martedì 21 ottobre 2014

IL CULO DI MEDEA


Il culo di Medea è uno dei culi più belli che abbia mai visto.
Un grande culo può essere anche un gran bel culo.
Parlare dei suoi occhi sarebbe troppo facile, sono due
lanterne che irradiano malinconie gioiose e duettano con
il fuoco delle stelle. Ma il suo culo, signori miei, il suo culo
pastoso, burroso, caramelloso, appetitoso, cuscinoso, il
suo culo è di una vastità rassicurante, ti accende reconditi
desideri di ninna nanna, ti fa venire voglia di posarci sopra
il capo, e di inoltrarti nel mondo dei sogni cullato dalla sua
morbidezza. E se il mondo diventa crudele, freddo, aguzzo,
tagliente, solo il pensiero che ci sia un culo come quello di
Medea ti mette l'animo in pace. E lei se lo porta dietro con
l'orgoglio luciferino delle calabresi indomabili, ma anche con 
una sorta di timidezza dolente, e con un vanto tragico di
femminilità lievitata. Una bella pagnotta calda fasciata da
pantaloni quasi sempre neri. Un culo che ondeggia nel Creato
con abissale ironia, che non si lascia intimorire dai culi
delle Canalis di turno che sono assiomi di stitichezza,
di tutto rispetto, per carità. Ma il culo di Medea è il culo
dell'abbondanza, della fertilità e dell'agonia di ogni mediocrità.
Un culo perfetto. Perfetto come tutti gli organismi che
osano sfidare l'universo con la loro esuberanza. E se un
giorno il suo culo dovesse per un arcano maleficio farsi
piccolo piccolo allora quel giorno io smetterò di credere nella
Poesia. E mi farò stilita o pallido asceta e andrò nel deserto.     

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