mercoledì 5 ottobre 2011

RITRATTO DI UN SALVATORE

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il mare e quei piedi che si immergono nella sabbia. La pelle, che sa di salsedine e sole, di Giuseppe e le sue dita nude che solcano quel pulviscolo dorato, incidendolo con arcani segni. La “fede del mare”, che si fa altare per le orazioni di un salvatore.
Giuseppe sogna, ma non è toccato dalla confusione. Davanti al mare non può esistere confusione e rumore, solo musica. E poi c’è anche “quando ti fa tribolare” il mare, però “se lo conosci non ti fa neanche paura”: sembra che Giuseppe abbia strappato il suo segreto al mare e che voglia consegnarcelo. Poiché l’unica cosa vera è l’Umiltà. Per amare il mare bisogna essere umili. E in cambio si ricevono i sogni.
E Giuseppe è uomo di un garbo antico, con quell’idea del lavoro “fatto bene”, che nonostante gli anni o la stanchezza, porta ad una propria interiore “gratificazione”.
Questi sono i regali ricevuti dal mare. Ma il dono più grande è la libertà. Giuseppe si sente libero. Di essere sé stesso, con i suoi sogni e i suoi amori, con il suo sguardo che scruta l’orizzonte, senza essere mai annoiato da quel moto perpetuo, da quell’incontenibile abissale grandezza, da quei colori mai riproducibili.
E poi c’è quell’idea di uguaglianza, che sembra parafrasare i versi famosi del principe De Curtis, perché al mare, come al cimitero, siamo tutti uguali, ma, aggiunge Giuseppe con sorriso sornione, “qui c’è un po’ più di allegria, si vede qualcosa di meglio”! E lui è un salvatore, ma sente di non fare nulla di straordinario.
E’ salvatore e ce l’ha su con Shelley. Ed è persona “naturale”, la sua leggerezza è tutta in quel non prendersi troppo sul serio. Le immagini finali sono stupende. Non solo per il tramonto strabiliante. Ma soprattutto perché è un tramonto fariniano: è la fotografa a colpire Farina prima del sole che va a morire nell’abisso. E’ l’umanità che interessa il regista-filosofo-poeta, perché il Creato esiste come dono alle Creature. Non avrebbe senso quel tramonto se non ci fosse lei a fotografarlo. Non avrebbe senso l’abisso, se Giuseppe non scrutasse l’orizzonte.
Io amo un mostro. Egli è tale perchè affascinato continuamente e senza mai requie dall'umanità. I mostri ritraggono i salvatori come le nuvole, perchè sulle nuvole abitano i pensieri di quegli uomini che destano la sua meraviglia.

rickyfarina ha detto...

è vero Medea quello che dici sul tramonto fariniano, attraverso di te conosco meglio me stesso, più a fondo, grazie.