Una poesia di Sergej Aleksandrovic Esenin, poeta russo
morto suicida a 30 anni nel 1925.
LA VACCA
Decrepita, sdentata,
la spirale degli anni sulle corna,
battuta dal pastore violento
nelle lontane praterie.
Cerca solitudine il suo cuore:
e i topi raspano negli angoli della stalla
mentre, con immensa tristezza, essa ricorda
il suo vitello dalle zampe bianche.
Hanno staccato il piccolo dalla madre,
le hanno tolto la gioia più dolce:
e sopra una pertica, vicino ai pioppi,
la povera pelle dondola al vento.
Presto nei campi di saggina
metteranno anche a lei un capestro,
la conduranno al macello
come fecero con suo figlio.
E le corna lunghe, nodose, dolenti,
s'infilzeranno nel suolo...
Ma adesso sogna boschi d'argento,
pascoli verdi e sereni.
(1915)
Prima di suicidarsi in una stanza dell'albergo
Angleterre a Leningrado la notte del 27 dicembre
1925 Esenin scrisse con il proprio sangue questi versi
d'addio, diretti all'amante Anatoli Marienhof.
Arrivederci, amico mio, arrivederci.
Tu sei qui, nel mio cuore.
Questa separazione voluta dal destino
ci promette un incontro futuro.
Arrivederci, senza strette di mano né parole.
E non piangere, non fare il viso triste.
In questo mondo non è cosa nuova morire,
ma neppure vivere è più nuovo.
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