venerdì 2 marzo 2012

OSHO E LE PECORELLE

Ho sempre avuto una forte diffidenza verso i "maestri spirituali".
Dopo avere visto il documentario del mio amico Silvano Agosti su Osho
la diffidenza è notevolmente aumentata. Lasciamo perdere
che questo guru spirituale andasse in Rolls Royce, non è questo
il punto, non mi disturba più di tanto, anche se avrei preferito una
Topolino amaranto. Quello che mi ha sconcertato è la parabola
del cucciolo di tigre allevato tra le pecore. Il tigrotto diventa vegetariano,
e si comporta come una pecora, è convinto di essere una pecora.
Poi un giorno una vecchia tigre lo porta vicino a uno specchio
d'acqua e gli rivela la sua natura, gli fa mangiare la carne, e il tigrotto
sente nascere in sé un ruggito liberatorio. Morale della favola?
Osho è la vecchia tigre e i suoi discepoli sono ancora i tigrotti che
si sentono pecorelle, che non sanno d'essere tigri e di avere dentro
un ruggito. Mah. Non ho mai avuto nulla contro le pecore. Anzi.
Una tigre che si mette a belare mi è simpatica, la trovo straordinaria. 
Andare contronatura è meraviglioso oltre che umano. In un'altra
scena del documentario Osho massaggia la fronte dei giovani con
un dito e questi in estasi arrivano a provare un orgasmo indotto.
Sono convinto che Osho non usasse solo il dito, ma il documentario
si ferma al dito. Anche i guru hanno le mutande. Forse fermarsi al
dito è sciocco, bisognerebbe guardare la luna che il dito indica.
Ma in questo caso la luna ha una faccia oscura che è meglio lasciare
perdere. Non voglio ridicolizzare tutti quei giovani che cercavano
una guida spirituale, ognuno cerca dove preferisce. Certo io non mi
farei mai massaggiare la fronte con un dito da un guru, preferisco
le tette di qualsiasi ragazza che incontro per strada. Sono dannatamente
normale, lo so. Meglio così. Comunque il documentario di Silvano
è istruttivo, la colonna sonora fa da contrappunto, se non sbaglio
sono i Goblin, quelli di Profondo Rosso, in effetti c'è qualcosa di
inquietante nelle immagini di tutti quei giovani seminudi che si lasciano
andare in danze mistiche ( e sono tutti antipaticamente magri, nemmeno
un ciccione), e mi è venuto naturale rivalutare la figura del bancario.
Un bel bancario cicciottello. Insomma, alle tigri di Osho preferisco
le pecore, e anche la categoria spirituale del "pecoreccio".
Un pernacchio, di quelli sonori alla Eduardo De Filippo, è sempre
pronto a risuonare nella mia mente quando vedo questi santoni.
Osho, per carità.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

qualcuno ha detto "Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci!"
Stasera comunque andrò a mangiare una tagliata di manzo in trattoria; per tagliare la testa al toro!

Tessitoria dell'Altrove ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Tessitoria dell'Altrove ha detto...

Cercando notizie sul documentario di Agosti, mi sono imbattuta in questo post che condivido. Ti giro quello che ho scritto io su Osho e dintorni.
http://tessitoria.blogspot.it/2013/01/citazioni-da-oshar-wilde.html