sabato 26 giugno 2010

POESIA DELL'UBRIACO


Sono ubriaco, ora, in questo momento,
scrivo sotto dettatura alcolica.

Mi hanno accompagnato a casa con
una macchina decappottabile.

Dopo 25 anni ci siamo rivisti, eravamo
compagni di scuola alle medie.

Uno fa l'architetto, uno gestisce una SPA,
uno ha una farmacia, un altro ha cinque figli...

Io non gestisco nulla, non ho figli, non ho
una farmacia, e ho bevuto molto.

C'era la luna piena. Abbiamo mangiato salmone
e tagliata di carne al ristorante della SPA.

Abbiamo fumato, bevuto e ricordato i vecchi
tempi. Pensavo fosse una cosa triste.

Tutto sommato è bello ritrovarci vivi, qualcuno
ha ancora un sogno nel cassetto.

Qualcuno è morto, ma è una cosa che capita
solitamente a chi è vivo, va bene così.

Ora sono solo, ubriaco, davanti al computer,
sono in vena di bilanci esistenziali.

Che cosa ho combinato nella vita? Qualche
filmetto, due o tre poesie, e poi?

Mi sa che è meglio andare a letto e dormire.
Non pensare, dormire.

Nel sonno il tempo si scioglie, il presente si
dilata, e l'eternità ti congela.

Non c'è scampo, non c'è scampo, ma va bene
così, è una cosa che capita a chi è vivo.

Buonanotte.

Nessun commento: