Appena finito di leggere il famoso Journal dei fratelli
Goncourt, fonte assai preziosa per conoscere nei dettagli
più intimi la vita letteraria del secolo romantico.
Una lettura appassionante, una sorta di Novella Duemila
dell'epoca, ai massimi livelli, il gossip che diventa arte,
ritratti impietosi, grandi scrittori e poeti colti nelle loro
piccole idiosincrasie, nei loro tic, nelle loro meschinerie,
descritti con pochi tratti di penna implacabili, con uno
stile inesorabile, snob, aristocratico, freddo, quasi glaciale.
Da Gautier a Saint Beuve, da Zola a Flaubert, passando
per Victor Hugo e Baudelaire, Verlaine e Rimbaud, sfilano
tutti i principali personaggi della cultura del tempo, e
non solo, abbiamo anche deliziose descrizione di cenette
in ristoranti lussuosi, di feste galanti, di principesse e
cortigiane, la sensazione è di potere quasi toccare i corpi,
messi in rilievo con sapienza dalla scrittura dei Goncourt,
e di entrare direttamente nella vita intima degli scrittori,
in modo da sentirli più vicini a noi, più umani, liberati da
quella patina di polvere delle antologie scolastiche.
Apprendiamo che Zola aveva una paura tremenda dei
temporali, che Flaubert era un conversatore infantile, e
in fondo un provinciale, che Saint Beuve era angustiato
dal fatto di non essere un uomo di bella presenza, che
Maupassant aveva una verga indefettibile e uno spirito
satiresco con lampi di follia, che Dumas padre non faceva
che parlare di se stesso, che Baudelaire era un dandy sadico,
e via di questo passo, tutto filatrato dalla lente spietata
di questi due fratelli, veri e propri entomologi della
letteratura francese. Si possono non condividere certi
loro giudizi al vetriolo, specialmente su Verlaine, descritto
come un pederasta assassino, ma è certo che questo
Journal ha il pregio di restituire intatta l'atmosfera di
un'epoca. Il rigore e la lucidità dell'analisi non vengono
mai meno, anche quando Edmond descrive l'agonia del
fratello Jules, morto a 39 anni per una digregazione del
cervello. In sostanza questo Diario è un'opera irrinunciabile
per chi ama la letteratura, per chi è divorato dalla
curiosità di conoscere non solo i testi ma anche le manie
e la personalità degli scrittori, una fonte inesauribile
di pettegolezzi-capolavoro che elevano il "gossip" a forma
purissima di conoscenza, lasciandoci il retrogusto amaro
del tempo che fugge inesorabilmente, di tutto ciò che
abbiamo perduto ora che il pettegolezzo non è più Flaubert
ma un qualsiasi Corona con la sua bella Belen.
Sic transit gloria mundi.