mercoledì 10 agosto 2016

UNA DONNA CALABRESE

7 commenti:

rickyfarina ha detto...

MEDEA:
Il mare dentro. Un'ombra negli occhi. La donna calabrese è come le decomposizioni musicali di Ricky Farina. Lei stride, ma è. Si colora il volto per assecondare il vento. Si ferma davanti ad un cane meraviglioso, lo osserva, lo studia, poi vuole gli abbracci. Medea è un circo equestre: la sua casa scalmanata, il suo subbuglio, i suoi amori. Di amore gronda questo film: per la gratitudine al viaggio fatto, per i sorrisi, per i silenzi, per le immersioni nelle purezze di una ninfetta che ha nome Franceschina, nei labirinti di Carlo che non è mai assente; per la bounganville che è fiorita, una volta, dopo l'amore; per le fiumare finite in una ciabatta.
E' un film sui santi vecchi e sui bambini che inghirlandano le croci. E' un film sulle solitudini. E' un film sui muri fatti di crepe e sui boschi, ove gli alberi, pur colpiti dai fulmini, respirano e sono alcova di tanto tremore di terra. E' un film sui gatti randagi, unici compagni di notti indecifrabili. C'è la luna, c'è il cielo che rosseggia all'imbrunire. C'è Roberto e tutta la sua colossale leggerezza del verbo, e c'è la sua voce, che è la mia musica. C'è un bicchiere che precipita. Un cucchiaio sporco. E c'è Riccardo. Il "mio" Riccardo. L'uomo delle meraviglie. Dio. Di carne, di sangue e di pasticci. Di assaggini e di goduria. Ci sono le forme d'amore. Nessuna di esse presenta perimetro. E c'è, soprattutto, il verbo sentire. Ed è un verbo che ha dentro i sensi ed esula da essi, per divenire fiumara di Calabria che scorre tra le intercapedini di questa terra, ove regna l'oblio, ove un liquido nero squarcia le carni. Eppure arriva Dio. E quando Dio ha abbracciato, prima di andar via, la donna calabrese, è caduto giù un acquazzone, che ha nutrito i corsi d'acqua e ha, finalmente, dissetato gli oleandri rossi e i fichi d'india.
I padri avrebbero volentieri giocato con Dio e, con Dio, il padre mio avrebbe bevuto alla salute un buon bicchiere dell'adorata malvasia.
Il 29 maggio ho perso le chiavi di me stessa. Quando siete arrivati voi, ho capito che amo ancora. E a dismisura. Grazie, Riccardo. Per Te. E grazie a Roberto. Che, lo so, tornerà presto.

Unknown ha detto...

Prolassi... prolissi

Anonimo ha detto...

Il video è davvero bello, peccato sia troppo corto.
La donna calabrese è sempre in lotta con le etichette: da quelle dei vestiti a quelle della società, entrambe provocano un fastidioso prurito alla nostra pelle che è la 'scorza' che ricopre la nostra anima... a forza di grattare si provoca una fenditura dalla quale esce un fascio di luce abbagliante.
In questo la donna calabrese assomiglia molto alla donna veneta ;-))
In conclusione, una constatazione: i fratelli Farina hanno una bella voce.

Buona giornata a tutti/e.
Laura

Anonimo ha detto...

Guardando gli occhi di Medea mi è tornata in mente l'espressività carica di dramma di Anna Magnani. Lei che era l'antitesi delle fatalone artefatte, lei che rappresentava la donna vera, verace, il cui volto esprimeva la drammaticità della vita, delle emozioni importanti/reali e nel contempo una sensualità diretta e lampante non agghindata da moine leziose e mossettine studiate. Si ....direi un volto ed uno sguardo che nonostante la sua apparente tranquillità fa trapelare dolore e la ricerca, senza deviazioni e perdite di tempo in futilità, di sentimenti veri reali. Chicca

Unknown ha detto...

Cerca, e spera di non trovarli!...

Unknown ha detto...

https://youtu.be/0w4pBi0iXs8 1:14

Unknown ha detto...

Piuttosto che scoparmi Anna Magnani....ME LO FACCIO DARE NEL CULO PORCODDIO!