Prima di morire mi piacerebbe dire: "La papera ha divorato l'elefante".
Godo già all'idea di scatenare una rissa sul senso della frase.
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Tanto tempo per raggiungere la posizione eretta, e poi basta un attimo
per avere un ciuffo d'erba sul cuore.
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Si esala anche il penultimo respiro. Fidatevi. A quei livelli tutto
si confonde. I confini non sono netti.
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Morire è necessario, vivere un optional.
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La nascita è un amo col verme, ci pescano dalle acque profonde.
Si agonizza per qualche anno e poi torna il verme. O il fuoco.
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Vita. Specialità della casa: cenere.
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Le sue ultime parole furono queste: "C'era una volta..."
E morire fu una favola.
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La vita è infinitamente oscena e porno, proprio perché
c'è quella beghina insopportabile che si chiama Morte.
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Si muore una volta sola. Siamo tutti dilettanti allo sbaraglio.
Dio è un pomodoro lanciato sul palco.
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Aveva un hobby: andava ai funerali per slacciare le scarpe ai morti.
Era un gesto di libertà.
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Non c'è nulla di tragico nella morte, sarà la cosa più buffa
in assoluto. Ci pensate? Mai più patatine fritte. Ridicolo.
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Parlava sempre di morte perché amava vedere le persone toccarsi.
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Morire non è un dato di fatto. non è un dato e non è un fatto.
Semmai una data, una data in cui sei sfatto.
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Non si muore mai abbastanza. Tre miliardi di secondi di luce,
amore, odio...spazzati via in un attimo?
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La morte non può che essere un'esperienza meravigliosa, altrimenti
non ci lascerebbe tutti senza fiato.
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Parliamoci chiaro: i morti non sono brave persone. Freddi, distanti,
indifferenti. E poi: puzzano.
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L'idea che parlare della morte sia triste è di una idiozia assoluta,
se ne parli, sei vivo.
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