La perfezione è di questo mondo. Del tempo che passa.
Della giovinezza che esplode. Della bellezza che squarta. Della terra che ingoia.
Del grano che dorme. Degli alberi che si spogliano.
La perfezione è di questo mondo. Di Debora che accoglie. Di Debora con gli occhi assonnati.
Di Debora che scalda se stessa. Dei suoi capelli arruffati. Della sua pelle appena arrossata da
un novembre bugiardo. Del suo sorriso scintillante di pagliuzze dorate di saliva.
Dei suoi passi sul suolo umido. Ma, soprattutto, di quell'amore che ha dentro e che riempie di luce
le distrazioni di un poeta ammaliato: le foglie morte, un bambino e il suo cane, le corse giulive
di liceali che hanno bigiato la scuola, il culo di una ninfa che corre, la stanchezza di un uomo che siede,
la casualità di passi incrociati. Debora è bella. Riccardo la guarda, la canta e le restituisce
un profumo di libertà, con note speziate di malinconie e innocenze plurali, lievemente,adorabilmente,
vagamente sporcaccione. Delicatezza properziana, elegiaca. E turbamento di fiori notturni
e lune a metà (solo da immaginare. Per sbaglio).
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