giovedì 3 giugno 2010

ARAKI, FOTOGRAFO PURO


















































































Ho appena visto un bellissimo documentario su questo
straordinario fotografo giapponese : Arakimentari, di
Travis Klose. Araki trasmette una vitalità senza freno,
liberatoria, è un ometto dalla simpatia travolgente che
sfida continuamente la vita, l'esuberanza della vita, e
cerca di catturarla, di congelarla nei suoi scatti, consapevole
però che la vita per sua essenza è ciò che ci sfugge.

Le sue "donne legate", che tanto hanno fatto arrabbiare
un facile femminismo di maniera, sono in realtà un'esplicita
denuncia di una società giapponese che mortifica il corpo
della donna, che lo imprigiona in stereotipi e stilemi, una
società che sterilizza il corpo femminile, e lo neutralizza,
deprivandolo di tutta la sua carica eversiva ed espressiva.
Ma è proprio dal corpo della donna che nasce la vita, la
vita che non si lascia imbrigliare, e dal corpo della donna
nasce anche la nostra facoltà di vedere il mondo, non a
caso una suo foto raffigura proprio questo nesso di fica-
occhio, è dall'umore della fica che nasce l'umore del
nostro occhio, gettandoci nell'umore del Creato che
"oscenamente" si concede alla nostra inestinguibile sete.

Vita e fotografia sono indissolubilmente legate in questo
artista. In " Sentimental journey " Araki fotografa sua
moglie durante la luna di miele, foto in bianco e nero che
rivelano un " percorso verso la morte", come dice lo stesso
Araki, perché dove la vita è più acuta anche il senso della
morte si fa più acuto e pressante. Si tratta di una luna di
miele ma la moglie è fotografata in tutta la sua solitudine,
in posizione fetale, mentre si lava i denti, oppure seduta
su un letto disfatto, dove il disfacimento del letto è l'unico
segno della presenza dell'Altro: il marito, l'artista, il fotografo
che crea la distanza giusta per avvicinarsi al mistero della
presenza, una presenza che ha sempre come sfondo costante
l'insorgere lento e inesorabile dell'assenza.

Mentre in "Winter journey" Araki fotografa gli ultimi
istanti di vita di sua moglie, morta per un cancro alle oavaie.
Una foto giustamente famosa è quella del fotografo che
tiene per mano la moglie sul letto di ospedale. Araki
con disperata semplicità ci mostra che cos'è l'amore: tenersi
per mano in questo viaggio meraviglioso e crudele che
è la vita. Tenersi per mano fino alla fine. Quanto coraggio
in questo fotografo! Creare la distanza anche in un momento
terribile, nel momento del distacco, distanziarsi con un solo
fine : quello di avvicinarsi il più possibile, di essere ancora
più vicino, con la proria arte, all'amore della sua vita, in
"un addio di luce" che la macchina fortografica tenta di eternare.
E ci riesce. Per sempre.

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