Mi aggiro in me stesso, nel cerchio d'ombra
delle mie illusioni, a volte l'universo trova
rifugio tra queste macerie, uno specchio di
volti infranti è il pubblico non pagante del mio
oscuro peregrinare, la scia di una cometa
diventa il saluto delle tenebre, un addio di luce.
Ho imparato a trattarmi come un estraneo,
ho perso l'indirizzo di casa, e il numero di
telefono, il mio nome si è fuso nel magma
indistinto di un registro fluente, osservo le
mie ferite col distacco del martire, e questo
cuore che si agita nel petto è solo frastuono.
Potrei fare ginnastica in un cimitero, mi sento
felice, l'amore purificato dai residui umani mi
sostiene, vivo di questa aderenza al visibile,
non chiedo altro, sono un corpo trasparente
attraversato dai raggi del sole, ogni ricordo
si è tramutato in polvere, agisco nell'attimo.
La felicità delle ombre è lieve, e feroce.
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