Vado in crisi, alcuni giorni vado in crisi. Mi chiedo che senso abbia
fare un video diario della mia vita. Sono così speciale? Perché la mia
vita dovrebbe interessare agli altri? Poi mi dico che sto raccontando
il mio sguardo, non la mia vita. Ma anche qui, che cosa ha di tanto
speciale il mio sguardo? Certo il mio punto di vista è unico, ma l'unicità
è di tutti. Che cosa c'è di speciale quindi in questo progetto?
Forse la tenacia? L'ostinazione? Il volere andare fino in fondo al
mio sguardo? Forse dovrei scrivere sceneggiature, cercare un
produttore, impegnarmi, prendere un sentiero che abbia uno sbocco
anche commerciale, forse...ma vince sempre la pigrizia, la vita è
così generosa, basta saperla ascoltare, e le sceneggiature passano
accanto, scampoli di dialogo tra passanti, sì, ma addirittura imbastire
un film su questo? Non ne ho voglia, quindi in questo è da ammettere
una mancanza di talento, ma allora in che cosa consiste il mio
talento supposto che un talento ci sia? Nel raccontarmi? Non è
forse una necessità piuttosto? Una terapia con effetti collaterali
malsani? Forse non riesco a smettere semplicemente perché sono
drogato di me stesso? Vivo nella costante allucinazione di me
stesso. La mia pigrizia che mi fa girare film in casa, la mia piccola,
immensa infermità. Forse faccio film perché non scopo. Ecco.
Se smettessi sono sicuro che scoperei. Ma non voglio smettere.
Una rinuncia, almeno una rinuncia. Per darmi un tono, per essere
un martire, un martire della mia polvere. E verrà il vento.
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