giovedì 10 giugno 2010

MI ACCADE


Mi accade, mi accade una cosa stranissima.
Mi prende alla gola, è anche un fremito, un
sussulto, una piccola voragine di stupore.

Sento i miei sogni urlare, e sento i miei urli
diventare sogni. Tutto si confonde. La pietra
e il cielo, la lacrima e l'istinto, l'oro e la febbre.

Ci sono nuove stanchezze che scendono nel mio
sangue quasi a dirmi "arrenditi", e so che al vincitore
non è concessa la gioia dell'abbandono.

Trovare quiete nella propria sconfitta forse è
la suprema forma di saggezza, capire che questa
cosa stranissima che mi accade è la vita...


1 commento:

Anonimo ha detto...

La Vita... Una lacrima per questa lirica. Che tu sia un "Uomo genitale" o che tu abbia pensieri da "Tigre ircana", per me resti l'esteta della ferocia di questa realtà, una ferocia lieve... come quella della goccia che scava le pietre... e quella ferocia ci scava dentro e tu me la sai raccontare nell'unico modo che io so e posso accettare: la tua poesia. Che è una poesia che sa di vino e di taverna, di buio artificiale, di odore di tabacco... Di luoghi angusti...ma pieni, pregni, gravidi di te.
Mentre ti scrivo bevo caffè amaro, che, mesciuto con la cenere in gola, è un farmaco per il mio veleno...
Se fosse tutto vero, se ci mancasse l'ironia e l'autoironia, se non avessi questo mare che ti posso raccontare...se non ti potessi raccontare, se tu non potessi raccontarmi...cosa saremmo noi? Due automi, due folli "ingrovigliati" in un sordido malanno che ci avrebbe costretti con la testa tra le ginocchia per sempre. CHe è il sempre dell'eternità.
Continua a raccontarmi di te... come solo tu sai fare. Medea.