lunedì 30 giugno 2008

LA SOGNATRICE

Un piccolo nubifragio.
Intimo. Nella seducente
nudità del risveglio.

Nascere per spezzare
orizzonti domestici.
In un corpo nuovo.

Oltre la vertigine di
buio, oltre la gelida
simmetria dello specchio.

Tornare a sillabare
la luce, nell'attimo che
rivela la forma.

E appare cio che deve
apparire, solido mondo.
Ma tu respiri ignota.

Statua di sonno al mio
fianco, docile all'arcano
di questo tenue mattino.

AFORISMA DEL GIORNO

Vivi si diventa. Nascere non basta.


Ricky Farina

domenica 29 giugno 2008

JANUSZ KORCZAK

Per credere ancora nella nobiltà dell'Uomo.

Janusz Korczak.

Grazie a queste persone possiamo ancora sperare.



BIOGRAFIA DI SILVIO BERLUSCONI

Berlusconi Silvio nasce a contratto il 29 settembre del 1936
a Milano. Di nessun interesse la sua vita fino al famoso episodio
del 27 settembre 2006: riceve la "Madonnina d'oro" da Don Gelmini.

L'episodio è storico e va narrato nei suoi particolari più scabrosi.

Durante un coca-party mafio-russo a Villa Certosa si presenta
Don Gelmini in mutande, visibilmente ubriaco, seguito da cinque
adolescenti efebici, ha con sé la prestigiosa "Madonnina
d'oro".

"Chi è quel coglione che ha parcheggiato la Ferrari
sui miei cactus?" urla Berlusconi.

Gli viene riferito da Bocelli, il cantante dall'ugola prezzolata,
che si tratta sicuramente di Don Gelmini.

"E come fai a saperlo tu che sei cieco?" domanda incredulo il
cavaliere.

"Quando c'è Don Gelmini in giro si sente sempre un odore
acre di sperma e borotalco, non posso sbagliarmi".

Infatti la Ferrari è di Don Gelmini. Lo si vede dalla targa
dove c'è scritto NATICANO, al posto di VATICANO.

Berlusconi diventa azzurro di rabbia, ma cerca di mantenere
un contegno da statista, anche quando Bocelli gli pesta i piedi.

Don Gelmini mette tutti gli ospiti in imbarazzo, soprattutto
quando costringe Putin a farsi un tiro di coca sul corpo
dorato della Vergine. Il gesto non viene apprezzato da Fedele
Confalonieri, lo trova cafone, anche Emilio Fede è d'accordo.

Bocelli canta l'AVE MARIA per distogliere l'attenzione
dalle mutande gialle di Don Gelmini.

Alla parola AVE tutti gli ospiti fanno il saluto fascista.
Anche Berlusconi.

Intanto la "Madonnina d'oro" finisce in piscina, non si sa
come, forse buttata per scherzo da "Budget" Bozzo.

Berlusconi allora, infuriato....(qui la nostra biografia
finisce perché "non c'è nulla da ridere", la tragedia
è in atto...)


I giovani vanno stimolati! Stimolati dappertutto.





sabato 28 giugno 2008

L'ARTE DELLA RAPINA

Anche rapinare è un'arte, comunque una "tecnica".

CHE MERAVIGLIA L'AMERICA!

venerdì 27 giugno 2008

L'OMBELICO

Oh, l'ombelico!

La terza cosa che guardo in una donna.

La prima è l'ombra.
La seconda è il culo.

La terza è l'ombelico.

Segno, simbolo,
cicatrice.

L'ombelico regna sul desiderio.

La mia lingua
nell'ombelico.

Scava alla ricerca di una sete
originaria.

La prova inconfutabile della nostra
nascita.

Niente può oscurare l'ombelico.
Nemmeno la morte.



ELIO PETRI

Un omaggio a questo regista che troppo spesso viene
ignorato, perché è COMODO ignorare un regista SCOMODO.







giovedì 26 giugno 2008

LA DESTRA CHE MI FA VOMITARE

Solo un governo di destra poteva concepire di prendere
le impronte digitali ai bambini nomadi.

Equivale a mettere la museruola al vento, a marchiare
le farfalle, che altro? Poveri imbecilli.

Meglio mangiarli i bambini che schedarli!
C'è più poesia in un morso...


AFORISMI ONESTI

Ho conosciuto un cittadino onesto, pagava le tasse fino
all'ultimo centesimo. Faceva manifestazioni in piazza contro
la corruzione. L'unico neo:gli puzzava l'alito.

*

Mi fanno senso quelli che usano l'espressione
- a essere sincero -. Sembra quasi uno sforzo.

*

Guadagnarsi la vita? Per carità, meglio averla gratis.
Ed è già un prezzo troppo alto.

*

Come devo farvelo capire? Non esiste il tempo libero.
Finché sei prigioniero della vita.

*

Non mettere mai i sogni nel cassetto se non vuoi che i tarli
li divorino.

*

Non avere speranze, questa è la vera onestà.

*

Oggi chi pensa vive nell'utopia.

PSICOMACHIA

Psicomachia. Battaglia per l'anima. Di questo si tratta.
Una psicomachia al contrario, dove il vizio sconfigge
l'insopportabile virtù, presupponente e tediosa.

Oppure una psicomachia per salvare l'anima. L'anima è
in pericolo. I nemici dell'anima si moltiplicano.
Un assedio in piena regola. Salvarsi nel silenzio.

Nella musica del silenzio.

LA FOLLIA DEL FUMO

Fumare. E allora perché non buttarsi sotto un treno?

Ho provato a smettere, ci riproverò. E'una questione di
coerenza cognitiva. Forse di intelligenza.

So che fa male e continuo. Perché? Mi trovo in una
imbarazzante situazione di schizofrenia.

Sono scisso. Mister Hyde quando fumo.

L'altra notte ho sentito strani rumori in cucina.
Ho avuto paura: un ladro? un assassino?

Invece dovrei avere paura di me stesso, l'assassino
sono io.

mercoledì 25 giugno 2008

QUESTO SPESSORE DI BUIO

Questo spessore di buio, corteccia
infinita di tenebre dentro me, che
offusca anche il volto della madre.

Nessuna speranza di conservare intatta
la forma dell'amore, nel diluvio di
niente che annega gli ultimi fuochi.

Ma un fiore è un fiore, una rosa è
una rosa, come già si è scritto, e
allora: perché temere l'annientamento?

Il buio è limpido, come questo cielo.

IL PRETE GERONTOFILO

Finalmente ho conosciuto un prete gerontofilo, ci ha provato
con mia nonna, l'ha fatta sentire donna un'ultima volta. Gli
sono grato. Mentre la pedofilia è sicuramente da condannare,
mi spingo a dire che la gerontofilia nella chiesa sarebbe un
fatto nuovo, interessante, e di tutto rispetto.

LO SPAZIO INTIMO

Non ho il fisico del ruolo per fare il contestatore, come
il mio amico Piero, mi manca la voce, la voglia, lo stile.
Ho un altro stile, forse. Altre modalità. Questo non toglie
che ieri ero idealmente vicino a chi ha manifestato davanti
al palazzo di giustizia contro l'abominevole Berlusconi.

Non riuscirei mai a dire a una persona, anche se si tratta
di un politico corrotto, VERGOGNA! La vergogna possono
provarla solo coloro che hanno una coscienza, un senso
critico e autocritico del proprio operato. Mi sembra ingenuo
"intimare" la vergogna a qualcuno che ne è sprovvisto.

Anche io lotto contro l'abominio, lotto attraverso la poesia,
la salvaguardia dell'unicità del singolo, lotto nella
vita di tutti giorni comportandomi secondo coscienza, questa
vocina strana e buffa che parla dentro di me, e nella lotta
si può anche perdere, non mi comporto sempre come vorrei.

Sono il primo a vergognarmi di me stesso, perché vivo nel
tempo e nello spazio interiore, chi invece vive nel fracasso,
con il guinzaglio al collo e l'agenda ricolma di appuntamenti,
chi vive davanti allo specchio o in uno studio televisivo,
non ha gli strumenti per vergognarsi, anzi, non ha lo spazio,
e lo spazio per la vergogna si chiama -intimità-.

Intimare l'intimità è un paradasso, quindi la vergogna
al limite va suggerita, a voce flebile.

Detto questo, VERGOGNATEVI!

QUANDO HULK SI VESTIVA ALL'UPIM

Ieri ho visto l'ultimo Hulk, e mi è capitato di provare la
stessa nostalgia per il telefilm che già mi aveva attanagliato
quando vidi l'Hulk semi-autoriale di Ang Lee. Il cinema
digitale, effettato, proprio non mi piace, si tratta di un
videogioco fracassone in fin dei conti, non di un film.

Il vero problema è che manca la sofferenza. Nel telefilm
potevi percepire la sofferenza di Lou Ferrigno, l'attore
che impersonava Hulk, quei muscoli erano veri, frutto di
uno sforzo quotidiano in palestra, e il colore verde era
una vernice (tossica probabilmente) che ricopriva il corpo.

La metamorfosi era resa felicemente con poche inquadrature.
Dettagli di una camicia che si lacerava, i bottoni che
saltavano, le cuciture dei pantaloni che non riuscivano più
a contenere "un corpo in rapida espansione". Era un corpo,
appunto. E il cinema è un corpo, si nutre di corpi.

Invece nell'era digitale tutto è sterilizzato dalla tecnica.
Il dolore non è più che la caricatura di se stesso.
La metamorfosi è solo un gioco di pixel, manca la carne,
il sudore. Manca il corpo. Manca tutto, in sostanza.
Quando Hulk si vestiva all'Upim c'era ancora la vita.





martedì 24 giugno 2008

I MIEI GUSTI MUSICALI

VI TIRO LE ORECCHIE

Vi tiro le orecchie perché sapete che siete mortali
e fate finta di niente. Continuate a lavorare, a fare
figli, a prendere l'aperitivo, continuate a parlare
del più e del meno, a scrivervi insulsi sms, a giocare
a carte, a tradirvi, uccidervi, tormentarvi, vi fate
le vacanze intelligenti, pagate il mutuo, continuate
a comportarvi come degli idioti, l'unica riflessione
sulla morte che siete in grado di fare è assicurativa,
vi assicurate, ma che cazzo! Invece di contemplare il
vostro volto mortale allo specchio, inebetiti, pieni
di terrore, con il cuore che trema, il respiro mozzato,
sul precipizio di un'eternità cieca, che vi ripudia e
vi ficca sottoterra, invece di urlare di sgomento per
questa tragedia immane che è l'esistenza, voi che fate?
Vi comprate la casa al mare, magari con la piscina.
E non leggete nemmeno una poesia al giorno! Bestie!

Dio, quanto vi invidio.

IL SESSO SECONDO ME

Freud, il caro e vecchio Freud, dice:"lo scopo del desiderio
sessuale è l'unione dei genitali nell'atto noto come copulazione,
che porta a liberarsi dalla tensione sessuale e alla eliminazione
temporanea dell'istinto sessuale:una soddisfazione analoga a
quella di saziare la fame".

Mi viene da ridere, Freud molto spesso mi fa ridere.
Io non sono iscritto a nessuna UNIONE DEI GENITALI, e la
copulazione non è un atto noto, anzi:secerne l'ignoto.
Ho gli spermatozoi misteriosi, tanti piccoli agenti segreti.

L'analogia con la soddisfazione della fame non mi convince.
Io sono un guardone. Nel mio caso sono un affamato che gode
nel vedere un altro che si mangia una bistecca.
Questo evidentemente non mi sazia, ed è qui il bello.
La sazietà è volgare, appesantisce. La sazietà non mi piace.

Il sesso, secondo me, è una vertigine, due palle da prendere
al balzo, un modo come un altro per entrare dentro una
persona senza chiedere permesso, è lo schermo della fantasia
schizzato di fango, una scommessa dentro una commessa,
la cassiera dell'ipermercato con il rossetto, una presa per
il culo nel senso letterale, è il turpiloquio del ventre,
una bestemmia divina, l'aggiramento della riproduzione,
natura contro natura, un lutto da sciogliere nella lotta.

Due ombre inferocite nel proprio nulla.

Caro, vecchio Freud, ti saluto.







lunedì 23 giugno 2008

SUITE DEGLI ADDII

Fu un colpo di fulmine durante un temporale.
Passò inosservato. Non la rividi mai più.

*

Mi disse:"non è un addio, ma un arrivederci senza
speranza".

*

Uscì a comprare le sigarette, non fece più ritorno.
La rivide molti anni dopo insieme al tabaccaio.

*

Si svegliò e lei non c'era più, solo l'impronta del viso
sul cuscino. Fece imbalsamare il cuscino.

*

Si può risorgere dalla morte, ma non da un addio.

*

Teneva i sogni sopra il comodino, e nel cassetto
aveva nascosto un addio.

*

Ci sono addii che ritornano per dirti ciao.

*

I pianerottoli sono l'habitat naturale
per ogni addio.

*

L'addio è un plotone d'esecuzione formato da
una sola persona.

*

Dirsi addio e poi ritrovarsi in fila alle Poste.

*

Ci sono coppie che nascondono l'addio sotto il tappeto,
come la polvere, e fanno finta di amarsi.

AFORISMA DEL GIORNO

Più un uomo fallisce e più si trova vicino alla verità.

Ogni successo è ingannevole.


Ricky Farina

domenica 22 giugno 2008

UN UOMO BANALE

Sono un uomo banale, questa è la triste verità.

Facilmente impressionabile.

Mi basta un tacco a spillo, una bocca siliconata
e il gioco è fatto.

Ma perchè? Io che leggo Lorca e Sandro Penna!
Perché?

Mi odio.



MAL DI DANDY:AFORISMI SOFFERENTI.

Nel dolore cerco l'eleganza, la lacrima perfetta.

*

Il dentista ti fa rimanere a bocca aperta due volte: quando
opera e quando ti presenta il conto.

*

Emergenza rifiuti a Napoli, proposta di raccolta indifferenziata
per politici corrotti e camorristi: tutti in discarica.

*

Morire è un lusso, prima bisogna avere vissuto. La maggior parte
degli uomini si limita a trapassare.

*

Non mi fido della serenità, mi sembra un vezzo, cipria sul volto
dei temporali.

*

Il corpo è l'unica allucinazione prensile.

*

Era un uomo molto ordinato, un maniaco della pulizia,
la morte lo spaventava per via della "polvere".

*

La teoria del Big Bang.

In fondo Dio è il primo terrorista della storia.

*

Bisogna avere il coraggio e la stupidità di considerare
il tragico un elemento irrisorio dell'esistenza.

SAND ARTIST

Bello, anche se il vento resta l'artista più grande.




sabato 21 giugno 2008

BIOGRAFIA DI PIERO RICCA

Piero Ricca nasce, suo malgrado, a Verbania, il 22 luglio del 1971.
Nascere è per lui sin da subito un quesito, non un fatto naturale,
ma non ne fa parola ad alcuno perché si trova nell'imbarazzante
condizione di infante, cioè di colui che non ha parola.

L'influsso del lago lo rende un bambino triste, dagli occhi
liquidi e lucenti, contesta il latte materno, lo trova acido.
Il giorno del suo terzo compleanno il padre gli regala un piccolo
megafono giocattolo e gli dice: un giorno ne farai buon uso.

A tredici anni Ricca legge Proust, mentre i suoi compagni di scuola
guardano Drive-in, sente di essere un ragazzo diverso, ha già la
barba, ma quando si masturba anche lui pensa a Tinì Cansino, questo
va detto per riportare Ricca sulla terra degli uomini.

Verbania è in conflitto di interessi con le sue aspirazioni e
Ricca si trasferisce a Milano. Trova lavoro come giornalista
freelance per testate specializzate, ma si incazza quando le
torte percentuali dei grafici risultano non commestibili.

Risale al 1994 l'episodio che segna la sua vita. Ricca si trova
in fila in una famosa pasticceria di Milano, sta per arrivare il
suo turno quando un uomo in livrea compra tutti i bignè alla crema,
quell'uomo risulterà essere un servitore di Berlusconi Silvio.

Il dado è tratto. Da quel momento in poi Ricca ingaggia una
battaglia senza quartiere, e senza soldi, contro i prepotenti,
gli affaristi, e i monopolisti del bignè alla crema. Si batte
contro la "cultura dell'applauso", toro infuriato fra pecore.

Per un breve periodo assurge a una certa notorietà, grazie anche
a Internet, poi gli anni passano, la gente continua ad applaudire,
a belare, Ricca invecchia, le corde vocali si affievoliscono.
Berlusconi muore dopo essere stato un cadavere, e Ricca resta solo.

Oggi, 20 giugno 2038, Ricca è un vecchietto con un'ottima
memoria, ha uno spettacolo itinerante, quasi circense, dove recita
la Costituzione con la poca voce rimasta, davanti a un pubblico
criminale che gli tira le noccioline, lo sfotte, lo percuote.

Sic transit gloria mundi.


CORTOCIRCUITI OSSIMORICI

Mi piace creare cortocircuiti ossimorici in chi mi guarda.

Per esempio: l'altro giorno sul treno leggevo la biografia
di Achille Starace e Notre-Dame des-Fleurs di Jean Genet.

Ovviamente per creare questi cortocircuiti ho bisogno che
l'osservatore abbia un minimo grado di percezione culturale.

Mi capita sempre più di rado di notare un sorriso, una
complicità silenziosa, un ammiccamento. Recito nel vuoto.

IN BICI DI NOTTE

In bici di notte, con l'umidità che ti appiccica
il desiderio sulla schiena, e le luci e le ombre.

Pedalando per non morire di noia davanti alla tv.
Con la memoria nuda per essere più leggeri.

In una solitudine sempre nuova, aperta all'ignoto.
Felice perché non c'è speranza d'arrivo.

Ogni uomo che sfioro è un fratello oscuro mai nato.
Ogni uomo che sfioro ha il volto simile al mio.

Dai finestrini delle macchine esce la musica e
la gioventù ebbra cola sull'asfalto come un siero.

Io pedalo, pedalo, forse nasce una poesia questa
notte, se avrò il tempo e la voglia di fare ritorno.

venerdì 20 giugno 2008

FAMIGLIA CRISTIANA INTERVISTA RICKY FARINA

Famiglia cristiana. Ci è giunta voce che lei usa il preservativo.

Ricky Farina. Sì, ma solo quelli bucati.

Famiglia cristiana. In questo caso chiudiamo un occhio.

Ricky Farina. Grazie. Obbligato.

Famiglia cristiana. Se la sua compagna venisse stuprata e
fecondata da un gigante?

Ricky Farina. Un gigante con un occhio solo al centro della fronte?

Famiglia cristiana. Sì, lei la farebbe abortire?

Ricky Farina. No, ma le imporrei di chiamare il figlio Nessuno.

Famiglia cristiana. Bene. Lei è un soggetto interessante.

Ricky Farina. Grazie.

Famiglia cristiana. Che cosa pensa del suicidio?

Ricky Farina. Trovo che sia il fast-food della disperazione.

Famiglia cristiana. In che senso?

Ricky Farina. Vivere è già un suicidio.

Famiglia cristiana. Bene. Molto bene.

Ricky Farina. Grazie. Molte grazie.

Famiglia cristiana. Che cosa pensa della fellatio?

Ricky Farina. Cannibalismo allo stato puro.

Famiglia cristiana. Ottimo, eccellente!

Ricky Farina. Grazie.

Famiglia cristiana. Che rapporto ha con la morte?

Ricky Farina. Un rapporto confidenziale.

Famiglia cristiana. Frequenta le prostitute?

Ricky Farina. Solo quelle illuminate dai lampioni.

Famiglia cristiana. Trova scandalosa la ricchezza del Vaticano?

Ricky Farina. No, trovo scandalosa la fame nel mondo.

Famiglia cristiana. Che cosa pensa della fecondazione assistita?

Ricky Farina. Penso che mi piacerebbe assistere a una fecondazione.

Famiglia cristiana. Lei è un guardone?

Ricky Farina. Imito Dio che tutto vede.

Famiglia cristiana. Bene, molto bene.

Ricky Farina. Grazie.

Famiglia cristiana. Lei è omosessuale?

Ricky Farina. Solo quando mi masturbo.

Famiglia cristiana. Non ha paura di diventare cieco?

Ricky Farina. No, l'amore è cieco.

Famiglia cristiana. Bene, lei ha superato l'esame.

Ricky Farina. Urrà!

AFORISMA DEL GIORNO

Leggere un libro ha sempre qualcosa di autunnale, le pagine
si sfogliano e si posano senza fare rumore sull'anima.


Ricky Farina

giovedì 19 giugno 2008

GELLI E LORCA:DUE POETI.

Licio Gelli e Garcìa Lorca, due poeti, due volti,
due destini.

Licio Gelli da giovanissimo partecipò alla guerra civile
spagnola, al servizio di...indovinate!

Una poesia dell'illustrissimo e venerabile Gelli Licio.

Volti così

Da sempre, tu dirai, da sempre l'eco
d'una voce misteriosa risale
dal cuore di un borgo antico,
dal timore di risentire il peso
degli anni, il vuoto della memoria
che scruta le ombre del colle vicino,
la solitudine senza vie d'uscita,
la strana fusione di candidi soprusi
e di invincibili affetti.
Che cosa non darei per rivedere
operoso l'antico mulino, lo specchio
limpido, un verde mulino, il volto
vagamente lieto di mia madre.
Tra ronzii d'ape l'onda cristallina
della sua voce invadere un tempo
dilaniato come sempre dal dolore.
Che cosa non darei per rivedere
il paziente lavoro di mio padre,
forte e libero, bianco di farina,
PER NON CEDERE ALLE LUSINGHE DEL POTERE.
In quale estinto specchio si fermò
quel giorno memorabile lo sguardo antico?
Volti così più non esistono.

Ora una poesia di Lorca.

Separato

Il sangue della notte
scorre nelle arterie
degli zampilli.
Che meraviglia
di tremore!
Io penso
a finestre aperte,
senza piani
né ragazze.

Un momento fa!
Eppure il polverio
si mescola all'azzurro.
Un momento fa!
Duemila secoli!
Se non ricordo male.


P.S.

Dimenticavo: Lorca è stato ucciso a Vìznar il 18 agosto
del 1936 dai falangisti di Franco, gli amici di Gelli.



REQUIESCAT IN PACE

Del tuo cadavere, amore mio, hanno detto
- requiescat in pace -.

Quale pace? La pace dei vermi, la pace
della putrefazione?

Quale pace? La pace del mio dolore, la pace
della mia disperazione?

Che tu sia polvere ma non solo, amore mio,
polvere da sparo.

Da oggi io ingaggio una guerra contro
l'universo e il suo Creatore.

Da questo momento tu lotterai al mio
fianco, senza pace.

LA SAGGEZZA DI DHARMA DHORMO

Così ho udito. Una volta il Beota, Dharma Dhormo l'addormentato,
soggiornava presso Savatthi, nel boschetto di Jeta, nel giardino
di Anathapindika. Ivi si rivolse ai monaci con le seguenti parole:
"Monaci, mi trovo in un boschetto o in un giardino?", i monaci
risposero:" ti trovi presso Savatthi, nel boschetto di Jeta e
nel giardino di Anathapindika, maestro". Dharma Dhormo stette in
silenzio per qualche minuto, poi si rivolse ai monaci nuovamente
con queste parole:" monaci, fratelli, amici, mi pare di capire
che presso Savatthi ci sia una confusione spazio-temporale, io
so con certezza che un boschetto e un giardino non sono la stessa
cosa, quindi vi chiedo come sia possibile che io sia al contempo
nel boschetto di Jeta e nel giardino di questo Anathapindika che
manco conosco". I monaci leggermente inquieti risposero:"maestro,
Dharma Dhormo tu sei, il nostro maestro spirituale, avvertiamo
nel tuo tono di voce una screziatura, un'incrinatura della tua
quiete, ti ripetiamo che ti trovi presso Savatthi, nel boschetto
di Jeta, e nel giardino di Anathapindika, questo ti basti".
Dharma Dhormo riflettè a lungo questa volta, poi si rivolse ai
monaci con rinnovata meraviglia:"monaci, fratelli, amici, devo
forse credere che Anathapindika abbia un giardino di sua proprietà
all'interno del boschetto di Jeta?". I monaci perplessi risposero:
"maestro, potrebbe anche essere il contrario, nel giardino di
Anathapindika potrebbe esserci il boschetto di Jeta". A questo
punto Dharma Dhormo perse le staffe e così si rivolse ai suoi
mocaci:"monaci, chi cazzo è questo Anathapindika? Come può avere
un giardino così grande da contenere il fottuto boschetto di Jeta?
Mi state forse prendendo per il culo?". Alcuni monaci fuggirono
spaventati dal giardino di Anathapindika, altri dal boschetto di
Jeta, rimasero solo due monaci davanti a Dharma Dhormo, tremavano
di paura, non avevano mai visto il loro maestro così alterato.
Il Beota, Dharma Dhormo l'addormentato, si rese conto di avere
esagerato e cercò di placare l'animo dei due monaci superstiti
con le seguenti parole:"monaci, fratelli, amici, scusate il mio
scatto d'ira, non è poi così importante sapere se ci troviamo nel
boschetto di Jeta o nel giardino di Anathapindika, sicuramente
è un bel posto, verde, profumato, gli uccellini cinguettano, la
resina degli alberi sembra miele dorato, il cielo è azzurro di
un azzurro che più azzurro non si può, e...oh, monaci, fratelli,
amici, m'avvedo proprio ora che le more selvatiche mi hanno
macchiato la veste, potete andare da Anathapindika a chiedere
uno smacchiatore?". I due monaci non si mossero. Dharma Dhormo
li sollecitò. I due monaci sembravano statue. Dharma Dhormo
propruppe in questa espressione:" cribbio, volete proprio farmi
infuriare? Guardate che vi nirvanizzo! Vi estinguo! imbecilli e
pusillanimi, muovetevi, forza!". Uno dei due monaci osò
rispondere al maestro:"maestro Dharma Dhormo, nostro maestro,
la tua richiesta ci risulta impossibile, ti prego, non essere
adirato, il punto è che per andare da Anathapindika dovremmo
attraversare il boschetto di Jeta, presso Sabatthi, ma Jeta è
nemico di Anathapindika, e Sabatthi e nemico di Jeta, e per
inciso gli smacchiatori sono per occidentali consumisti!".
Dharma Dhormo chiuse gli occhi e per lungo tempo rimase nella
posizione del "panda stilizzato", fino a quando non aprì gli
occhi e disse ai monaci:"eureka, me ne fotto di tutto!".



mercoledì 18 giugno 2008

UOMO RELIGIOSO, UOMO TERRENO

L'uomo religioso ha il senso del limite.

L'uomo terreno ha il limite del senso.


SIMPATICO VIDEO

BIOGRAFIA DI PAOLO GUZZANTI

Guzzanti Paolo nasce senza finalità di lucro a Roma nel 1940.
La condizione di neonato no profit gli sta subito stretta. Chiede
spiegazioni al padre, fa rimostranze, non si capacita.
Nascere gratis gli sembra pura follia, il padre cerca di calmarlo,
gli regala tre leccalecca alla fragola e "Essere e Tempo" di
Heidegger. Il futuro senatore, giornalista e conduttore televisivo,
si fa una ragione della propria condizione esistenziale di
"gettatezza" nel mondo, e in una sorta di imprinting culturale
legherà sempre la filosofia tedesca al gusto di fragola.

A scuola dimostra subito una forte "intelligence", riesce a fare
arrestare il proprio insegnante di grammatica perché l'uso del
congiuntivo gli sembra una deriva RADICAL-CHIC.
Propone, in sostituzione del congiuntivo, il famoso tarzantivo.
Un esempio di "tarzantivo" : io essere Paolo Guzzanti, tu essere
Jane, e tu Cita, e tu sporco colonialista.

Dopo una seria infatuazione per i derelitti, i poveri, gli emarginati,
incontra un brigante che si firma Ghino di Tacco. Ghino gli trasmette
la passione per le belle donne, lo champagne, le mazzette e le
mazzate, e un senso di rispetto, laico e affaristico, per il Vaticano.
Guzzanti passa dai miserabili al miserere senza perdere in dignità,
mantenendo il proprio piglio liberale, la propria verve volterriana,
si rifiuta infatti di mangiare il corpo di Cristo, preferisce leccarlo,
memore forse dei famosi leccalecca alla fragola.

Dalla prima moglie Germana gli nascono tre figli no profit, si arrabbia
con i propri genitali, si risposa con una moglie americana e
finalmente riesce a ottenere due figli a scopo di lucro da infiltrare
nella CIA, suo antico sogno.

Nel frattempo il compagno di baldorie Ghino di Tacco scappa ad
Hammamet, in Tunisia. Guzzanti ci resta malissimo. Attraversa
un periodo di sbandamento, entra in crisi, inizia a soffrire
d'insonnia, è forse il periodo più drammatico della sua vita.
Ma un nuovo brigante fa la sua apparizione nella vita del nostro
eroe: Berlusconi Silvio. E'amore a prima vista, i due diventano
molto intimi, si scambiano persino le coordinate bancarie.
Berlusconi trova molto simpatico questo liberale dai capelli
rossi, e ride a crepapelle quando fa l'imitazione di Pertini.

Il gene della comicità è insito nella natura del Guzzanti, non
a caso due dei suoi cinque figli diventano vere e proprie
icone dell'umorismo nazionale. Questa è la prova dell'educazione
liberale che il senatore ha infuso nella vita domestica.

Da vero liberale Guzzanti combatte contro il comunismo, ideologia
funesta e atroce che secerne distruzione, povertà e morte.
Il partito dell'Amore, fondato dall'amico Berlusconi, invece si
attaglia perfettamente alla sua natura illuministica e
protoromantica. Corruzione, mafia e compagnia bella fanno
parte dell'Amore secondo il senatore, l'amore è coincidenza
degli opposti, liberali e mafiosi vanno a braccetto senza
vergogna, questo è in sostanza l'assunto teorico di Paolo
Guzzanti, filosofo prima ancora che politico e giornalista.

Durante un suo viaggio in Gran Bretagna inizia a dare i primi
segni di squilibrio mentale, entra in contatto con un dossier
formato da 645 schede, 3500 rapporti di contro intelligence
riguardanti documenti segreti del famigerato KGB. Guzzanti
è come folgorato sulla via di Arcore, ha la bava alla bocca,
i neuroni inzizano a scalpitare, non crede ai propri occhi,
torna a usare il "tarzantivo": Io essere Paolo Guzzanti,
io avere letto tutte 645 schede, io credere di potere fregare
comunisti finalmente, anche famoso comunista Prodi, io dare
tutto me stesso, io dedicare tutta mia vita a questo scopo.

Gli amici lo vedono sogghignare spesso senza motivo e si
allarmano, gli chiedono il motivo di tanta ilarità, Guzzanti
risponde sempre " io non sogghignare, io ridere da uomo
liberale". Il partito dell'Amore lo tiene sotto osservazione,
non si fida di questo scapigliato senatore, gli mettono
una cimice nel telefono e una nell'orecchio senatoriale.

Un certo Putin propone di cospargere di un metalloide
velenoso i leccalecca alla fragola che tanto piacciono
al senatore, ma Berlusconi temporeggia, il partito
dell'Amore non è ancora diventato "Amour Fou".

Attualmente Guzzanti vive confinato in un blog, in senato
c'è un suo sosia che non ama i leccalecca alla fragola.


(Eccovi una spassosa intervista dove l'intervistatore
chiede lumi a Guzzanti sulle "parole dure" di Travaglio
nei confronti di Berlusconi, l'espressione "parole dure"
viene qui usata al posto di "parole vere")

RITORNO DA NAPOLI

Il Napoli Film Festival è stata una delusione, pochi spettatori,
pochissimi, un castel Sant'Elmo vuoto, fantasmatico, non ha certo
aiutato la concomitanza con i campionati europei di calcio, e il
documentario Vietato Respirare non ha ricevuto nemmeno una menzione
speciale, che tristezza. Meritavamo di più. In compenso ne ho
approfittato per visitare la tomba di Leopardi, morto di colera
a Napoli perché troppo goloso di gelati. Il poeta che ha concepito
L'infinito, una delle più belle poesie mai scritte, è morto tra
i propri escrementi(il colera ti fa venire una cacarella senza
soluzione di continuità), si muore disidratati, una morte orribile.
La vita svela il suo volto di fogna, ma perché la vita è così bella?






AFORISMA DEL GIORNO

Quando meno te lo aspetti non succede nulla.


Ricky Farina

mercoledì 11 giugno 2008

FRAGILE MATTINO

Fragile resurrezione al mattino,
i sogni ancora freschi, il respiro
leggero, l'eco fuggitiva della
notte nei gesti, poco a poco la
fragranza del giorno si spande.

Una felicità di piccole cose in
una tristezza impossibile, il volto
che ancora sorride solo se lo
spazzolino si apre un varco tra
saliva, dentifricio e speranza.

I morti accesi dalla memoria
quando il sole dardeggia sul mondo
la sua lucente menzogna, non cerco
consolazione in questa folle vita ma
un sentiero umano, questo mi basta.

martedì 10 giugno 2008

MISTERO DEL TEMPO

Non potrai immergerti due volte nello stesso fiume,
ma potrai farlo in una vasca da bagno.

*

Il tempo è un dottore, un dottore specializzato
in autopsie.

*

La musica è fatta di tempo, ma nello stesso tempo
scioglie ogni vincolo temporale.

Questo è il suo mistero.

*

Da piccolo sono stato pedofilo, da vecchio però non
diventerò mai un gerontofilo.

Grazie al Viagra, messia chimico dell'erezione.

*

L'altra metà del tuo essere, la tua donna, deve avere
anche la metà dei tuoi anni per fare un intero.

*

Senza memoria il presente è solo un fenomeno isterico.

*

Il tempo non fa crescere, è il contrario, il tempo
incurva la schiena e ti permette di vedere le orme
che lasci, affinché tu possa comprendere quanto sei
piccolo, minuto, infinitesimale.

*

La noia è un buco nella camera d'aria del tempo.

*

Ogni attimo è l'ergastolo degli angeli.

AFORISMA DEL GIORNO

Ogni uomo ha una parte femminile, è vero, ma devo aggiungere
che la mia parte femminile è lesbica.


Ricky Farina

IL MIO AMICO VALENTINO

Valentino Murgese, che mondo sarebbe senza Valentino?

Insieme abbiamo girato quattro cortometraggi.

La vampira emofiliaca
Traum l'illusionista
Il palombaro
Festina Lente

La nostra è una simbiosi perfetta, lui è calmo, sereno,
comunica una segreta armonia, non si perde d'animo, non
ha smanie di successo, fa solo quello in cui crede, mi
controlla nei miei eccessi, nelle mie ambizioni, mi cura.

Per me il cinema è legato all'amicizia, a Valentino.
Lui è stato il produttore del primo cortometraggio.

Una mattina mi ha detto: "basta parlare di cinema, facciamo
qualcosa anche noi".

Il nostro ultimo filmetto è Festina Lente, a settembre lo
metteremo su YouTube e quindi su questo mio blog.

Intanto vi faccio vedere una prova d'attore di Andrea Cambi,
il protagonista di Festina Lente.

Lo spezzone è tratto da un corto dello stesso Cambi.

INTERCETTAZIONI. BERLUSCONI-GUZZANTI.

Intercettazione telefonica tra Berlusconi e Paolo Guzzanti.


Berlusconi - Segretaria mi chiami Guzzanti -

Segretaria - Guzzanti chi? -

Berlusconi - Quello con i capelli rossi -

(un minuto di attesa)

Berlusconi - Caro Guzzanti, come va? -

Guzzanti - Ho mal di pancia, deve essere stata quella scaramella -

Berlusconi - Quanto volte ti ho detto di non prendere scaramelle
dagli sconosciuti...-

Guzzanti - No, ma adesso mi rimetto, dimmi Silvio, che c'è? -

Berlusconi - Senti, la cosa è delicata, c'è un mio amico russo, ti
ricordi? Quello strafatto di coca in Sardegna che ti ha
buttato per scherzo in piscina?

Guzzanti - Ricordo, ricordo -

Berlusconi - Bene, lui vorrebbe produrre una vodka -

Guzzanti - E allora? Che cosa me ne frega?

Berlusconi- No, il punto è che gli è venuta la bizzarra idea di
chiamarla vodka Mitrokhin! Buffo vero?

Guzzanti - Stai scherzando?

Berlusconi - No, per nulla -

Guzzanti - Non se ne parla nemmeno, Mitrokhin è una cosa seria! -

Berlusconi - Senti, non fare il permaloso, questo è uno pieno di
grana, gli ho detto che non avresti avuto nulla
in contrario -

Guzzanti - Ma porca miseria Silvio! Non si potrebbe trovare un
altro nome? -

Berlusconi - Tipo?

Guzzanti - Che so? Vediamo, Vodka Polonio?

Berlusconi - Ma che dici? No, è troppo shakespeariano!

Guzzanti - Dici che la gente non capirebbe?

Berlusconi - Figurati, sono tutti delle capre, ormai è deciso Paolo,
la vodka Mitrokhin è già in produzione.

Guzzanti - Ma almeno questo russo mi citerà nell'etichetta?

Berlusconi - No, ma mi ha giurato che ti manderà dodici casse in omaggio.
Ti piace la vodka vero? -

Guzzanti - Ne vado matto! -

Berlusconi - Bene, che fai questa estate? Vieni da me in Sardegna? -

Guzzanti - E me lo domandi? Quando posso venire?

Berlusconi - Quando vuoi, ma non a metà luglio che c'è Walter -

Guzzanti - Ok, ciao Silvio, e viva la libertà! -

Berlusconi - Ahhh ahh aaah ahahah -


( se passa la nuova legge sulle intercettazioni saremo privati di
tutto questo! )



lunedì 9 giugno 2008

LA MANO SUL FUCO, UCRONIA CLASSICA

Muzio Cordo non ne poteva più dell'assedio di Roma da parte
degli Etruschi, durante un assedio è assai difficile stare
tranquilli a prendere il sole, e dato che Muzio Cordo era
un fanatico dell'abbronzatura, prese la decisione di uccidere
Porsenna, re di Chiusi. Il Senato approvò. Cordo si infiltrò
nelle linee nemiche, evitando i punti, con un pugnale in mano.
Purtroppo Muzio era miope e pugnalò lo scriba di Porsenna.
Questa pugnalata divergente destò l'ilarità di tutti gli
Etruschi. Venne catturato dalle guardie e portato al cospetto
di Porsenna, il lumacone, pardon: il lucumone. Il giovane
romano non esitò a dire:"Volevo uccidere te.La mia mano ha
errato e ora la punisco per questo imperdonabile errore.
Portatemi un fuco!". Porsenna ordinò alle guardie di cercare
un fuco e di portarlo subito a Muzio Cordo. I fuchi di solito
occupano il tempo a scopare l'ape regina, e infatti a Muzio
Cordo fu portato un fuco visibilmente incazzato. Muzio non
si lasciò impressionare: mise la mano sul fuco. Gli etruschi
non credevano ai propri occhi, erano ignoranti, non sapevano
che i fuchi non hanno il pungiglione, quindi quell'atto fu
vissuto con grande stupore e rispetto, specialmente Porsenna
ne rimase impressionato, e decise di liberare il giovane che
da quel momento venne chiamato Muzio Scevola(il mancino).
Anche l'assedio di Roma terminò, e Scevola finalmente riuscì
a ottenere un'abbronzatura integrale, con piena soddisfazione.



ALTRO GIRO, ALTRO FESTIVAL

Dal 12 al 16 sarò al Napoli Film Festival.
Altro giro, altro festival.

E'sempre un piacere confrontarsi con gli altri.
Un'occasione per fare nuove conoscenze.




BELLARIA, UNO STRANO FESTIVAL

Appena tornato da Bellaria dove ho vissuto tre giorni intensi.

Primo film visto: Vieni dolce morte (dell'ego), di Paolo Brunatto,
regista sperimentale. Presenti in sala: 5, forse 6 persone.

Il (non)film è "pornografia dell'anima", nel senso più nobile
dell'espressione, un flusso di immagini apparentemente caotiche,
il racconto sminuzzato di un viaggio di nove mesi(come la gestazione
di un bambino), realizzato nel 1967/68 da Roma a Kathmandu,
attraverso la Grecia, la Turchia, Iran, Pakistan, India (e ritorno),
a bordo di un pulmino Volkswagen, che era appartenuto al leggendario
Living Theatre. Ogni immagine di questo film vibra, pulsa.
Trasmette il senso dell'illusorietà, svela la dimensione onirica
dell'esistenza, smaschera l'inganno dell'ego. Portagonista assoluta
del (non)film è la compagna del regista Poupée Cozzi Brunatto.

Brunatto è presente in sala, vestito di nero, fluenti capelli
bianchi, visibilmente amareggiato per la penuria di spettatori.
Ricorda che ai tempi di Filmstudio a Roma c'era la coda
fuori dal cineclub per vedere il suo film. Alla fine della
proiezione nessuno applaude, nemmeno io(ma per rispetto alle
immagini, a quel senso di sospensione temporale che mi hanno
lasciato negli occhi), il regista si alza e ci ringrazia di
non avere applaudito, un ulteriore aiuto alla morte del suo
ego, dice con amara, e sorridente ironia.

La sera dopo a Bellaria c'è la festa dedicata a Renzo Arbore
e alla sua storica trasmissione L'altra domenica. Ci sono le
telecamere della Rai, la sala è stracolma, è presente anche
il sindaco. Arbore duetta col critico Aldo Grasso, noia mortale
di ogni autocelebrazione, per quanto la trasmissione fosse
veramente innovativa ai tempi e simpatica nel suo stravagante
fluire televisivo, una sorta di "helzapoppin catodico."

La televisione, olocausto dell'immagine ribelle, fascismo
interiore. Devastazione spirituale. Non memoria collettiva,
ma cemento blocco unitario di memorie agglutinate.

Un colla mentale.


Tre spettatori



Milioni di spettatori



La rana pazza (metafora)

giovedì 5 giugno 2008

RIFLESSIONE VIVENTE SULLA MORTE

Non è che uno muore ed è morto, così, semplicemente morto solo
perché gli è capitato di morire, sarebbe troppo banale, e
riduttivo, davvero basta solo la morte per essere morti?
Non ci credo, è troppo brutalmente crudo, non crudele, crudo.
Per morire bisogna prima avere vissuto, vissuto almeno un giorno.
Quanti possono dirlo? Quanti possono affermare in piena onestà
di avere vissuto un giorno nella sua totale completezza?
In realtà la vita è così sfuggente che la morte di conseguenza
non può che essere una morte sfuggente, una morte inarrivabile.
In realtà non si muore, si incontra un ostacolo definitivo.
Ma l'ostacolo è tale solo se si ha il progetto di superarlo.
Chi vive accogliendo in sé le mille sfumature dell'esistere,
inclusa anche la morte, morirà senza ostacoli, nella pienezza.

FESTIVAL

Questo blog subirà dei rallentamenti dovuti
alla partecipazione di Ricky Farina al festival
di Bellaria e al festival di Napoli.
Vi chiediamo scusa per il dolore arrecato.

AFORISMI IN APPARENZA FILOSOFICI

La realtà non va indagata ma dragata. La realtà è quello che
resta sul fondo.

*

La felicità è insopportabile, per questo molti
"scoppiano di gioia".

*

Non si tratta di porsi delle domande ma imporsi delle
domande, la filosofia è necessaria. Le risposte sono
solo un mezzo. Servono a formulare altre domande.

*

Lei era inconoscibile da viva, ma da morta fu riconosciuta
all'obitorio. Paradosso dell'immobilità.

*

I morti lasciano il tempo che trovano. I vivi lasciano
che sia il tempo a trovarli.

*

Chi non fa mai il passo più lungo della gamba inciamperà
sempre in se stesso.

*

Bisogna riabilitare gli ipocriti, l'ipocrisia è raffinatezza
spirituale, rappresentazione, gioco attoriale, pietà e pudore
per il lezzo disgustoso della verità. Senza ipocrisia non ci
resterebbe altro che lo scheletro di un mondo morto.

*

Non vado mai medico, ho il terrore che "accerti clinicamente"
che sono vivo. Preferisco vivere nell'incertezza.

*

Datemi un punto d'appoggio e solleverò il mondo.

E dopo che avrò sollevato il mondo non fatemi
il solletico.

*

L'uomo è la dismisura di tutte le cose.

*

La sposa e l'apparenza hanno in comune il velo. E la prima
notte di nozze assomiglia a una verità senza scampo.

*

Disossare l'essere per ossessi ossessionati dal sesso.

mercoledì 4 giugno 2008

GOGOL E LA STUPIDITA' FEMMINILE

"Del resto, la stupidità dà un fascino particolare a una
donna graziosa. Io, almeno, ho conosciuto molti mariti che
vanno in estasi per la stupidità delle loro mogli e vi
vedono tutti i segni di un'innocenza infantile. La bellezza
produce dei veri miracoli. Tutti i difetti spirituali,
invece di causare repulsione, in una bella donna diventano,
chissà perché, straordinariamente attraenti; il vizio
stesso, in esse, emana leggiadria; ma se la bellezza non
c'è, una donna deve essere venti volte più intelligente
di un uomo per ispirare non dico amore, ma almeno della stima".

Gogol





LA DONAZIONE DI ORGANI

Riflessioni.

Mi piace l'idea di reciprocità, vorrei donare un mio organo
a un cadavere. Un gesto inutile, forse.

Nella donazione di organi il defunto torna a "fungere".

L'idea di un "cadavere fungibile", un cadavere utilizzabile,
è inquietante.

La vita che si nutre della morte.

Il cadavere nella donazione di organi rientra in un'ottica
consumistica.

Depredare un cadavere in base al concetto di utilità.
Che se ne fa un cadavere di un cuore?

La provenienza dell'organo.
Chi di voi vorrebbe il cuore di un fascista?

I morti sono morti. Mors omnia solvit?

La destinazione dell'organo.
E se il mio cuore finisse nel petto di uno che vota Berlusconi?

Da animale a uomo. Anche il cuore di un maiale può
essere utilizzato per l'uomo?

Un vegetariano potrebbe accettare di vivere
col cuore di un maiale?

Da animale a animale. A un babbuino è stato trapiantato
il cuore di un maiale.

Un'etica della con-fusione. Darwin sarebbe d'accordo?

Prelievo delle cornee per ridare la vista a
un vivente.

Ecco un argomento che, in quanto guardone, mi
convince.

Perplessità sulla donazione, non contrarietà.
Sento il bisogno di riflettere ancora.



AFORISMA DEL GIORNO

Non sapere a memoria la propria memoria è il segno
invincibile del mistero dell'esistenza.


Ricky Farina

NELL'OSCURA FRAGILITA'

Nell'oscura fragilità di ogni giorno è fondamentale
donare agli altri un sorriso, un attimo ci sei e l'attimo
dopo ci sei ancora ma stai malissimo, tutto si regge
su un filo invisibile, equilibrio incantato, ordito
di cui si scorge la fine all'improvviso, come un fulmine
sopra il fiore della vita, e allora quando incontrate
un volto serio, pietrificato, un volto di statua, abbiate
compassione di chi vive il proprio destino nell'oscurità.


BISOGNO DALLO SPAZIO PROFONDO

Ogni tanto una notizia simpatica che ci riporta
con i piedi per terra, gli astronauti della stazione
spaziale internazionale hanno un problemino: si è
rotta la toilette, il cesso. Più precisamente il
meccanismo di aspirazione dell'urina. E in assenza
di gravità l'urina tende a svolazzare.

La conquista dello spazio mostra il suo lato
debole: l'uomo. Una vescica piena vince su
tutta la tecnologia spaziale più avanzata.
C'è da piangere, ma state attenti, piangere
in assenza di gravità ridicolizza anche il
dolore. Allora ridiamo che è meglio.

Ridere nello spazio è come ridere sulla terra.


martedì 3 giugno 2008

EPPURE

Eppure, anche in questo scombinato frammento,
se l'occhio è malizioso, sul finale, c'è una
strana forma di poesia, forse involontaria,
la nebbia, l'affanno di un cane, un corpo che
si perde nell'indistinto...e...ma diciamolo
francamente: che pezzo di figliola!

L'ESITAZIONE

Esitò un attimo sulla soglia
della mia nudità.

Fuori dalla finestra la primavera.
E un grido.

Poi si sciolse i capelli, un sorriso
d'ombra sul viso.

Come in un accenno d'infinito
incontrò il mio corpo.

Non avevo speranze, nulla in cui
credere, nulla e lei.

AFORISMI INTOLLERANTI

Non sopporto le donne che non si innamorano di me,
le trovo stupide, oltraggiose, mentalmente insane.

*

Un sasso può rendermi isterico.
Ma chi si crede di essere?

*

Agli indaffarati. C'è solo un appuntamento che avete l'obbligo
di segnare sulla vostra agenda:la morte. Il resto è vanità.

*

Quando mi presentano una bella donna non le stringo mai la mano.
Ho l'erezione facile.

*

Il deserto mi fa venire il mal di mare.

*

Quanto mi sono antipatici gli appassionati di vela! Si credono
eleganti, fluttuanti, invece sono solo i camerieri dell'abisso.

*

Verso i salutisti nutro un sentimento di profonda pietà. Non
capiranno mai la poesia di un panetto di burro.

*

L'avarizia è tipica degli stitici. Cacando corrono il rischio
di fertilizzare la terra.

*

Detesto chi non si prende sul serio, la vita è una bomba atomica
di dolore, gioia e lacerazioni. E questi fanno i leggerini!

*

Accogli in te l'orrore di esistere, e per orrore intendo
la possibilità che i corpi di chi ami finiscano carbonizzati.
Poi, quando hai compreso l'orrore, fatti una bistecca alla
brace. E non darti pensiero. Tutto passa, anche la cenere.

*

Vorrei risorgere per morire con più consapevolezza.
Ma l'eternità non concede il bis.

*

L'idea di vivere eternamente al cospetto di un Dio spione
che tutto vede mi riempie di terrore. Io che non mi spoglio
nemmeno davanti alla mia donna. Sono ateo per timidezza.

AFORISMA DEL GIORNO

Posso definirmi, senza particolari esitazioni, una
bellezza basso-ventrale.


Ricky Farina

domenica 1 giugno 2008

AFORISMA DEL GIORNO

La morte, in termini giuridici, si potrebbe definire
- un non luogo a procedere -.


Ricky Farina

LE INCOMBENZE

La fila alle Poste per pagare la bolletta
della luce, la visita dal medico per continuare
a restare nella luce, la spesa al supermercato,
il matrimonio di un compagno di scuola, il
funerale di uno sconosciuto per rendere un
omaggio al dolore ignoto, fratello del milite.

La visita dall'oculista, il rinnovo della
patente, l'anagrafe dei sogni, e la burocrazia
delle attitudini, la telefonata del commercialista,
il test di gravidanza, l'aperitivo, la dieta,
la beneficenza per dormire sonni tranquilli,
l'ultima pagina da leggere, la lavatrice rotta.

Gli appuntamenti mancanti, e quelli mancati
di un soffio, il compleanno dell'amico di un
amico, la cena d'affari, le vacanze intelligenti
in un mondo impazzito, le pulizie domenicali,
un salto all'IKEA, il trasloco autunnale, le
foglie da rastrellare nel giardino di casa.

Prima che faccia buio, che sia troppo tardi.

UNA POESIA DI LUCIANO LUISI

Mi chiami. Brontoli:"E' tardi,
vieni a dormire!". E spegni, per un ultimo
perentorio segnale-come a teatro- la luce.
E le cose scompaiono, svaniscono
le immagini su cui posavo gli occhi
senza arrendermi al sonno.
Ma tu non sai di dirmi
"Questo giorno è finito, cancellalo
dalla tua vita, è andato
via per sempre né mai potrà tornare". Ed io
riaccendo, resisto ancora, tento
così d'oppormi a questo addio, voglio
centellinare i secondi che mi restano
di questo dieci settembre del
millenovecentottantanove, gli ultimi
di questo giorno bellissimo,
di questo che fu mio.


(poesia tratta dall'antologia "Contrappunti perVersi",
a cura di Beppe Costa, Pellicanolibri)

I LUMACONI

C'è una categoria di persone che definisco "lumaconi",
sono esseri umani che si nutrono solo della propria bava,
che non sanno dimenticarsi o perdersi, che non sanno
amare l'ignoto cucito nella carne, nuotano nel
brodo primordiale dell'egoismo, santificano la propria
immagine, e nello stesso tempo fanno finta
di disprezzarsi, ma in realtà, godono di se stessi,
fino all'umiliazione dell'universo e degli altri, per
loro l'alterità è solo uno specchio nel quale succhiare
con avidità il proprio volto purulento, i lumaconi
non hanno nobiltà interiore, ma solo parvenza, tenacia
che sconfina nella monotonia, e spurgano la loro esistenza
nel bollitore dell'arrivismo, perché i lumaconi vogliono
arrivare, a tutti i costi, e sono pronti a sacrificare
ogni cosa pur di raggiungere il loro scopo. Il prezzo
da pagare, si sa, è molto alto, e sconfina nella beffa,
quando un lumacone finalmente arriva a toccare con mano
il successo, si rende conto che quel successo è vischioso,
bavoso, colloso, e voltandosi indietro, in cerca di una possibile
libertà, non vedono altro che la scia bianchiccia della
propria solitudine.Per questo, se incontrate un lumacone,
non disprezzatelo, egli porta con sé un terribile destino.



AUGURI PER UN MATRIMONIO

Cari sposi, ricordatevi che è solo l'inizio,
ci si sposa ogni giorno, perché ogni giorno
è una promessa.

UN MARE DI PLASTICA

Angoscia senza fine.