Conosco una donna, una donna che ama disperatamente,
follemente, con morbosa speranza, ama un uomo che ha
scelto di staccarsi, di liberarsi da questa morsa. Lei non
vuole cedere, non può cedere, la sua ossessione è uno
schianto di cuore, un colonna vertebrale di raggi cosmici,
un fiume in piena che straripa nelle tenebre, e fa di tutto
per non arrendersi all'evidenza, solo all'ignoto potrebbe
arrendersi, lui ha scelto l'addio, e lei si mangia questa
polpetta avvelenata e la vomita, non vuole l'addio-polpetta,
lei è fedele al suo padrone, è una cagna disperata, è
fedele all'uomo che ha saputo toccarla, amarla, e farla
sentire una femmina al calor bianco. Non c'è salvezza
per chi ama così, in questo modo mostruoso, nessuno
vuole essere amato in questo modo, lui no, comunque,
lui non vuole questa febbre, questo fuoco di sogni violenti.
Lui vuole pace, e lei è guerra. Ostinazione di cosce e
tremore di bocca. Piange e si umilia questa donna che
conosco. Arriva persino a offrire denaro, capite? Soldi,
moneta, carta in cambio di carne, è pronta a tutto, anche
al mercimonio: ogni volta che vieni da me, 50 euro.
La dignità sotto i tacchi a spillo, ma quanta femminilità
tragica in questo prostrarsi al suo idolo in fiamme...conosco
anche lui, lo capisco, capisco il suo bisogno di stare solo,
lontano dal tanfo della passione: sudore, sperma e tragedia.
Lui lo capisco, ma lei è sublime, sublime come tutte le donne folli,
come tutte le donne che si arrendono solo all'ignoto.
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