmente amareggiato per la penuria di spettatori.
Ricorda che ai tempi di Filmstudio a Roma c'era la coda
fuori dal cineclub per vedere il suo film. Alla fine della
proiezione nessuno applaude, nemmeno io(ma per rispetto alle
immagini, a quel senso di sospensione temporale che mi hanno
lasciato negli occhi), il regista si alza e ci ringrazia di
non avere applaudito, un ulteriore aiuto alla morte del suo
ego, dice con amara, e sorridente ironia.

La sera dopo a Bellaria c'è la festa dedicata a Renzo Arbore
e alla sua storica trasmissione L'altra domenica. Ci sono le
telecamere della Rai, la sala è stracolma, è presente anche
il sindaco. Arbore duetta col critico Aldo Grasso, noia mortale
di ogni autocelebrazione, per quanto la trasmissione fosse
veramente innovativa ai tempi e simpatica nel suo stravagante
fluire televisivo, una sorta di "helzapoppin catodico."

La televisione, olocausto dell'immagine ribelle, fascismo
interiore. Devastazione spirituale. Non memoria collettiva,
ma cemento blocco unitario di memorie agglutinate.

Un colla mentale.


Tre spettatori



Milioni di spettatori



La rana pazza (metafora)

1 commento:

Anonimo ha detto...

basta con questi festival !!
cosa ti avevo detto, troviamo un altro piero ricca del cinema. basta con la retorica dei dinosauri evviva la "stupidita'" di IO E WINNIE !!