sabato 29 ottobre 2011

RITRATTO DI UN ACCENDINO LESBICO

1 commento:

Anonimo ha detto...

"Esistono quelli che chiamiamo simulacri delle cose;
i quali, come membrane strappate dalla superficie delle cose,
volteggiano qua e là per l'aria; e sono essi stessi
che atterriscono gli animi, presentandosi a noi,
sia mentre vegliamo, sia nel sonno, quando spesso osserviamo
figure strane e spettri di gente che ha perduto la luce della vita,
i quali spesso, mentre languivamo addormentati, paurosamente
ci svegliarono": mi sono venuti in mente questi versi di Lucrezio. Il tipo era avanti: da un pò di tempo aveva già pronto un suo personalissimo punto di vista su "Ritratto di un accendino lesbico" di Ricky Aspotroff Farina. Quella polvere sullo specchio del cd è la presenza della morte e delle farfalle: la fiamma dell'accendino potrebbe incenerire il sole, se solo dio lo volesse.
E dio lo vuole, perchè è il dio dell'abisso. L'essenza dell'accendino lesbico fluttua tra volumi, caloriferi e porte. Chiuse. Ma non a chiave. Poi sparisce nelle trasparente e risalta nelle oscurità, per giungere alfine sulla fronte "sensibile" di dio, che, dopo averne capovolto il verso,la fa morire in una ragnatela di metallo. Con la parodo, inizia il sacrificio della Realtà che si immola alla MENTE del MOSTRO:"Prendete e mangiatene tutti".